condividi
stampa
  • facebook
  • twitter

exhibitMostre

Italia Cinquanta Moda e Design. Nascita di uno stile

map
Luogo
Palazzo Attems Petzenstein
room
Indirizzo
Piazza Edmondo De Amicis, 2 Gorizia
event
Date
Dal 22 marzo al 27 agosto 2023
person
Organizzatore
Regione Friuli Venezia Giulia. ERPAC - Ente Regionale per il Patrimonio Culturale della Regione Friuli Venezia Giulia. Servizio Ricerca, Musei e Archivi Storici
phone
Telefono
phone
Telefono
info
Descrizione
ITALIA CINQUANTA
Moda e design. Nascita di uno stile
Gorizia, Palazzo Attems Petzenstein
22 marzo – 27 agosto 2023

ORARI:
dal martedì alla domenica dalle 10 alle 18
Chiuso lunedì
Ogni prima domenica del mese ingresso gratuito

APERTURE STRAORDINARIE
MARTEDì 25 APRILE DALLE 10 ALLE 18
LUNEDì 1° MAGGIO DALLE 10 ALLE 18 - INGRESSO CON BIGLIETTO RIDOTTO
VENERDì 2 GIUGNO DALLE 10 ALLE 18

Mostra a cura di Carla Cerutti, Enrico Minio Capucci e Raffaella Sgubin

Ideata e promossa da ERPAC FVG (Ente Regionale per il Patrimonio Culturale del Friuli Venezia Giulia) – Museo della Moda e delle Arti applicate di Gorizia

Il mito dell’Italian Style prese corpo 70 anni fa, negli anni ’50, quando l’Italia, reduce dalle ferite della guerra, scelse di aggredire il futuro. Presto sarebbe arrivato il cosiddetto “Miracolo italiano”, con le sue grandezze e fragilità, ma quel mito non si è mai offuscato, qualificandosi progressivamente sino ad imporsi come il plus del nostro Paese nei settori più diversi.

Questa grande esposizione, curata da Carla Cerutti, Enrico Minio Capucci e Raffaella Sgubin, affiancati nel lavoro da un nutrito gruppo di importanti specialisti, rilegge quel momento storico alla luce di due specifiche componenti: la moda e il design, comprendendo in quest’ultimo anche la tradizione delle arti applicate, punto di forza della produzione italiana, più artigianale in epoche passate. A latere un terzo “fattore”, il cinema, che di quell’Italian Style fu un potentissimo mezzo di amplificazione planetaria.

La mostra “Italia Cinquanta. Moda e design. Nascita di uno stile” è promossa e organizzata da ERPAC FVG - Ente Regionale per il Patrimonio Culturale del Friuli Venezia Giulia, attraverso il suo Museo della Moda e delle Arti applicate di Gorizia. Si potrà ammirare nel sontuoso Palazzo Attems Petzenstein, nel cuore di Gorizia (futura Capitale europea della cultura insieme a Nova Gorica nel 2025) dal 21 marzo al 27 agosto 2023.

L’arco temporale preso in esame è idealmente quello che intercorre tra le elezioni del 18 aprile 1948 e le Olimpiadi di Roma del 1960, un periodo di rinascita economica e culturale, di grande fecondità sia dal punto di vista industriale che artistico e artigianale, momento aurorale del design italiano che sarebbe divenuto celebre come “Made in Italy”.

La sezione dedicata al design e alle arti applicate spazierà dai mobili alle lampade, dalle ceramiche ai vetri, dai metalli alle stoffe d’arredamento, ai tappeti e agli arazzi, scegliendo tra le eccellenze più esemplificative del periodo, sia dal punto di vista creativo che innovativo: i mobili disegnati da Franco Albini, Gio Ponti, Gastone Rinaldi, Carlo Mollino, Ico Parisi, Marco Zanuso, Vico Magistretti, Luigi Caccia Dominioni, realizzati da Poggi, Cassina, Fornasetti, Arflex, Azucena, Borsani, Fontana Arte, Rima, le lampade all’avanguardia di Gino Sarfatti, Angelo Lelii, Max Ingrand e dei fratelli Castiglioni, le ceramiche affidate alla produzione industriale da Guido Andlovitz, Antonia Campi, Giovanni Gariboldi, Piero Fornasetti, Ettore Sottsass e quelle più “di nicchia” create da Guido Gambone, Salvatore Meli, Pietro Melandri, Alessio Tasca, la San Polo o, ancora, quelle “d’autore” di Lucio Fontana, Fausto Melotti e Leoncillo Leonardi. La ricchissima e straordinaria produzione muranese verrà esemplificata attraverso il meglio della Venini & C. (Fulvio Bianconi e Paolo Venini), di Aureliano Toso (Dino Martens), di Barovier & Toso (Ercole Barovier), e di Archimede Seguso, oltre ai vetri sommersi di Flavio Poli per Seguso Vetri d’Arte e le preziose reazioni policrome di Giulio Radi. Completano il quadro innovativo dell’arredamento preziosi smalti di Paolo De Poli e dello Studio Del Campo, alcuni su disegno di Gio Ponti, argenti di Lino Sabattini e la nuova produzione industriale in acciaio di Sambonet e di Alessi. Non potevano mancare, a corredo di tutto ciò, stoffe, tappeti e arazzi: dalla rutilante fantasia di Piero Fornasetti ai bozzetti, ai tessuti e agli arazzi di Oscar e Fausto Saccorotti, Enrico Paulucci ed Emanuele Rambaldi per MITA, i cotoni stampati di JSA e della MTS, i tappeti “d’autore” del laboratorio di Renata Bonfanti. Contribuiscono a ricreare l’atmosfera degli anni del boom alcuni esempi iconici di design industriale, come il televisore orientabile Phonola 17/18 del 1956, l’orologio meccanico Cifra 5 di Solari e inoltre la macchina da scrivere Olivetti Lettera 22 del 1950 e la macchina da cucire Necchi Mirella del 1957, entrambe disegnate da Marcello Nizzoli e premiate con il Compasso d’Oro, il più autorevole premio mondiale di design, istituito nel 1954. A questo tema sarà dedicata una sezione della mostra.

Gli anni Cinquanta rappresentano anche per la moda un decennio di fondamentale importanza, tanto che al 1951 si fa risalire la nascita ufficiale della moda italiana, grazie all’iniziativa illuminata di Giovan Battista Giorgini, imprenditore che ebbe l’intuizione di riunire a Firenze i più importanti talenti creativi del momento, selezionati tra quelli che sceglievano di non ispirarsi alle tendenze provenienti da Parigi, che sin dal Settecento era considerata la patria della moda. Cominciava così la favolosa stagione della Sala Bianca di Palazzo Pitti, scenografia d’eccezione di sfilate che radunavano i compratori di tutto il mondo ponendo le basi del fenomeno dell’Italian Fashion. Sarà esposta una selezione dei più significativi modelli del periodo, abiti e accessori, tra i quali creazioni di Emilio Pucci, Emilio Schuberth, Roberto Capucci, Simonetta, Alberto Fabiani, Sorelle Fontana, Jole Veneziani, Gattinoni, Biki, Curiel, Marucelli, Gucci e Salvatore Ferragamo. Queste firme annoveravano tra la propria clientela le stelle del cinema hollywoodiano come Ava Gardner, Marilyn Monroe, Elizabeth Taylor, Esther Williams, oltre alle dive “nostrane” come Sophia Loren, Gina Lollobrigida ed Elsa Martinelli. Al termine del decennio aprirà il suo atelier Valentino, che impronterà del suo stile i decenni successivi.

Nella promozione della nascente moda italiana sul piano internazionale si miscelavano sapientemente ingredienti unici come il patrimonio culturale italiano, un’artigianalità di altissimo livello e la vetrina offerta dalle produzioni cinematografiche. Se le capitali nazionali della moda erano Roma, Firenze e Milano, a nordest si preparavano dei talenti creativi destinati a grandi successi. Il triestino Renato Balestra, nel periodo considerato, era un apprezzato disegnatore per Schuberth e le Sorelle Fontana, ma avrebbe aperto un proprio atelier alla fine del decennio; a Milano già operava Gigliola Curiel. Mila Schön e Ottavio Missoni, entrambi dalmati, si affacciavano sulla scena della moda proprio negli anni Cinquanta per trionfare nel decennio successivo.

La sezione Design e Arti Applicate ospiterà circa 150 pezzi, provenienti da collezioni pubbliche e private, sarà curata da Carla Cerutti, già co-curatrice con Raffaella Sgubin della mostra “Futurismo. Moda. Design” del 2009, e si avvarrà della consulenza scientifica dell’Associazione degli Archivi delle Arti Applicate Italiane del XX secolo.

La sezione Moda sarà curata da Enrico Minio Capucci e Raffaella Sgubin con la partnership della Fondazione Roberto Capucci e la collaborazione dell’Archivio della Moda italiana di Giovan Battista Giorgini e dello CSAC (Centro Studi e Archivio della Comunicazione) dell’Università di Parma. I capi in mostra arriveranno dalla Collezione Enrico Quinto e Paolo Tinarelli, dalla Fondazione Roberto Capucci e dagli archivi delle maison, come ad esempio il Museo Salvatore Ferragamo, l’Associazione Germana Marucelli, la Fondazione Micol Fontana, la Fondazione Archivio Emilio Pucci.

Biglietti d'ingresso:
Biglietto intero: 6 euro
Biglietto ridotto: 3 euro (ragazzi tra i 18 e i 25 anni; gruppi di almeno 10 persone; nuclei familiari con minorenni; soci Coop; soci Cec; soci FAI)

Ufficio Stampa della Mostra
Studio ESSECI, Sergio Campagnolo
www.studioesseci.net +39 049.6634999

roberta@studioesseci.net (rif. Roberta Barbaro)
Clicca per mostrare il resto

Sottsass/Spazzapan

map
Luogo
Galleria Regionale d’Arte contemporanea Luigi Spazzapan, Palazzo Torriani, Gradisca d’Isonzo (GO)
room
Indirizzo
Palazzo Torriani, Via Marziano Ciotti 51, Gradisca d'Isonzo
event
Date
Dal 16 dicembre 2022 al 30 aprile 2023
person
Organizzatore
Regione Friuli Venezia Giulia. ERPAC - Ente Regionale per il Patrimonio Culturale della Regione Friuli Venezia Giulia. Comune di Gradisca d’Isonzo. Fondazione Cassa di Risparmio di Gorizia.
phone
Telefono
info
Descrizione
SOTTSASS/SPAZZAPAN
16 dicembre 2022 – 30 aprile 2023

Galleria Regionale d’Arte contemporanea Luigi Spazzapan
via Marziano Ciotti, 51, Gradisca d’Isonzo


Mostra a cura di Lorenzo Michelli e Vanja Strukelj, promossa da ERPAC – Servizi Ricerca, Musei e Archivi Storici della Regione Friuli Venezia Giulia.

QUI GLI EVENTI COLLATERALI ALLA MOSTRA

ORARI:
Dal mercoledì alla domenica dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 19.
Chiuso lunedì e martedì
Ogni prima domenica del mese ingresso gratuito


APERTURE STRAORDINARIE
Martedì 25 aprile aprile dalle 10 alle 13 o dalle 15 alle 19

Per info: galleriaspazzapan@regione.fvg.it
Clicca per mostrare il resto

Animal Among Animals. Towards the world to come

map
Luogo
Galleria Regionale d'Arte contemporanea Luigi Spazzapan, Gradisca d'Isonzo
room
Indirizzo
Via Marziano Ciotti, 51 Gradisca d'Isonzo
event
Date
8 ottobre - 4 dicembre 2022
person
Organizzatore
Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia FVG. ERPAC – Ente Regionale per il Patrimonio Culturale del Friuli Venezia Giulia. On Art. Generali Italia, Agenzia Udine Duomo.
phone
Telefono
info
Descrizione
Da mercoledì a domenica: 10-13 / 15-19
lunedì e martedì: chiuso
Ogni prima domenica del mese ingresso gratuito

Per informazioni:
galleriaspazzapan@regione.fvg.it
+39 0481 960816

DAL 1° APRILE 2022, PER ACCEDERE A MUSEI, PARCHI ARCHEOLOGICI, MOSTRE, ARCHIVI, BIBLIOTECHE E ALTRI LUOGHI DELLA CULTURA NON SARÀ PIÙ NECESSARIO IL GREEN PASS RAFFORZATO, NÉ QUELLO BASE.
L'UTILIZZO DELLE MASCHERINE E' CONSIGLIATO.

BIGLIETTI D'INGRESSO
Biglietto intero: 3 euro
Biglietto ridotto: 2 euro (ragazzi tra i 18 e i 25 anni; gruppi di almeno 10 persone; nuclei familiari con minorenni; soci Icom; soci Coop; soci Cec).
Biglietto gratuito: insegnanti con scolaresche; accompagnatori turistici o guide; giornalisti; disabili e accompagnatori, adulti over 65 anni.


AAA ANIMAL AMONG ANIMALS
towards the world to come (ANIMALE TRA ANIMALI verso il mondo che verrà) è la mostra collettiva del metaprogetto RAVE East Village Artist Residency che aprirà sabato 8 ottobre alle 18.00 presso la Galleria Regionale d'Arte Contemporanea Luigi Spazzapan di Gradisca d’Isonzo, a cura di Gabi Scardi e in dialogo con il curatore del museo Lorenzo Michelli.

Artiste e artisti in mostra: Camilla Alberti, Luchezar Boyadjiev, Manuela Braunmüller, Emma Ciceri, Sarah Ciracì, Regina Josè Galindo, Igor Grubić, Yolande Harris, Patrick Lopez Jaimes, Elena Mazzi, Jo-Anne McArthur, Natalia Molebatsi, Liliana Moro, Adrian Paci, Isabella Pers, Tiziana Pers, Laura Pozzar, Nada Prlja, Caterina Shanta, Giuseppe Stampone / Dom Mimì, Marie Voignier. Progetti: MAC Milano Animal City, ANIMOT

Questo ultimo anno ha mostrato, come mai prima, le urgenze che il nostro tempo si trova a dover affrontare. La violenza del cambiamento climatico in atto ha posto la nostra specie innanzi alle proprie responsabilità, in primis verso le nuove generazioni e quelle che verranno, ma anche verso ogni abitante del pianeta, umano e non. In questo scenario la connessione con gli altri animali diventa centrale, e il tipo di relazione che vogliamo ridisegnare decreterà delle nostre sorti condivise.

Diventa importante adesso immaginare nuovi approcci postumani all’alterità rappresentata dagli animali e dagli ecosistemi nella loro interezza, per poter ripensare il nostro stesso stare al mondo e il rapporto con il resto dei viventi.

Si tratta di una situazione sconosciuta, che mette a nudo la nostra fragilità: specialmente in questo tempo, come specie colpita dalla pandemia, abbiamo esperito i limiti del nostro agire antropocentrico, e dobbiamo quindi guardare da nuove prospettive antispeciste per poter sperimentare differenti modalità di coesistenza, verso un futuro possibile.

Anche il momento del pasto, centrale nella ritualità di ogni popolo, può essere investito di una nuova convivialità di coesistenza, dove il dolore animale è assente e il nostro impatto sul pianeta e sui suoi ecosistemi può farsi più lieve. Molti studi scientifici hanno infatti evidenziato come il consumo di carne e in generale di cibi di derivazione animale abbia un violentissimo impatto ambientale e costituisca una delle prime cause di cambiamento climatico.

Le primavera e l'estate 2022 sono state caratterizzate da una siccità che ha trovato impreparata ogni forma di vita, che ha asciugato o violentemente ridotto l'acqua dei fiumi fino a lasciare i pesci intrappolati nelle secche. La stessa siccità ha arso prati e boschi che, nella regione Friuli Venezia Giulia in particolare, sono stati teatro di devastanti incendi, le cui fiamme sono giunte fino a pochi chilometri da Gradisca. In questi roghi moltissime piante e un numero spaventoso di animali hanno perso la vita, insieme a una donna, mentre agiva per bloccare il fronte di un nuovo fuoco.

L’arte, in questo presente instabile ha molto da poter offrire, proprio per la sua capacità di immaginare scenari altri, intraprendere percorsi sconosciuti attraversati da pensieri audaci, aprendo soglie che non sono ancora state varcate. Per modificare il reale è necessario un gesto concreto, e ciascun individuo può provare a mutare il proprio quotidiano, in direzione di una salvezza ancora attuabile. Se, da un lato, quindi, ogni pensiero rivoluzionario costituisce un peso importante per il proprio tempo, dall’altro è necessario guardare oltre ogni schema, rompere i preconcetti verso un futuro da costruire, al di là delle barriere geografiche, culturali, etniche, di genere, di classe e di specie.

È importante cioè provare a guardare ‘più in alto e più lontano’ (Norberto Bobbio), con la leggerezza di chi è in grado di librarsi oltre la propria contemporaneità.

Animal Among Animals porta come acronimo AAA. Le tre A vengono abitualmente impiegate per richiamare l’attenzione su un dato annuncio. Oggi più che mai, nell’epoca della velocità fluida della rete, è necessario far salire nel nostro schema di priorità delle reali ipotesi di coesistenza, dei concreti mutamenti nei nostri immaginari liquidi.

L’arte avrà il compito di anticipare le urgenze del nostro tempo, in particolar modo ragionando sulle vicende in cui tutto è interconnesso, ogni vita è legata ad altre vite, temi, istanze, liberazioni, a nuovi sguardi che appartengono a ciascuna e ciascuno di noi.

La mostra vedrà il coinvolgimento del collettivo I Cinque Soli, che svilupperà un progetto di comunicazione e realizzerà un video documentativo dell’esposizione.

Durante l’esposizione prenderanno vita due laboratori didattici rivolti ai bambini.

La mostra legata al metaprogetto RAVE East Village Artist Residency, che ha da poco compiuto dieci anni, si inserisce nel programma dedicato dalla galleria alle ricorrenze delle principali realtà regionali che si occupano in Friuli Venezia Giulia di sperimentazione e di ricerca nel settore delle arti visive.

RAVE è un meta-progetto che dal 2011 apre la discussione sul ruolo dell'arte contemporanea nei confronti dell'alterità animale e sulla necessità di ripensarsi in una prospettiva biocentrica ed antispecista.

Promuove la ricerca artistica e il dialogo interdisciplinare nel borgo storico di Soleschiano (Manzano, Ud), in un luogo dove crescono alberi salvati dall’abbattimento e vivono animali che Tiziana Pers ha salvato dal macello tramite la sua pratica Art_History.

In più di 10 anni RAVE ha coinvolto rilevanti figure del panorama artistico nella realizzazione di nuovi progetti con tale inedito approccio.

È un momento esperienziale collettivo che si interfaccia costantemente con il dato reale, in cui la condivisione di spazio e tempo con il contesto, gli incontri tra animali umani e non umani, tra le sensibilità individuali e i dialoghi interdisciplinari, tra il processo di ricerca degli artisti e gli sguardi dell’assolutamente altro, danno vita a una pluralità di visioni nuove e sperimentali, dove la vita, ogni vita, viene posta al centro.

L'esposizione è realizzata con il contributo della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia FVG in collaborazione con ERPAC – Ente Regionale per il Patrimonio Culturale del Friuli Venezia Giulia, con il supporto di On Art e il sostegno tecnico di Generali Italia, Agenzia Udine Duomo.

#IOSONOFRIULIVENEZIAGIULIA

RAVE è realizzato in partnership con: Comune di Trivignano Udinese, Comune di Manzano, Trieste Contemporanea, Vigne Museum, ArtEventi, L’Officina, ALL/Università di Udine, Musiz Foundation, Agriturismo Al Rol dei Conti di Maniago, NAHR Nature, Art & Habitat Residency. Main partner Vulcano Agency.
Clicca per mostrare il resto

Dora Bassi. Immagini e parole

map
Luogo
Galleria Regionale d’Arte contemporanea Luigi Spazzapan, Palazzo Torriani, Gradisca d’Isonzo (GO)
room
Indirizzo
Palazzo Torriani, Via Marziano Ciotti 51, Gradisca d'Isonzo
event
Date
Dal 1° ottobre al 4 dicembre
person
Organizzatore
Regione Friuli Venezia Giulia. ERPAC - Ente Regionale per il Patrimonio Culturale della Regione Friuli Venezia Giulia. Comune di Gradisca d’Isonzo. Fondazione Cassa di Risparmio di Gorizia.
phone
Telefono
info
Descrizione
ORARI:
dal mercoledì alla domenica dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 15.00 alle 19.00
Chiuso lunedì e martedì
Ogni prima domenica del mese ingresso gratuito

Per informazioni:
galleriaspazzapan@regione.fvg.it
+39 0481 960816

DAL 1° APRILE 2022, PER ACCEDERE A MUSEI, PARCHI ARCHEOLOGICI, MOSTRE, ARCHIVI, BIBLIOTECHE E ALTRI LUOGHI DELLA CULTURA NON SARÀ PIÙ NECESSARIO IL GREEN PASS RAFFORZATO, NÉ QUELLO BASE.
L'UTILIZZO DELLE MASCHERINE E' CONSIGLIATO.

BIGLIETTI D'INGRESSO
Biglietto intero: 3 euro
Biglietto ridotto: 2 euro (ragazzi tra i 18 e i 25 anni; gruppi di almeno 10 persone; nuclei familiari con minorenni; soci Icom; soci Coop; soci Cec).
Biglietto gratuito: insegnanti con scolaresche; accompagnatori turistici o guide; giornalisti; adulti over 65; disabili e accompagnatori.


DESCRIZIONE
Dal 1° ottobre al 4 dicembre

Promossa e organizzata da ERPAC FVG - Ente Regionale Patrimonio Culturale del Friuli Venezia Giulia, la mostra è un omaggio a un’artista di ricerca, testimone e protagonista dell'arte del Novecento, antesignana di una professione che poche donne avevano intrapreso, soprattutto nell’Italia degli anni Cinquanta.

Nata a Feltre nel 1921, dopo gli studi classici a Gorizia e su consiglio della madre, Dora Bassi si iscrive alla Scuola del nudo dell'Accademia di Firenze e poi all'Accademia di Venezia, dove si diploma nel 1943.

Negli anni Cinquanta aderisce al gruppo friulano neorealista di Zigaina, Anzil, Canci Magnano, Altieri e altri artisti, ma su un proprio tracciato di lavoro e ispirazione. Riesce a ricavarsi un proprio spazio e una propria autonomia realizzando opere immuni da qualsiasi enfatizzazione. La sua è una pittura corposa, compatta, l’impianto compositivo ben strutturato, le sagome dei suoi contadini sono massicce ma già pronte a sfaldarsi ed esplodere nell’esperienza informale degli anni successivi. Si affaccia proprio in quel momento un istinto di fuga dalle correnti artistiche contemporanee, che si perpetuerà lungo tutta la sua vita, rendendola libera da qualsiasi categorizzazione.

La continua tensione intellettuale induce Dora Bassi a riprendere gli studi universitari negli anni Sessanta e, parallelamente, a iniziare la sua avventura con la scultura, dapprima come ceramista/modellista, poi come scultrice. Lavora molto sulla figura umana, dando forma espressiva al segreto che ogni corpo porta con sé in rapporto con lo spazio. Passa dalla piccola e media dimensione con la ceramica alla grande dimensione, con opere in bronzo e alle fusioni d'acciaio.

Nel 1971 viene chiamata da Dino Basaldella come sua assistente alla cattedra di scultura. Sono anni molto intensi: insegna e impara a saldare, a impostare da sola le fusioni, usare le frese, i dischi.

Avvia con Davide Boriani, designer del gruppo T, una ricerca sulla funzione della scultura negli spazi urbani, gioca con le proiezioni ottiche, crea sculture e oggetti della visione dove contamina antico e moderno, scultura e pittura, elabora strutture specchianti minimaliste. Viene inserita nel gruppo Grande et Jeunes ed espone per tre anni al Grand Palais di Parigi con i maggiori artisti europei. Incrocia le avanguardie culturali del femminismo, presiede il DARS di Udine, un’associazione di donne artiste per diversi anni, si interessa e scrive di donne artiste come Frida Kahlo, Louise Bourgeois, Georgia O'Keeffe, Charlotte Salomon e scopre la scrittura.

La produzione scritta dell’artista, dagli anni Ottanta in poi, è stata davvero copiosa ed è andata di pari passo con l’attività pittorica e scultorea, in alcuni momenti ne ha preso addirittura il sopravvento. Articoli, interventi, conferenze, lezioni, studi, fino ai due romanzi L’amore quotidiano del 1998 e il postumo Una notte in fondo al cielo, pubblicato nel 2021 in occasione del centenario dalla nascita, mettono in evidenza l’amore dell’artista per la parola scritta: “Composi come facevo in pittura, in scultura. Per masse, per luci, per piani”, rispose al suo editore quando le chiese che relazione ci fosse tra la pittura e la scultura.

La mostra si pone di tracciare, attraverso opere chiave, questo duplice aspetto del suo lavoro: l’immagine e la parola, la pittura e la scrittura che s’intrecciano e diventano memoria; dove la pittura non arriva a esprimere completamente il pensiero, c’è la scrittura che viene in soccorso.

Proprio grazie alla parola, Dora Bassi ricostruisce il rapporto con la madre, l’esistenza vissuta, le esperienze, gli incontri. Un vero e proprio viaggio dentro di sé, che riporta alla luce ricordi e lontane emozioni.

Le opere nate tra la fine degli anni Ottanta e la metà degli anni Novanta qui esposte raccontano proprio di questo rapporto speciale instaurato con l’immagine e la parola, tra arte figurativa e letteratura, relazione tradotta, negli ultimi anni, in bellissimi cicli pittorici come La leggenda d’oro, che attinge alla leggenda di Sant’Orsola e alla tradizione pittorica del Carpaccio.

Apre il percorso espositivo una selezione di dipinti e sculture che documenta il percorso artistico di Dora Bassi, dagli anni del neorealismo e dell’informale al periodo milanese, introducendoci nel mondo di un’artista del Novecento, come amava definirsi.
Clicca per mostrare il resto

Riflessi. Autoritratti nello specchio della storia

map
Luogo
Palazzo Attems Petzenstein
room
Indirizzo
Piazza Edmondo De Amicis, 2 Gorizia
event
Date
Dal 28 maggio al 2 ottobre 2022
person
Organizzatore
Regione Friuli Venezia Giulia. Erpac FVG. Ponte Organisation fuer kulturelles Management GmbH.
phone
Telefono
phone
Telefono
info
Descrizione
ORARI:
dal martedì alla domenica dalle 10.00 alle 18.00
Chiuso lunedì
Ogni prima domenica del mese ingresso gratuito

DAL 29 SETTEMBRE AL 2 OTTOBRE IN OCCASIONE DELLA MANIFESTAZIONE "GUSTI DI FRONTIERA", ALLE ORE 16 VISITA GUIDATA GRATUITA ALLA MOSTRA. INGRESSO GRATUITO.

Per informazioni:
musei.erpac@regione.fvg.it
+39 0481 385335


DAL 1° APRILE 2022, PER ACCEDERE A MUSEI, PARCHI ARCHEOLOGICI, MOSTRE, ARCHIVI, BIBLIOTECHE E ALTRI LUOGHI DELLA CULTURA NON SARÀ PIÙ NECESSARIO IL GREEN PASS RAFFORZATO, NÉ QUELLO BASE.
L'UTILIZZO DELLE MASCHERINE E' CONSIGLIATO.


BIGLIETTI D'INGRESSO
Biglietto intero: 6 euro
Biglietto ridotto: 3 euro (ragazzi tra i 18 e i 25 anni; gruppi di almeno 10 persone; nuclei familiari con minorenni; soci Icom; soci Coop; soci Cec).
Biglietto gratuito: insegnanti con scolaresche; accompagnatori turistici o guide; giornalisti; disabili e accompagnatori.
Biglietto scolaresche senza visita guidata: 1 euro a persona (insegnanti accompagnatori ingresso gratuito)
Biglietto scolaresche con visita guidata: 3 euro a persona (insegnanti accompagnatori ingresso gratuito)

Per chi volesse visitare anche i musei a Borgo Castello, sede del Museo della Grande Guerra e della Moda, ed eventuali mostre in corso, è possibile acquistare un unico biglietto cumulativo: intero 7 euro, ridotto 4 euro.


Dal 28 maggio al 2 ottobre 2022 Palazzo Attems Petzenstein a Gorizia presenta la mostra Riflessi. Autoritratti nello specchio della storia, un progetto espositivo a cura di Johannes Ramharter e Raffaella Sgubin con la collaborazione di Lorenzo Michelli e Vanja Strukelj, composto da quasi settanta opere, di cui la maggior parte provenienti da prestigiose istituzioni austriache, dedicate al ritratto e all’autoritratto nella pittura, dalla metà del Cinquecento al contemporaneo.
La mostra si inserisce nel più ampio progetto espositivo ­focalizzato sul tema dell'autoritratto e del ritratto d'artista promosso e sviluppato da ERPAC sul territorio del Friuli Venezia Giulia: a Trieste (Magazzino delle Idee) con la mostra fotografica Io, lei, l’altra. Ritratti e autoritratti fotografici di donne artiste, a Gradisca d’Isonzo (Galleria Regionale d’arte contemporanea Luigi Spazzapan) con la mostra di fotografia e opere site specific Artista+artista. Visioni contemporanee e ora con la mostra di Gorizia Riflessi. Autoritratti nello specchio della storia, cui si aggiungerà nel mese di giugno, al Museo Revoltella di Trieste, Attraverso il volto, una selezione della prestigiosa collezione di autoritratti del museo.

Le quattro mostre, complessivamente, intendono interrogare gli artisti, protagonisti dell’arte, cercando di dare voce alle loro ambizioni, alle loro illusioni, alle loro tragiche sconfitte: vogliono guardare l’“Artista” con gli occhi degli “artisti”, coglierne l’immagine, nella sua dimensione “mitica”, attraverso la sua proiezione in ritratti e autoritratti. Un racconto sfaccettato, che si snoda in differenti capitoli, mettendo a fuoco di volta in volta le tante possibili prospettive che il tema della auto-rappresentazione finisce per intercettare.

Di questo progetto, la mostra Riflessi. Autoritratti nello specchio della storia rappresenta la necessaria premessa introduttiva. Le quasi settanta opere in mostra, per la gran parte arrivate a Gorizia da prestigiosi musei austriaci, come il Belvedere di Vienna, delineano un percorso in otto sezioni, che si sviluppa su un arco cronologico che va dalla metà Cinquecento al contemporaneo. Proprio questa prospettiva storica ad ampio raggio consente di mettere in luce la forza di modelli iconografici che vengono riproposti nei secoli, ma anche le profonde trasformazioni che si celano dietro, a volte, anche piccole varianti.

Il percorso espositivo
Le prime stanze della mostra inquadrano il tema dell’autoritratto in differenti contesti storico culturali, segnalando al visitatore lo strettissimo legame che il ritratto d’artista ha con il dibattito teorico sulle arti, la storiografia, il collezionismo, l’istituzione accademica, in un processo che vede quest’ultimo progressivamente emanciparsi dal ruolo di artigiano e affermarsi come intellettuale, uomo di corte, gentiluomo. L’atelier, lo studio, lo spazio del lavoro, tema della terza “tappa”, si conferma teatro di una messa in scena, in cui si mettono in gioco di volta in volta il prestigio dell’arte, il rapporto con la committenza o il nuovo pubblico borghese, la stessa concezione della pittura e della scultura. Con la sezione dedicata all’Osservatore, si entra nel vivo del “dispositivo” dell’autoritratto, in cui il gioco degli sguardi diventa centrale: quello del pittore che si guarda allo specchio, del “ritrattato” che guarda lo spettatore o altrove, in un complesso e ambiguo meccanismo che pone al centro la stessa questione della “visione”. Lo splendido autoritratto di Federico Barocci (1600 ca), con il volto in primissimo piano e lo sguardo fisso sull’interlocutore, si conferma un modello di riferimento di grande forza ed efficacia.

Vero cuore della mostra è la parte dedicata all’Autoritratto come autorappresentazione con una serie di straordinari capolavori, primo fra tutti l’Autoritratto di Goya del Belvedere, in cui il pittore spagnolo si ritrae con il cilindro “borghese” e una forte caratterizzazione espressiva, rifuggendo ogni idealizzazione. Accanto alle splendide e imponenti tele di Franz Anton Maulbertsch e Carl Peter Goebel il Vecchio, in cui la rappresentazione è ancora legata al modello del “gentiluomo di corte”, l’Autoritratto (1828) di Ferdinand Georg Waldmüller, che non a caso è stato scelto come immagine guida della mostra, dialoga perfettamente con l’Autoritratto con il fratello Francesco di Giuseppe Tominz, una delle opere più significative conservate nella Pinacoteca dei Musei Provinciali di Gorizia.

La mostra diventa anche l’occasione per mettere in luce gli strettissimi legami della cultura visiva del territorio del Friuli Venezia Giulia con gli esiti della ricerca austriaca e viennese, con relazioni e scambi che si intensificano nei primi decenni del Novecento e vanno ben al di là della caduta dell’impero austro-ungarico. Ne è esempio la formazione viennese di Timmel, qui presente con un autoritratto del 1910 proveniente dal Museo Revoltella di Trieste, la cui inquieta pittura trova significative connessioni con quella di Richard Gerstl, di cui l’intenso Autoritratto (1906-7) è una magnifica testimonianza.

A manifestare la crisi profonda che investe l’individuo, e allo stesso tempo il ruolo stesso dell’artista nel Novecento, sono gli autoritratti di Kolo Moser e Max Oppenheimer che espongono il corpo, ieratico o sofferente, riprendendo a modello Dürer, fonte anche dell’opera di Arturo Nathan.

La generazione di artisti triestini che opera nei primi decenni del secolo, fortemente marcata dall’interesse per la psicanalisi, guarda infatti la cultura viennese fino a tutti gli anni Trenta. In questo clima il tema del travestimento diventa centrale: Maschere (1930) di Cesare Sofianopulo interpreta quasi come un manifesto tale scomposizione caleidoscopica dell’identità. La sezione dedicata a questo aspetto offre una casistica interessante dell’attitudine degli artisti a interpretare ruoli “teatrali” differenti, dal pellegrino al calzolaio, fino al clown, giocando progressivamente nel Novecento sul ribaltamento dei ruoli e sull’ambiguità. Maestra di questo continuo gioco del travestimento, Leonor Fini, così come appare nel suo dipinto del 1968, sembra instaurare un provocatorio dialogo con la foto di Andy Warhol scattata da Cristopher Makos, in cui ad essere esplicito è proprio il tema dell’identità sessuale.

Ma gli artisti si raffigurano spesso anche in famiglia o in ritratti di gruppo, e queste rappresentazioni, al di là della loro carica affettiva, parlano di una rete di rapporti artistici e intellettuali. La sala dedicata ad Anton Zoran Mušič, con gli autoritratti dell’artista accanto a quelli del suocero Guido Cadorin e della moglie Ida Barbarigo, vuole far riflettere il visitatore sulla ricchezza di questi interscambi, ma soprattutto proiettarlo nel progetto futuro di Gorizia/Nova Gorica 2025.

Il percorso si chiude con un dipinto di forte impatto, Imperial Elke (1999) di Elke Krystufek, in cui l’artista viennese si ritrae nuda mentre si osserva allo specchio scattando una foto con il cellulare: un quadro che apre a urgenti e stimolanti riflessioni.

Un racconto, quello presentato nella mostra, e sviluppato nel progetto di ERPAC sulle tre sedi espositive, che intende sollecitare nel visitatore interrogativi, mettere in guardia dalle insidie degli stereotipi, in un continuo rapporto tra passato e presente, tra la storia e la contemporaneità. Perché è lo stesso “dispositivo” dell’autoritratto, nel suo gioco di specchi e di sguardi, che costringe lo spettatore ad andare al di là della superficie dell’immagine e a coglierne la stratificata complessità.
Clicca per mostrare il resto

Artista + Artista. Visioni contemporanee

map
Luogo
Galleria Regionale d’Arte contemporanea Luigi Spazzapan, Palazzo Torriani, Gradisca d’Isonzo (GO)
room
Indirizzo
Palazzo Torriani, Via Marziano Ciotti 51, Gradisca d'Isonzo
event
Date
Dal 14 maggio al 25 settembre 2022
person
Organizzatore
Regione Friuli Venezia Giulia. ERPAC - Ente Regionale per il Patrimonio Culturale della Regione Friuli Venezia Giulia. Comune di Gradisca d’Isonzo. Fondazione Cassa di Risparmio di Gorizia.
phone
Telefono
info
Descrizione
ORARI:
dal mercoledì alla domenica dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 15.00 alle 19.00
Chiuso lunedì e martedì
Ogni prima domenica del mese ingresso gratuito

APERTURE STRAORDINARIE

MARTEDì 1° NOVEMBRE DALLE 10 ALLE 18

Per informazioni:
galleriaspazzapan@regione.fvg.it
+39 0481 960816

DAL 1° APRILE 2022, PER ACCEDERE A MUSEI, PARCHI ARCHEOLOGICI, MOSTRE, ARCHIVI, BIBLIOTECHE E ALTRI LUOGHI DELLA CULTURA NON SARÀ PIÙ NECESSARIO IL GREEN PASS RAFFORZATO, NÉ QUELLO BASE.
L'UTILIZZO DELLE MASCHERINE E' CONSIGLIATO.

BIGLIETTI D'INGRESSO
Biglietto intero: 3 euro
Biglietto ridotto: 2 euro (ragazzi tra i 18 e i 25 anni; gruppi di almeno 10 persone; nuclei familiari con minorenni; soci Icom; soci Coop; soci Cec).
Biglietto gratuito: insegnanti con scolaresche; accompagnatori turistici o guide; giornalisti; disabili e accompagnatori.


Dal 14 maggio al 25 settembre 2022, la Galleria Regionale d’Arte contemporanea Luigi Spazzapan di Gradisca d’Isonzo presenta la mostra Artista + Artista. Visioni contemporanee, curata da Lorenzo Michelli e organizzata da ERPAC FVG – Ente Regionale per il Patrimonio Culturale del Friuli Venezia Giulia.

La mostra si inserisce nel più ampio progetto espositivo dedicato al tema dell'autoritratto e del ritratto d'artista, promosso e sviluppato da ERPAC in questi mesi su tre sedi espositive: al Magazzino delle Idee di Trieste (Io, lei, l’altra. Ritratti e autoritratti fotografici di donne artiste), a Palazzo Attems Petzenstein di Gorizia (Riflessi. Autoritratti nello specchio della storia) e alla Galleria Spazzapan di Gradisca d'Isonzo.

Un’iniziativa congiunta, a cui la Galleria Spazzapan ha aderito attivamente, in quanto in linea con alcuni dei suoi principali obiettivi finalizzati alla mappatura e alla catalogazione della produzione artistica contemporanea del Friuli Venezia Giulia, nonché alla sua valorizzazione e promozione. È proprio nei momenti di crisi, come quello attuale, che le riflessioni e le domande sul ruolo dell’arte si fanno più urgenti: quali sono le sue potenzialità, la sua forza, i suoi limiti, il suo territorio d’azione e quale dev’essere il ruolo dell’artista visivo nelle fasi storiche in cui ogni certezza sembra venire meno. Il progetto espositivo di ERPAC vuole dare una risposta a questi interrogativi, cercando di dare voce agli artisti, alle loro ambizioni, alle loro illusioni e alle loro tragiche sconfitte, guardando l’Artista con gli occhi degli Artisti.

In questo contesto la mostra "Artista + artista" vuole offrire una sua interpretazione e una visione del tema del ritratto, genere artistico da sempre frequentatissimo, che conduce ad altri due temi: quello dell'identificazione dell'uomo e dell'artista – delle motivazioni che lo spingono a operare, a trasmettere pensieri, idee e suggestioni – e quello del rapporto con l'osservatore, il pubblico.

Il percorso espositivo
Il percorso espositivo si sviluppa in due sezioni distinte: una prima parte è dedicata alla fotografia storico-documentativa, in cui una selezione di tre collezioni fotografiche mettono luce sul ritratto di artisti dell’avanguardia contemporanea con ottiche e finalità differenti, dal ritratto d’autore al reportage. Sono gli scatti provenienti dagli archivi fotografici di Maurizio Frullani, Branko Lenart e Mario Sillani Djerrahian.

Una seconda sezione della mostra è dedicata alle opere d’arte contemporanea create appositamente dagli artisti invitati a partecipare al progetto. L’artista in questa sezione della mostra diventa più simile a un enigmista che opera per frammenti, segni e oggetti, che prendono forma attraverso la pittura, la fotografia, le installazioni. Da qui l'idea che il percorso espositivo sia una sorta di mappa ricca di indizi attraverso i quali cogliere il significato dell'opera e della mostra nel suo insieme.

La sezione fotografica storico/documentativa
Sono tre i gruppi di fotografie che testimoniano la sezione fotografica dedicata ai ritratti di artisti. Il primo è quello di Maurizio Frullani, autore dell'archivio fotografico a tutt’oggi più completo, dedicato agli artisti attivi negli ultimi decenni in Friuli Venezia Giulia. Dalla fine degli anni Settanta fino a pochi mesi prima della sua scomparsa (avvenuta nel 2015), Frullani ha voluto dare testimonianza dei più interessanti intellettuali e artisti del Friuli Venezia Giulia e dell’area mitteleuropea, fotografandoli nei loro atelier, ma anche in ambientazioni che dialogano con le diverse personalità da lui ritratte. Si tratta quindi di ritratti in posa, minuziosamente studiati, in cui è riconoscibile la grande tradizione del ritratto pittorico.

Più vicino al reportage, invece, è il lavoro di Branko Lenart, artista nato in Slovenia e operativo successivamente soprattutto a Graz. All'artista è stato chiesto il prestito di una serie fotografica composta di 24 ritratti dei massimi rappresentanti della fotografia: da Luigi Ghirri a Helmut Newton, da Ansel Adams a Nan Goldin, da André Kertész a William Eggleston. Una panoramica di volti che appartengono alla storia dell'arte fotografica, veri e propri mostri sacri visti con l'occhio di Branko Lenart, assiduo frequentatore degli appuntamenti internazionali di fotografia, tra cui Les Rencontres d'Arles, il primo festival mondiale tutto dedicato a questa espressione artistica.

Anche il lavoro di Mario Sillani Djerrahian documenta i protagonisti della grande arte, con una serie di reportage eseguiti alla Biennale di Venezia. Nelle sue istantanee c'è sempre uno sguardo concettuale, talvolta espresso avvicinando alle figure elementi architettonici in primo piano o puntando più sull'asimmetria che sulla centralità dello scatto fotografico. Le sue fotografie illuminano così una sorta di dietro le quinte della grande kermesse veneziana, frequentata dai protagonisti di quegli anni di potente neoavanguardia, delle grandi contestazioni che avevano l'obiettivo di modificare statuti, modalità, finalità del fare arte. Dietro quello che potrebbe apparire un semplice reportage, alla ricerca dei volti dei grandi attori della scena artistica contemporanea (da Vedova a Beuys, da Marina Abramovic a Mario Merz), si scorge così lo sguardo critico di un artista concettuale che, proprio a partire da quegli anni, ha impostato la sua ricerca sui limiti e le modalità del mezzo fotografico.

Gli interventi site specific
La mostra è stata preceduta da un simposio con artisti legati al Friuli Venezia Giulia, invitati a dare il proprio contributo al risultato finale del progetto: Matteo Attruia, Michele Bazzana, Thomas Braida, Annibel Cunoldi Attems, Luciano de Gironcoli, Franco Dugo, Roberto Kusterle, Alessandra Lazzaris, Maria Elisabetta Novello, Paola Pisani, Anna Pontel, Mario Sillani Djerrahian, Michele Tajariol, Giorgio Valvassori, Aleksander Veliscek.

L’esposizione è dunque il risultato di una serie di incontri tra gli artisti e i curatori, volti a sviluppare i temi sottesi al concetto di autoritratto e al ritratto d'artista, in un’ottica generale che vede l'artista coinvolto nel progetto complessivo, in una relazione estesa con gli altri partecipanti e i promotori. In questa sezione il tema dell'autoritratto nell'arte contemporanea è stato sviluppato da ogni artista al di là delle preoccupazioni rappresentative. La figurazione, il riconoscere figure, è solo uno dei modi in cui può esserci trasmesso il messaggio artistico.

Il percorso espositivo di questa sezione sviluppa temi legati all'identità e alla sparizione, al non-sense e all'impossibilità di rappresentare e conoscere, oltre a quelli legati alla specificità del medium fotografico, al sistema dell'arte o alle ricognizioni sulla ricerca nelle arti visive in genere. Vi sono ritratti tendenti alla dissolvenza, all'occlusione dello sguardo o frammenti di vita privata alla ricerca di una nuova relazione extra-quotidiana e artistica; c'è chi oltrepassa il volto per unirsi simbioticamente con il paesaggio, vera rappresentazione del sé; c'è chi desidera fissare stravaganti mascheramenti per sottolineare componenti esotiche, altre, lontane.

Una riflessione non solo su ciò che l'artista ci offre, ma anche su chi si cela dietro l'opera, quindi chi è l'artista, in un gioco immediato di rimandi, di identificazioni, di riconoscimenti, in una nuova sala di specchi.

Facebook: @galleriaspazzapan | Instagram: @galleriaspazzapan
Clicca per mostrare il resto

Kusterle, Compendium

map
Luogo
Palazzo Attems Petzenstein
room
Indirizzo
Piazza Edmondo De Amicis, 2 Gorizia
event
Date
Dal 30 aprile al 13 novembre 2022
person
Organizzatore
Regione Friuli Venezia Giulia. Erpac FVG. CRAF - Centro di ricerca e archiviazione della fotografia. Università di Trieste. Premio Sergio Amidei
phone
Telefono
phone
Telefono
info
Descrizione

LA MOSTRA "KUSTERLE, COMPENDIUM" E' PROROGATA AL 13 NOVEMBRE

ORARI:

dal martedì alla domenica dalle 10.00 alle 18.00
Chiuso lunedì
Ogni prima domenica del mese ingresso gratuito

Fino a conclusione della mostra, ogni martedì alle 18, visita guidata alla mostra con Roberto Kusterle. Ingresso a pagamento, visita guidata gratuita.

APERTURE STRAORDINARIE
MARTEDì 1° NOVEMBRE DALLE 10 ALLE 18

Per informazioni:
musei.erpac@regione.fvg.it
+39 0481 385335


DAL 1° APRILE 2022, PER ACCEDERE A MUSEI, PARCHI ARCHEOLOGICI, MOSTRE, ARCHIVI, BIBLIOTECHE E ALTRI LUOGHI DELLA CULTURA NON SARÀ PIÙ NECESSARIO IL GREEN PASS RAFFORZATO, NÉ QUELLO BASE.
L'UTILIZZO DELLE MASCHERINE E' CONSIGLIATO.

BIGLIETTI D'INGRESSO
Biglietto intero: 6 euro
Biglietto ridotto: 3 euro (ragazzi tra i 18 e i 25 anni; gruppi di almeno 10 persone; nuclei familiari con minorenni; soci Icom; soci Coop; soci Cec).
Biglietto gratuito: insegnanti con scolaresche; accompagnatori turistici o guide; giornalisti; disabili e accompagnatori.
Biglietto scolaresche senza visita guidata: 1 euro a persona (insegnanti accompagnatori ingresso gratuito)
Biglietto scolaresche con visita guidata: 3 euro a persona (insegnanti accompagnatori ingresso gratuito)

Il biglietto prevede l’ingresso alla Pinacoteca e ad eventuali mostre in corso nella stessa sede.

Per chi volesse visitare anche i musei a Borgo Castello, sede del Museo della Grande Guerra e della Moda, ed eventuali mostre in corso, è possibile acquistare un unico biglietto cumulativo: intero 7 euro, ridotto 4 euro.



Evento artistico di altissimo prestigio ai Musei Provinciali di Gorizia, che dal 30 aprile al 13 novembre ospitano nella sede del settecentesco Palazzo Attems Petzenstein la mostra Kusterle, Compendium, la prima antologica dedicata all'opera del fotografo goriziano Roberto Kusterle, classe 1948.

La mostra è organizzata dall’ERPAC FVG - Ente Regionale per il Patrimonio Culturale del Friuli Venezia Giulia, e si avvale della collaborazione del CRAF – Centro di ricerca e archiviazione della fotografia, del Master di I° livello in “Archivi fotografici: digitalizzazione, catalogazione, valorizzazione” del Dipartimento di studi umanistici dell’Università di Trieste e del Premio Sergio Amidei.

In mostra si potrà ripercorrere quasi mezzo secolo di carriera, a partire dai primissimi anni Ottanta del Novecento sino ai giorni nostri, grazie a 230 opere tra dipinti, disegni, sculture, installazioni, video, fotografie analogiche e digitali, molte delle quali provenienti dall’archivio dell’artista ed esposte per la prima volta.

La mostra, allestita al piano nobile di Palazzo Attems Petzenstein, è stata curata dal critico d’arte prof. Angelo Bertani e dal dott. Alessandro Quinzi, conservatore della collezione d’arte dei Musei Provinciali di Gorizia, che sono stati affiancati da Sara Occhipinti dello Studio Faganel nella cura del corposo catalogo (348 pagine) pubblicato a corredo dell’esposizione.

L’esposizione antologica
Il percorso, ordinato con criterio cronologico, inizia con le fotografie ai sali d’argento dei primissimi anni Ottanta, nelle quali è possibile già riconoscere, in nuce, i temi cari alla poetica kusterliana (il corpo, la sua simbiosi con la natura, la sua caducità), che sarebbero stati compiutamente sviluppati a partire dai cicli analogici degli anni Novanta. Ma prima di arrivare a quella produzione, che avrebbe reso famoso il nome di Kusterle nel campo della fotografia d’arte a livello internazionale, la ricerca batte altri sentieri, quelli di una “pittura” informale d’impronta fortemente materica, che sconfina necessariamente nella terza dimensione, nella scultura e nell’installazione, anche temporanea e site specific.

Il carattere provvisorio di quest’ultima contribuirà a spingere Kusterle verso il video e la fotografia, che diverrà il mezzo privilegiato col quale dare corpo alle visioni della sua fantasia. I cicli analogici – Riti del corpo, Anakronos, Una mutazione silente – nascono da un intenso lavoro di sperimentazione delle tecniche di sviluppo della pellicola in camera oscura, di ricerca dei materiali e da un’accuratissima mise-en-scène prima dello scatto. Nascono fotografie di rara intensità emozionale sostenuta da una calibrata composizione e da un’attenta regia luministica, dove le gradazioni di un grigio solo apparentemente monocromo si arricchiscono di sfumature di colore.

Il progressivo approdo alla fotografia digitale consente a Kusterle di sviluppare nuovi cicli – I segni della metembiosi, Abissi e basse maree, Morus nigra, Zooxylos, Corpus ligneum, Echo, Cartacei, Il tempo delle cose – e di lavorare sul grande formato. In mostra non mancano momenti di più esplicito confronto con la tradizione artistica del passato sia col recente lavoro Ad fontem (2021), ispirato alle sculture tardoantiche di Aquileia, sia con i cicli Mutabiles Nymphae (2010) e Le spose del mare (2016), allestiti in contiguità fisica con stucchi e affreschi settecenteschi di analogo soggetto marino. Una menzione a parte merita infine il polittico La sacra tovaglia (1997), la cui visione sarà accompagnata da una musica composta per l’occasione da Teho Teardo.

Ha scritto Angelo Bertani, nell’introduzione al catalogo, che “Kusterle ha inteso appartenere a un mondo di frontiera permeabile, in cui le diversità siano sentite come una ricchezza: l’arte per lui è sempre stata un modo per varcare confini un tempo incombenti e trovare consonanze e tratti universali in popoli e culture. Il grimaldello per aprire uno dopo l’altro gli accessi di una ricerca continua e senza barriere è stato quello del sogno o meglio di una visione altra (da qui la ricorrente ironia), che però non ha mai abbandonato il rigore del metodo. Consapevole che noi vediamo il mondo attraverso uno specchio e in modo oscuro, l’artista goriziano ha voluto attraversare quel diaframma ingannevole, quella soglia per cercare una verità più profonda: i suoi cicli fotografici (che solo fotografici non sono) ci aprono dunque delle porte e ci fanno scoprire di volta nuove stanze della nostra memoria individuale e collettiva o addirittura della psiche, in un rimando, spesso molto colto e intrigante, dell’arte all’arte. Per comprendere a fondo il lavoro di Roberto Kusterle dobbiamo lasciarci accompagnare con spirito libero da orpelli in questo viaggio onirico, analogico e metamorfico in presenza della ragione.”


La mostra “Kusterle, Compendium” lunedì 1° agosto a Radiografie di Radio Rai FVG. Una visita approfondita sul percorso artistico di Roberto Kusterle, dai primi anni Ottanta del Novecento ai giorni nostri.
Per ascoltare la visita completa o scaricare il podcast di lunedì 1° agosto
clicca qui https://bit.ly/3oTsld3
Buon ascolto!
Clicca per mostrare il resto

Le Orsoline a Gorizia. Un filo prezioso lungo 350 anni

map
Luogo
Museo della Grande Guerra, Museo della Moda e delle Arti applicate - Gorizia
room
Indirizzo
Borgo Castello, 13 Gorizia
event
Date
Dal 9 aprile 2022
person
Organizzatore
Regione Friuli Venezia Giulia. ERPAC - Ente Regionale per il Patrimonio Culturale della Regione Friuli Venezia Giulia. Servizio Ricerca, Musei e Archivi Storici
phone
Telefono
phone
Telefono
info
Descrizione
Museo della Grande Guerra, della Moda e delle Arti Applicate
Borgo Castello 13 – Gorizia (GO)
Dal martedì alla domenica dalle 9 alle 19
lunedì: chiuso
Ogni prima domenica del mese ingresso gratuito

APERTURE STRAORDINARIE
MARTEDì 25 APRILE DALLE 9 ALLE 19

LUNEDì 1° MAGGIO DALLE 9 ALLE 19 - INGRESSO CON BIGLIETTO RIDOTTO
VENERDì 2 GIUGNO DALLE 9 ALLE 19

Visite guidate alla mostra ogni sabato e domenica alle ore 17.30.
La prenotazione alla visita guidata è consigliata scrivendo a didatticamusei.erpac@regione.fvg.it oppure telefonare al numero +39 348 1304726

Per informazioni:
+39 0481 385228

DAL 1° APRILE 2022, PER ACCEDERE A MUSEI, PARCHI ARCHEOLOGICI, MOSTRE, ARCHIVI, BIBLIOTECHE E ALTRI LUOGHI DELLA CULTURA NON SARÀ PIÙ NECESSARIO IL GREEN PASS RAFFORZATO, NÉ QUELLO BASE.
L'UTILIZZO DELLE MASCHERINE E' CONSIGLIATO.

BIGLIETTI D'INGRESSO
(biglietto unico per tutti i musei con sede in Borgo Castello):
Biglietto intero: 6 euro
Biglietto ridotto: 3 euro (ragazzi tra i 18 e i 25 anni; gruppi di almeno 10 persone; nuclei familiari con minorenni; soci Icom; soci Coop; soci Cec).
Biglietto gratuito: insegnanti con scolaresche; accompagnatori turistici o guide; giornalisti; disabili e accompagnatori.
Biglietto scolaresche senza visita guidata: 1 euro a persona (insegnanti accompagnatori ingresso gratuito)
Biglietto scolaresche con visita guidata: 3 euro a persona (insegnanti accompagnatori ingresso gratuito)

Il biglietto prevede l’ingresso per il Museo della Grande Guerra, il Museo della moda, la Collezione Archeologica ed eventuali mostre in corso nella stessa sede.

Per chi volesse visitare anche Palazzo Attems Petzenstein, sede della Pinacoteca, ed eventuali sue mostre, è possibile acquistare un unico biglietto cumulativo: intero 7 euro, ridotto 4 euro.


A 350 anni dal loro arrivo a Gorizia, le Madri Orsoline continuano a raccontare la loro storia. E lo fanno nonostante abbiano lasciato la città da qualche anno, più precisamente dalla fine del 2017. D’altra parte il modo in cui hanno inciso per quasi tre secoli e mezzo sulla vita spirituale, culturale e civile del territorio goriziano è stato davvero unico, forse irripetibile.

Ne è preziosa testimonianza l’allestimento inaugurato lo scorso 1° dicembre “Tra la terra e il cielo. I meravigliosi ricami delle Orsoline”, uno straordinario e variopinto percorso espositivo fra tessuti ricamati, paramenti sacri, pizzi, modelli e cartoni da ricamo e da merletto, a cui dall’8 aprile – a 350 anni esatti dell’arrivo a Gorizia delle prime monache – si sono aggiunti nuovi allestimenti, in particolare un grande mobile da sacrestia settecentesco, ulteriori paramenti sacri, i cosiddetti arredi del “Giovedì Santo” e una sezione dedicata all’arte del merletto a fuselli, introdotto dalle Orsoline alla fine del ‘600. Ci saranno anche cornici digitali che spiegheranno le varie tecniche tessili utilizzate per confezionare i paramenti in esposizione (ago-pittura, ricamo su canovaccio, ricamo in oro, merletto a fuselli).
Clicca per mostrare il resto

Gioiello e Progetto - Dalla forma piana alla tridimensione

map
Luogo
Museo della Moda e delle Arti applicate
room
Indirizzo
Borgo Castello, 13 Gorizia
event
Date
Dal 6 dicembre 2021 al 6 marzo 2022
person
Organizzatore
Regione Friuli Venezia Giulia. ERPAC - Ente Regionale per il Patrimonio Culturale della Regione Friuli Venezia Giulia. Servizio Ricerca, Musei e Archivi Storici. Roberto Zanon
phone
Telefono
phone
Telefono
info
Descrizione
Gioiello e Progetto – dalla forma piana alla tridimensione
6 dicembre 2021 – 6 marzo 2022

Le sale del Museo della Moda e delle Arti applicate di Gorizia ospitano fino al 6 marzo 2022 la mostra “Gioiello e Progetto – dalla forma piana alla tridimensione”.

L’esposizione racconta la recente sperimentazione progettuale di Roberto Zanon, docente di Design all’Accademia di Belle Arti di Venezia, con una serie di gioielli caratterizzati da una metodologia di progettazione che parte dal taglio di una superfice piana per arrivare ad una forma tridimensionale significante.

Sono esposti quarantatré modelli di gioielli, principalmente anelli, ma anche una serie di collane, alcuni bracciali ed una coppia di orecchini tutti realizzati utilizzando materiali “poveri” ed “alternativi” quali cartoncino, feltro, gomma eva e pva. Oggetti modesti dal punto di vista del valore del materiale, ma esuberanti nelle forme e densi di significato per il messaggio che ognuno di essi intende trasmettere.

In parallelo all’esposizione è disponibile nel bookshop del Museo il libro-catalogo: “Gioiello e Progetto. Approfondimento metodologico sulla forma topologica significante” (Cleup). Il volume, a firma di Roberto Zanon, oltre a introdurre i gioielli presenti in mostra con un commento critico, è accompagnato da una serie di interventi di studiosi (Bianca Cappello, Paolo Lesti, Giuliano Lombardo, Edoardo Malagigi, Alessandra Zabbeo, Pietro Zennaro) che hanno interagito con le sollecitazioni dei gioielli esposti nella mostra e documentati nel libro.

Dal martedì alla domenica dalle 9 alle 19

Per informazioni:
+39 0481 385228
Per prenotazioni e visite guidate:

@: didatticamusei.erpac@regione.fvg.it
Tel.: +39 348 1304726

Biglietti d'ingresso (biglietto unico per tutti i musei con sede in Borgo Castello):
Biglietto intero: 6 euro
Biglietto ridotto: 3 euro (ragazzi tra i 18 e i 25 anni; gruppi di almeno 10 persone; nuclei familiari con minorenni; soci Icom; soci Coop; soci Cec).
Biglietto gratuito: insegnanti con scolaresche; accompagnatori turistici o guide; giornalisti; disabili e accompagnatori.
Biglietto scolaresche senza visita guidata: 1 euro a persona (insegnanti accompagnatori ingresso gratuito)
Biglietto scolaresche con visita guidata: 3 euro a persona (insegnanti accompagnatori ingresso gratuito)

Il biglietto prevede l’ingresso per il Museo della Grande Guerra, il Museo della moda, la Collezione Archeologica ed eventuali mostre in corso nella stessa sede.

Per chi volesse visitare anche Palazzo Attems Petzenstein, sede della Pinacoteca, ed eventuali sue mostre, è possibile acquistare un unico biglietto cumulativo: intero 7 euro, ridotto 4 euro.
Clicca per mostrare il resto

Dall’Emigrazione all’Integrazione: gli Italiani in Romania tra l’Ottocento e il Novecento

map
Luogo
Museo dell'Emigrazione
room
Indirizzo
Piazza Plebiscito, 12 Cavasso Nuovo (Pn)
event
Date
Dal 26 novembre al 19 dicembre
person
Organizzatore
Ente Regionale Patrimonio Culturale del Friuli Venezia Giulia. Associazione degli Italiani di Romania – RO.AS.IT. Istituto Romeno di Cultura e Ricerca Umanistica di Venezia. Consolato generale di Romania a Trieste. Regione Friuli Venezia Giulia. Comune di
phone
Telefono
phone
Telefono
info
Descrizione
Da venerdì 26 novembre, al Museo dell’Emigrazione di Cavasso Nuovo (Pn) sarà possibile visitare la mostra foto - documentaria “Dall’emigrazione all’integrazione: gli Italiani in Romania tra l’Ottocento e il Novecento”.

L’esposizione è organizzata dall’Erpac FVG - Ente Regionale Patrimonio Culturale del Friuli Venezia Giulia, in accordo con l’Associazione degli Italiani di Romania – RO.AS.IT., Bucarest e l’Istituto Romeno di Cultura e Ricerca Umanistica di Venezia, con il patrocinio del Consolato generale di Romania a Trieste, della Regione Friuli Venezia Giulia, del Comune di Cavasso Nuovo e il Comune di Montereale Valcellina e con la collaborazione dell’Associazione culturale Zemlja.

La mostra sarà visitabile dal 26 novembre al 19 dicembre 2021
giovedì e venerdì dalle 10 alle 13
sabato e domenica dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 17

INGRESSO GRATUITO
Clicca per mostrare il resto

Tra la terra e il cielo. I meravigliosi ricami delle Orsoline

map
Luogo
Museo della Grande Guerra, Museo della Moda e delle Arti applicate - Gorizia
room
Indirizzo
Borgo Castello, 13 Gorizia
event
Date
PROROGATA AL 30 MAGGIO 2023
person
Organizzatore
Regione Friuli Venezia Giulia. ERPAC - Ente Regionale per il Patrimonio Culturale della Regione Friuli Venezia Giulia. Servizio Ricerca, Musei e Archivi Storici
phone
Telefono
phone
Telefono
info
Descrizione
Tra la terra e il cielo. I meravigliosi ricami delle Orsoline
PROROGATA AL 30 MAGGIO 2023

Museo della Grande Guerra, della Moda e delle Arti Applicate
Borgo Castello 13 – Gorizia (GO)
Dal martedì alla domenica dalle 9 alle 19
lunedì: chiuso
Ogni prima domenica del mese ingresso gratuito

APERTURE STRAORDINARIE
MARTEDì 25 APRILE DALLE 9 ALLE 19
LUNEDì 1° MAGGIO DALLE 9 ALLE 19 - INGRESSO CON BIGLIETTO RIDOTTO

Visite guidate alla mostra ogni sabato e domenica alle ore 17.30.
La prenotazione alla visita guidata è consigliata scrivendo a didatticamusei.erpac@regione.fvg.it oppure telefonare al numero +39 348 1304726

Per informazioni:
+39 0481 385228

DAL 1° APRILE 2022, PER ACCEDERE A MUSEI, PARCHI ARCHEOLOGICI, MOSTRE, ARCHIVI, BIBLIOTECHE E ALTRI LUOGHI DELLA CULTURA NON SARÀ PIÙ NECESSARIO IL GREEN PASS RAFFORZATO, NÉ QUELLO BASE.

L'UTILIZZO DELLE MASCHERINE E' CONSIGLIATO.

BIGLIETTI D'INGRESSO
(biglietto unico per tutti i musei con sede in Borgo Castello):
Biglietto intero: 6 euro
Biglietto ridotto: 3 euro (ragazzi tra i 18 e i 25 anni; gruppi di almeno 10 persone; nuclei familiari con minorenni; soci Icom; soci Coop; soci Cec).
Biglietto gratuito: insegnanti con scolaresche; accompagnatori turistici o guide; giornalisti; disabili e accompagnatori.
Biglietto scolaresche senza visita guidata: 1 euro a persona (insegnanti accompagnatori ingresso gratuito)
Biglietto scolaresche con visita guidata: 3 euro a persona (insegnanti accompagnatori ingresso gratuito)

Il biglietto prevede l’ingresso per il Museo della Grande Guerra, il Museo della moda, la Collezione Archeologica ed eventuali mostre in corso nella stessa sede.

Per chi volesse visitare anche Palazzo Attems Petzenstein, sede della Pinacoteca, ed eventuali sue mostre, è possibile acquistare un unico biglietto cumulativo: intero 7 euro, ridotto 4 euro.


Nel 2017 le Madri Orsoline lasciavano Gorizia, dopo avere inciso in modo significativo sulla vita spirituale, culturale e civile del Goriziano per quasi tre secoli e mezzo. Il patrimonio del monastero, però, conservato pressoché intatto malgrado due conflitti mondiali, non ha lasciato la città, grazie al concorso delle principali istituzioni attive sul territorio. L’archivio storico del monastero è oggi conservato e consultabile all’Archivio storico dell’Arcidiocesi di Gorizia; manoscritti appartenenti alla biblioteca sono stati acquistati dalla Biblioteca Statale Isontina. L’ERPAC FVG – Ente Regionale per il Patrimonio Culturale del Friuli Venezia Giulia ha invece acquistato la quadreria, un importante corpus di incisioni settecentesche, i mobili della sacrestia dell’antico monastero, insieme a un patrimonio tessile decisamente unico. Questo infatti spazia dai paramenti sacri più sontuosi, rutilanti di oro e argento, alle più umili – ma sempre impeccabili – testimonianze dei lavori manuali, quelli che si definivano “lavori donneschi”, che le monache praticavano e insegnavano alle proprie allieve. Sì, perché la cifra distintiva delle Orsoline risiedeva proprio nella vocazione all’insegnamento, attività praticata durante tutto l’arco cronologico della loro lunga, operosa permanenza in città.

Nella sede di Borgo Castello dei Musei Provinciali di Gorizia, un programma di mostre - che si è aperto il 30 novembre 2021 per proseguire fino alla primavera del 2023 - consentirà di scoprire i settori del patrimonio culturale delle Orsoline acquistato da ERPAC FVG. Fulcro delle manifestazioni sarà il 2022, 350° anniversario dell’arrivo delle prime monache in città.

Tutto ebbe inizio nel 1672

Il 24 marzo 1672 una lettera del Nunzio apostolico a Vienna, monsignor Mario Alberizzi, fonda ufficialmente il monastero di Sant’Orsola di Gorizia quale filiazione di quello delle Orsoline viennesi. L’atto, che ha l’appoggio della corte austriaca, è frutto dell’iniziativa di molti: si attivano i Gesuiti, e così la nobiltà locale; le sorelle goriziane Maria e Anna Bonsi mettono a disposizione la propria casa, nei pressi del convento di Santa Chiara. Lasciata Vienna con il Placet ottenuto da Wilderich von Walderdorff, allora principe vescovo di Vienna, il gruppo delle sei fondatrici, guidato dalla superiora Caterina Lambertina Pauli-Stravius e dalla prefetta Angela Aloisia, entrambe provenienti da Liegi, raggiungono Gorizia l’8 aprile 1672.

Un respiro europeo: case “madri” e “figlie”

La Compagnia di Sant’Orsola era stata fondata a Brescia, nel 1535, da sant’Angela Merici. Distinte dal desiderio di conciliare vita contemplativa e impegno sociale, le Orsoline si dedicano all’educazione delle ragazze. Si diffondono rapidamente in Italia e in Francia, dove dal primo Seicento osservano la clausura, ma possono aprire scuole aperte ad alunne esterne. Dalla Francia si espandono nelle Fiandre e nei paesi di lingua tedesca, attraverso congregazioni di monasteri, autonomi l’uno rispetto all’altro, ma legati dalla comune provenienza. Dal monastero di Bordeaux (1618) deriva quello di Liegi (1622), che genera il monastero di Colonia (1639) e quello di Praga (1655). Orsoline provenienti da Liegi, Colonia e Praga (tra loro Caterina Lambertina Pauli-Stravius, che a Gorizia diverrà superiora) fondano il monastero di Vienna (1660), da cui derivano quelli di Klagenfurt (1670), Gorizia (1672), Bratislava (1676), Linz (1679) e Graz (1686), che Vienna istituisce con l’apporto di Gorizia.

A loro volta Klagenfurt dà vita al monastero di Salisburgo (1695), Bratislava a quello di Varaždin (1703), mentre da Gorizia emanano Lubiana (1702) e Cividale (1843).

Il monastero di Gorizia

La casa in cui le religiose fondatrici sono accolte si rivela da subito insufficiente. La priora s’impegna a ricercare una sede più adatta, che trova ai piedi del colle del Castello. Acquistata la casa Volante, dotata d’orto e cortile interno, la comunità vi si stabilisce già il 9 agosto del 1672. Nel 1675 si acquista la casa contigua e nel 1678 inizia la ristrutturazione degli stabili. I lavori, diretti dai capimastri lombardi Giovanni Battista e Pietro Giani, si protrarranno fino al 1685, interrompendosi nel 1682 a causa dell’epidemia di peste che colpisce la città. La costruzione della chiesa aperta al culto pubblico termina nel 1683, l’anno successivo è ultimato il campanile. L’area occupata dal monastero si amplia progressivamente, fino a occupare la vasta area compresa tra la contrada dei Macelli (oggi via Morelli) e l’odierna via delle Monache, sulla quale s’affaccia la chiesa. Il complesso viene così a raccordare il nucleo antico della città, ai piedi del Castello, con i settori di nuova espansione, al di là del Travnik (l’odierna piazza della Vittoria).

L’ente diviene proprietario di un vasto patrimonio fondiario, nato da donazioni e dalle doti delle religiose, reclutate fino all’Ottocento solo presso famiglie nobili, ampliato e concentrato mediante una serie di acquisti e permute, documentate dalle carte conservate fino a oggi nell’archivio del monastero.
Data al 1904 la definitiva aggregazione del monastero goriziano all’Unione romana che, esito di una riforma dell’organizzazione delle Orsoline avviata negli anni finali dell’Ottocento, riunisce tutti i monasteri sotto un’unica superiora generale, con sede a Roma. Riveste tale carica, dal 1910 al 1926 madre Angela Lorenzutti, già maestra delle novizie a Capriva e dal 1928 alla morte, nel 1933, superiora a Gorizia.

Una vocazione per l’insegnamento

Fin dalla sua istituzione nel XVI secolo, la Compagnia di Sant’Orsola riserva una particolare attenzione alla pratica educativa, non solo quella rivolta al suo interno, ovvero verso le religiose, ma anche e soprattutto verso l’esterno, verso coloro che avrebbero continuato a vivere nel secolo. Un’attività educativa specifica e attiva, destinata in origine alle donne che, per qualche tratto, può essere vista come parallela a quella tutta maschile dei Gesuiti, anche se condotta su livelli diversi.

Le Orsoline, subito dopo la fondazione del proprio monastero a Gorizia nel 1672, attivano qui un "educandato" ovvero un convitto aperto anche ad allieve non destinate alla vita monastica, e una vera e propria scuola rivolta all’esterno. Le due istituzioni sono però ben distinte: le educande infatti devono vivere lontane dal contatto con il mondo e dalle sue corruzioni. Dalle cronache del monastero apprendiamo come l’apertura in particolare della scuola riscontri fin da subito un grandissimo successo: «vi erano circa cento figliuole, e se il sito fosse stato maggiore, ne avrebbero pigliate assai più». La scuola accoglie fanciulle di età e condizione sociale molto diverse; l’educazione impartita comprende pratiche di pietà e catechismo, leggere e scrivere, oltre ai lavori femminili. Le convittrici, col tempo, aiutano le madri nella scuola esterna.

L’attività educativa del monastero attraversa i secoli, adeguandosi all’evoluzione della legislazione asburgica e consolidando la fama della qualità del proprio insegnamento. La riconosciuta utilità sociale del monastero lo preserva dalle soppressioni giuseppine e dalle occupazioni napoleoniche.

La prima guerra mondiale porta delle conseguenze pesanti: l’edificio che per secoli ha ospitato le religiose e la loro scuola deve essere abbandonato, e viene trovata una nuova sistemazione nella Villa Ceconi, cui viene aggiunta una nuova ala. Continua l’azione educativa delle Orsoline che, adeguandosi alle nuove esigenze normative, mantengono sempre viva l’attenzione verso la scuola di base.

Nel secondo dopoguerra l’attenzione delle Madri Orsoline verso l’istruzione scolastica si concretizza a lungo nell’asilo, nella scuola elementare, nella scuola media, e anche nella scuola magistrale parificata, che preparava le maestre d’asilo e che termina la propria attività nel 1990.

Le carte dell’archivio delle Madri Orsoline conservano la memoria di queste molteplici realtà fino al presente, consentendo di ripercorrere la vita di un istituto che ha accompagnato per più di tre secoli la crescita di Gorizia e, in particolare, quella di tante donne goriziane.

L’annuncio, nel 2013, della chiusura della scuola primaria, collegata al trasferimento da Gorizia della comunità delle Orsoline, ha visto la nascita, a opera di alcune insegnanti laiche già in servizio all’istituto, della scuola primaria paritaria “Sant’Angela Merici” che, gestita da Abimis - Società Cooperativa Sociale Onlus, opera a tutt’oggi. Le Orsoline lasceranno la città nel 2017, salutate dalla Chiesa goriziana con un solenne Te Deum di ringraziamento.

Il percorso espositivo

SALA 1 Immaginando un monastero femminile dei secoli passati, si potrebbe essere indotti a pensare a un luogo astratto dal mondo esterno. Non è certo il caso del monastero goriziano di Sant’Orsola, per diversi ordini di considerazioni che in mostra vengono presentati.

La provenienza stessa delle prime Orsoline dal nord Europa e la rete dei monasteri che vengono via via fondati a ritmo serrato testimoniano di un respiro europeo. Centroeuropeo si mantiene il contesto di riferimento per almeno il primo secolo di storia, in cui sono attestate provenienze delle monache dai territori dell’impero asburgico (Vienna, Salisburgo, Linz, Klagenfurt, Lubiana, Graz, Trieste), ma anche dalla vicina Serenissima (Venezia, Vicenza). Nel monastero, a testimonianza del suo prestigio, sono rappresentate alcune tra le famiglie aristocratiche più cospicue: Lantieri, Coronini, Edling, Cobenzl, Delmestri, Attems, Herberstein, Rabatta, Prata…

L’insegnamento è una delle modalità con cui si realizza il contatto tra l’ambiente monastico e l’ambiente circostante: subito dopo la fondazione del proprio monastero a Gorizia nel 1672, le Orsoline attivano qui sia un "educandato", un convitto aperto anche ad allieve non destinate alla vita monastica, che una vera e propria scuola rivolta all’esterno. La scuola accoglie fanciulle di età e condizione sociale molto diverse; l’educazione impartita comprende pratiche di pietà e catechismo, aritmetica, musica, canto e materie destinate ad affinare le doti necessarie al governo di una casa e alla vita sociale. Si insegnano infine i lavori cosiddetti “donneschi”, che educano alla concentrazione, alla pazienza, alla bellezza e, non da ultimo, alla preghiera. Il cucito, il ricamo e il merletto coroneranno poi la vita delle fanciulle più fortunate come elegante passatempo, ma forniranno a quelle dei ceti più umili capacità professionali estremamente utili per una eventuale autosufficienza nel mondo che le attende, spesso difficile e aspro.

Una serie di immagini provenienti dall’archivio del monastero, ora custodito dall’Archivio storico dell’Arcidiocesi di Gorizia, mostra alcune delle molte classi scolastiche succedutesi nel tempo: spesso le bambine esibiscono i frutti del loro lavoro, come gli imparaticci di ricamo. In centro sala, una sorta di Wunderkammer a forma di croce racchiude campionature delle lavorazioni praticate in monastero, insieme a manuali, attrezzi, filati.

SALA 2 Dal mondo esterno e dall’ambiente di provenienza le monache portano usanze e mode del mondo laico, anche sotto forma di tessuti e abiti in dote. Nei secoli passati i tessuti, di produzione manuale e dotati di pregio intrinseco dato dall’uso di filati preziosi quali seta, oro e argento, conoscevano molte vite. Molto frequente era la trasformazione da abito femminile a parato ecclesiastico, come didatticamente si illustra in mostra. In proposito, la tradizione orale delle monache, messa per iscritto nel “Manoscritto della sacrestana” del 1956, riporta per il parato più spettacolare del monastero, non a caso dedicato a Sant’Orsola, l’illustre provenienza del ricamo da “un manto dell’Imperatrice Maria Teresa donato ad una damigella che venne in convento per farsi religiosa, ma non fece professione perché il Capitolo non l’accettò”. In mostra il parato di Sant’Orsola è accostato a un ritratto di Maria Teresa, opera di Scuola di Martin van Meytens, inserito nella monumentale cornice dorata, con stemma della Contea di Gorizia, del 1749, capolavoro di Antonio Prestinti e Francesco Lampi (NB: cornice e dipinto già appartenevano alle collezioni dei Musei Provinciali di Gorizia).

Nel caso di tessuti di provenienza laica, è sintomatica l’assenza di simbologia religiosa: a questo potevano poi surrogare le monache, eccellenti ricamatrici. Il loro repertorio decorativo veniva in primis dalle Sacre scritture, ma non era certo estraneo alle mode del momento. In ambito vegetale, ad esempio, rosa, giglio e garofano, come anche mela e melagrana, costituivano riferimenti simbolici molto chiari, mentre tulipano e peonia rappresentavano un portato della generale fascinazione delle arti decorative europee tra Sei e Settecento per l’Oriente, sia vicino che lontano.

Deriva da un tessuto francese alla moda del primo quarto del Settecento una splendida pianeta gialla con motivo a pizzo, cui si affianca, per analogia stilistica, lo straordinario “Pizzo Coronini”, proveniente dalla Fondazione Palazzo Coronini Cronberg, unico prestito presente in mostra.

Parlano degli influssi che dall’esterno filtravano in monastero anche i modelli a stampa per ricamo provenienti da Augsburg e cartoni da ricamo e da merletto provenienti da Venezia. A Chioggia e in Carniola si acquistavano poi trine che dovevano fungere da prototipo per il laboratorio monastico, in aggiunta ai merletti fiamminghi a fuselli, la cui lavorazione le Orsoline avevano introdotto in città.

SALA 3 Ma qual era il mondo esterno immaginato dalle monache? È ben esemplificato da una ricca serie di cartoni da ricamo o arazzo settecenteschi realizzati all’interno del monastero con grande fantasia: ai più prevedibili modelli per paramenti sacri o scene tratte dalle Sacre scritture si affiancano soggetti laici con palazzi e giardini recintati, dame, cavalieri, concerti, passeggiate in carrozza, scene di caccia e scenette arcadiche con pastori o giardinieri.

Con il mondo esterno le Orsoline si relazionano anche per il tramite del loro laboratorio, che realizza ricami e merletti non solo per uso interno, ma anche per una committenza esterna, sia ecclesiastica che laica, come documentano i cartoni da ricamo settecenteschi del laboratorio. Un modello per dalmatica porta il riferimento a “2 Pianette delli Padri Carmelitani”, verosimilmente quelli del monastero della Castagnavizza; diversi poi sono i modelli da ricamo per capi laici: non solo quelli a stampa provenienti da Augsburg, ma anche quelli creati in monastero e concernenti sottomarsine maschili, capi femminili come pettorine, bustini, borse, cuffie, fazzoletti oppure elementi d’arredo come schienali e sedute di sedie e divanetti.

SALA 4 Trionfo barocco! Nell’ultima sala del percorso espositivo si concentrano alcuni tra i paramenti sacri più belli usciti dal laboratorio delle Orsoline, allestiti sullo sfondo di gigantografie di dettagli della lavorazione, che ne fanno comprendere l’assoluta perfezione. Paramenti e allestimento mirano a colpire il visitatore con la forza del colore e lo scintillio dell’oro e dell’argento, alludendo all’esperienza - mistica ed estetica - prodotta dalla visita a una chiesa barocca.

Facebook: @museiprovincialidigorizia
Instagram: @museigorizia
E-mail: musei.erpac@regione.fvg.it
Sito Web: www.musei.regione.fvg.it
Clicca per mostrare il resto

Spazzapan. Fondo Milva Biolcati / Maurizio Corgnati

map
Luogo
Galleria Regionale d’Arte contemporanea Luigi Spazzapan, Palazzo Torriani, Gradisca d’Isonzo (GO)
room
Indirizzo
Palazzo Torriani, Via Marziano Ciotti 51, Gradisca d'Isonzo
event
Date
Fino a lunedì 18 aprile 2022
person
Organizzatore
Regione Friuli Venezia Giulia. ERPAC - Ente Regionale per il Patrimonio Culturale della Regione Friuli Venezia Giulia. Comune di Gradisca d’Isonzo. Fondazione Cassa di Risparmio di Gorizia.
phone
Telefono
info
Descrizione
ORARI:
dal mercoledì alla domenica dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 19
chiuso lunedì e martedì

INGRESSO GRATUITO

FESTIVITÁ PASQUALI

DOMENICA 17 APRILE (PASQUA) CHIUSO
LUNEDì 18 APRILE (PASQUETTA) APERTO DALLE 10.00 ALLE 13.00 E DALLE 15.00 ALLE19.00

APERTURE STRAORDINARIE
LUNEDì 25 APRILE APERTO DALLE 10.00 ALLE 13.00 E DALLE 15.00 ALLE 19.00
DOMENICA 1° MAGGIO APERTO DALLE 10.00 ALLE 13.00 E DALLE 15.00 ALLE 19.00

Anche la nostra Galleria Spazzapan di Gradisca d’Isonzo è tra i destinatari di una parte del patrimonio artistico e personale della cantante Milva Biolcati, scomparsa cinque mesi fa, e del marito Maurizio Corgnati.

Grazie infatti a una donazione della figlia, la storica dell’arte Martina Corgnati, il patrimonio culturale della galleria d’arte contemporanea gestita da Erpac FVG assieme al Comune di Gradisca d’Isonzo e alla Fondazione Cassa di Risparmio di Gorizia, si è arricchita di cinque opere del pittore gradiscano Luigi Spazzapan: Pesci sul tavolo (1932), La camicia bianca (1935 c.), Deposizione con angelo (1945), Cosma e Damiano benedicenti (1951), Santone evangelista (1955-56), dipinti che rappresentano in modo significativo gran parte del percorso di ricerca di questo artista che, dopo il periodo di attività svolta nell'Isontino, dal 1928 si trasferì a Torino rimanendovi per tutta la vita.

La consegna e presentazione ufficiale di quello che costituisce il fondo “Milva Biolcati e Maurizio Corgnati” è avvenuta sabato 23 ottobre 2021, con l'esposizione delle cinque opere al secondo piano della Galleria Spazzapan, assieme a una selezione di opere delle collezioni Giletti e Citelli, in un allestimento che ripercorre l’intero iter artistico di Luigi Spazzapan: dai primi richiami all’Espressionismo, ai segni più morbidi di derivazione impressionista francese, verso i quali l’artista virò dopo l’arrivo a Torino; dalle strutturazioni geometriche degli anni ’40, all’ultima fase informale, tutta puntata sulla predominanza del colore sulla linea.

Ad arricchire ulteriormente l'esposizione e la Galleria, è stata attivata la postazione multimediale permanente “Spazzapan VR”, realizzata della Fondazione Cassa di Risparmio di Gorizia all'interno del progetto triennale Fondazione CariGO GREEN³, avviato nel 2018 e realizzato con il fondamentale contributo di Intesa Sanpaolo. Inoltre, grazie alla collaborazione di Rai Teche, nel corso della mostra viene proiettato il film "Ricordo di Luigi Spazzapan", realizzato da Maurizio Corgnati nel 1956, prezioso documento audiovisivo con testimonianza storica di Lionello, Jetta Donegà.

“Mia madre – racconta Martina Corgnati - non ha potuto conoscere Luigi Spazzapan, visto che alla morte dell’artista, nel febbraio del 1958, lei aveva solo diciott’anni e non era ancora arrivata a Torino. La sua pittura, però, si può dire che fosse entrata in lei tanto che, dopo la separazione e il trasferimento a Milano, i dipinti che ora approdano a Gradisca hanno costituito il suo paesaggio domestico per cinquant’anni, senza essere mai una volta spostati, prestati o messi in dubbio. Il Santone blu in sala, i Pesci sul tavolo da pranzo, la Deposizione sulla testata del suo letto”.

"Mio padre, prima di sposarsi, dormiva col Gatto sopra alla testata del letto – continua Martina Corgnati - mentre paesaggi, ritratti e nature morte, i Valentini e i Santoni erano appesi a quadreria dal soffitto al pavimento delle abitazioni dove da scapolo, risiedeva. Chiaro che, una volta accasatosi piuttosto tardi, – aveva 44 anni – con mia madre quasi ragazzina, i quadri si trasferirono in buona parte nella nostra casa di corso Re Umberto a Torino. E anche Milva, giovane promessa della musica italiana e fin lì del tutto ignara di arte e pittura, incominciò ad apprezzarne la forza, l’intensità espressiva”.

E aggiunge: "Mio padre ammirava incondizionatamente la libertà di espressione, il coraggio, l’attualità della pittura di “Spazza”, l’originalità e la forza del suo segno che da sensibilità quasi secessioniste attraversava con impeto l’intero secolo, passando per l’espressionismo e approdando al magma informale.

I quadri di Spazzapan alloggiavano indisturbati su gran parte delle pareti delle case di tutti i suoi fratelli e sorelle, quasi costretti da lui a comprare da quell’artista che era diventato amico di famiglia, accolto dalla nonna, nutrito quasi, alle volte; sì, perché Torino sa essere anche spietata e Spazzapan era troppo diverso e troppo inviso a Casorati per poter mai essere davvero accolto. In fondo, qualcosa di simile era capitato a mio padre, troppo outsider per l’intellighenzia perbenista cittadina."

Per questo – conclude Martina Corgnati - come storica dell’arte e figlia di questa coppia a suo modo straordinaria, desidero che la mia donazione costituisca il fondo “Milva Biolcati - Maurizio Corgnati” alla Galleria Spazzapan di Gradisca d’Isonzo: un fondo che da parte mia vuole essere omaggio permanente alle figure di mio padre, per la sua cultura, generosità e umana condivisione dei valori dell’arte, e di mia madre, per il suo grande viaggio nella musica e nella vita. Viaggio che l’aveva portata anche da queste parti con la Variante di Lüneburg, il romanzo di Paolo Maurensig musicato da Valter Sivilotti e adattato da Walter Mramor, che lei aveva magistralmente interpretato".

Alle parole di Martina Corgnati si aggiungono quelle dell’assessore regionale alla Cultura, Tiziana Gibelli, secondo cui chi decide di donare alla comunità opere artistiche di altissimo livello, e che come in questo caso hanno anche un valore affettivo, fa davvero un grande dono alla collettività. Ampliare oggi il patrimonio culturale di tutti, infatti, significa anche fare un investimento nei confronti delle generazioni future che potranno godere di queste importanti opere d’arte.

L'assessore Gibelli tiene anche a ringraziare Martina Corgnati per la grande sensibilità che ha dimostrato e per aver scelto la Galleria Regionale d’Arte contemporanea “Luigi Spazzapan” che, grazie all’ottima gestione dell’Erpac FVG, saprà valorizzare la figura del grande artista anche in vista di Nova Gorica e Gorizia Capitale Europea della Cultura 2025.
Clicca per mostrare il resto

10+2 Premio d’Artista Mattador 2010-2021

map
Luogo
Galleria Regionale d’Arte contemporanea Luigi Spazzapan, Palazzo Torriani, Gradisca d’Isonzo (GO)
room
Indirizzo
Palazzo Torriani, Via Marziano Ciotti 51, Gradisca d'Isonzo
event
Date
Fino al 30 gennaio 2022
person
Organizzatore
Regione Friuli Venezia Giulia. ERPAC - Ente Regionale per il Patrimonio Culturale della Regione Friuli Venezia Giulia. Associazione Premio Mattador. Comune di Gradisca d’Isonzo. Fondazione Cassa di Risparmio di Gorizia.
phone
Telefono
info
Descrizione
L'Associazione Mattador nata e attiva dal 2009 in ricordo del giovane Matteo Caenazzo prematuramente scomparso e dei suoi talenti in ambito culturale, del cinema e delle arti visive, è lieta di presentare la Mostra “10+2 Premio d’Artista Mattador 2010-2021”, che raccoglie le dodici opere realizzate per il Premio Internazionale per la Sceneggiatura Mattador da importanti artisti del panorama internazionale, insieme a una selezione dei lavori di Matteo Caenazzo.

Tutte le opere saranno esposte alla Galleria Regionale d’Arte contemporanea “Luigi Spazzapan” di Gradisca d’Isonzo (GO), fino al 30 gennaio 2022. La mostra è curata da Riccardo Caldura, direttore dell’Accademia di Belle Arti di Venezia, che da molti anni segue questa raffinata sezione di Mattador dedicata all’arte e strettamente legata alle passioni di Matteo Caenazzo per le arti visive.

I Premi d’Artista Mattador vengono commissionati a grandi autori dell’arte contemporanea che creano un’opera, ispirata al percorso creativo di Matteo, offerta ogni anno ai vincitori e alle giurie in occasione della Premiazione al Teatro La Fenice di Venezia. Il Premio d’Artista Mattador coinvolge artisti noti a livello nazionale e internazionale, con un prestigioso curriculum espositivo in gallerie e musei di primo piano in tutto il mondo, come MAXXI - Roma, Centre Pompidou - Parigi, Tate Modern - Londra e PS1 - New York, invitati a manifestazioni di primissimo livello come Biennali di Venezia, Shangai e Istambul, e Documenta - Kassel.

Gli autori e le loro tirature a stampa fine art giclée, in esemplari numerati e firmati, per le varie edizioni del Premio fra il 2010 e il 2021 sono: Serse Un disegno per le parole, Sergio Scabar Le macchine di Matteo, Stefano Graziani Alcuni motivi per guardare in uno specchio, Massimo Pulini Attraverso Matteo, Massimo Kaufmann Matteo, Luigi Carboni Mattador, Massimo Bartolini Aerei, Remo Salvadori Triade, Hans Op de Beeck Merry-go-round in the Snow, Loris Cecchini Pensare per immagini / I must have seen things again and again, Sabrina Mezzaqui Quale segreto anima la danza silenziosa delle lucciole?. Fino all’artista Luca Pancrazzi che ha realizzato l’opera Come Sempre Dove Sai, Premio d’Artista 2021.

I lavori esprimono le distinte poetiche degli autori e sono pienamente riconducibili alla loro ricerca. Insieme a queste grafiche autoriali viene presentata una selezione dei lavori di Matteo Caenazzo, volutamente richiamando così le motivazioni originarie del Premio. Suoi quaderni di schizzi e disegni, annotazioni diaristiche, fogli da piccoli album rappresentano l’occasione per avvicinarsi alla poetica di un giovane, tesa fra visione e descrizione, fra ombra e luce, non di rado pervasa da una sottile inquietudine.

Il Premio d’Artista Mattador conta sulla prestigiosa collaborazione di una delle più importanti gallerie d’arte contemporanea a livello internazionale, la GALLERIA CONTINUA San Gimignano / Beijing / Les Moulins / Habana / Roma / Sao Paulo / Paris.

Il Premio Mattador è dedicato alla memoria di Matteo Caenazzo, giovane triestino prematuramente scomparso nel 2009, ed è indirizzato a giovani italiani e stranieri dai 16 ai 30 anni che vogliono scrivere e illustrare il cinema. Perché proprio il cinema e in particolare la sceneggiatura erano il grande sogno e progetto di Matteo. Il Premio è un invito a scrivere soggetti e sceneggiature che riescano a raccontare storie coinvolgenti, espresse con spirito libero, secondo l’idea e la poetica di Matteo. Con l’intento di sensibilizzare i giovani alle diverse forme di espressione artistica, Mattador si impegna nella promozione e nella diffusione di iniziative legate all’arte contemporanea. Ai vincitori, fino dalla prima edizione, viene così donato il Premio d’Artista Mattador come riconoscimento del loro valore e incoraggiamento per continuare a credere in quello che fanno, proprio come ci ha creduto ogni giorno Matteo.

Si tratta di un prezioso tassello che caratterizza il Premio sino dalla sua nascita nel 2009 ed è strettamente legato alle passioni di Matteo, che si diploma in decorazione pittorica al Liceo artistico Nordio della sua città, per continuare il suo percorso artistico a Venezia dove studia, e si laurea ad honorem, al corso di Tecniche artistiche e dello spettacolo alla Facoltà di Lettere e filosofia dell’Università Ca’ Foscari, segue le lezioni all’Accademia di Belle Arti e lavora al Teatro La Fenice. Il suo talento si esprime attraverso il disegno, la pittura, la fotografia, il video, ma anche la scrittura, che lo porta ad ideare racconti, dialoghi, soggetti e sceneggiature per film.

Per informazioni: www.premiomattador.it

INGRESSO GRATUITO

ORARI:
dal mercoledì alla domenica dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 19
Chiuso lunedì e martedì



Facebook @PremioMattador
Twitter @premiomattador
#premiomattador

Info stampa: Arianna Monteverdi |+ 39 338 6182078 | arianna.monteverdi@gmail.com
Clicca per mostrare il resto

Gian Carlo Venuto. Chiaro attivo 1973-1979. Opere pittoriche a margine di Villa Fulcis

map
Luogo
Pinacoteca Palazzo Attems Petzenstein
room
Indirizzo
Piazza Edmondo De Amicis, 2 - Gorizia
event
Date
dal 14 settembre al 28 novembre 2021
person
Organizzatore
Giuliana Carbi Jesurun e Francesca Agostinelli, realizzata in collaborazione con ERPAC FVG - Ente Regionale Patrimonio Culturale del Friuli Venezia Giulia, Trieste Contemporanea e Studio Tommaseo, Istituto per la diffusione e la documentazione delle arti
phone
Telefono
info
Descrizione
Fino al 28 novembre Palazzo Attems Petzenstein di Gorizia ospiterà la mostra “Gian Carlo Venuto. Chiaro attivo 1973-1979. Opere pittoriche a margine di Villa Fulcis”, a cura di Giuliana Carbi Jesurun e Francesca Agostinelli, e realizzata in collaborazione con ERPAC FVG - Ente Regionale Patrimonio Culturale del Friuli Venezia Giulia, Trieste Contemporanea e Studio Tommaseo, Istituto per la diffusione e la documentazione delle arti.

L'esposizione è composta da dodici opere, monocrome e di grande formato, che testimoniano l’esperienza dell’artista Gian Carlo Venuto nei laboratori artistici a fianco di Franco Basaglia.

I fatti avvenivano nel 1975, tra Trieste e Safforze, nel bellunese, nella settecentesca Villa Fulcis, ma conobbero una preparazione all’interno dell’Accademia di Venezia ed ebbero delle conseguenze che condurranno Venuto a rivedere la sua stessa posizione artistica.

L’impegno sociale guidava la formazione quando Vittorio Basaglia, cugino di Franco, nell’aula Francalanci di Storia dell’Arte raccontava Marco Cavallo e i laboratori artistici preparavano a figure professionali nuove, improntate all’impegno civile prima che all’espressione del sé.

“Volevamo stare nelle cose”, dice Venuto riassumendo l’impegno di allora mirato ad aiutare chi faceva più fatica di altri per starci in quelle cose, che coincidevano con lo stare nella vita nei suoi molti e diversi aspetti.

In Palazzo Attems Petzenstein le tele raccontano questo percorso iniziato nel 1973 e condotto sino al 1979, anno in cui l’artista superò la dimensione sofferta attraverso la fascinazione cromatica e felice che ancora oggi contraddistingue la sua pittura.

Il lavoro di quegli anni fu accolto con interesse: meritò allo studente dell’Accademia la partecipazione alla X Quadriennale romana (1975, Nuova generazione), una borsa di studio e una personale alla Bevilacqua la Masa di Venezia (1975), il Premio Lubiam Virgilio d’Argento a Mantova (1977).

A lungo le tele sono rimaste nell’archivio del pittore per riemergere (ed essere documentate in un catalogo) tra il dicembre 2019 e il gennaio 2020 nella mostra allo studio Tommaseo di Trieste.

Il titolo “Chiaro attivo” spiega la tensione verso il monocromo (chiaro), che diviene ‘attivo’ sia nel processo chimico innescato dal carbonato di calcio usato, sia nel percorso umano e sociale mosso dall’esperienza dell’artista a Villa Fulcis.

L’anniversario dell’esperienza di Franco Basaglia a Gorizia ripropone in Palazzo Attems l’attualità, mai perduta, di questo fertile periodo creativo di Gian Carlo Venuto.

La mostra sarà aperta dal martedì alla domenica dalle 10 alle 18 e la visita dovrà avvenire nel rispetto delle misure di prevenzione COVID-19 adottate da ERPAC e previa esibizione di Green Pass. L’accesso sarà consentito a massimo 15 persone alla volta.


La mostra, allestita nell'atrio di Palazzo Attems Petzenstein, è a INGRESSO GRATUITO

ORARI:
dal martedì alla domenica dalle 10 alle 18.

Info e prenotazioni: +39 0481 385335 – musei.erpac@regione.fvg.it
Musei Provinciali di Gorizia / Palazzo Attems Petzenstein
Piazza E. De Amicis, 2, 34170 Gorizia GO

Vai al video di "Chiaro attivo - opere pittoriche a margine di Villa Fulcis" di Gian Carlo Venuto.


L’artista
Gian Carlo Venuto (Udine, 1951) ha iniziato a dipingere, giovanissimo, sotto la guida di un pittore raffinato e di profonda competenza tecnica quale Renzo Tubaro. Negli anni Settanta ha poi avuto la fortuna di incontrare all’Accademia di Venezia un altro grande maestro, Carmelo Zotti, confrontandosi con il quale ha definito le coordinate essenziali del proprio stile.

A Venezia, Venuto è successivamente diventato assistente di Emilio Vedova e Alberto Lolli, e quindi docente di Pittura e Decorazione. L’attività di insegnamento lo ha condotto nel 1994 all’Accademia Albertina di Torino e dal 1999 all’Accademia di Brera a Milano.

Sia da docente sia nel suo individuale percorso di ricerca, ha sempre tenuto in considerazione gli orizzonti di una libera rilettura della storia dell’arte, dapprima – negli anni Ottanta – mantenendo il suo lavoro distante dalle correnti modalità citazioniste e anacroniste (La condanna dello sguardo, 1983/84), quindi integrando velati d’après nella struttura delle sue esplorazioni di atmosfere musicali e poetiche: dal vasto ciclo Die Zauberflöte del 1987/88 (orchestrato su suggestioni mozartiane e costruito in termini di pittura ambientale) alle incisioni dedicate alle Elegie duinesi di R.M. Rilke (2014), fino ai lavori di riappropriazione culturale mediati dalla letteratura della serie Danubius Umbratilis (2017).

Il costante confronto con l’evolversi storico delle arti ha indotto Venuto a sperimentare in tutto l’arco della carriera una tecnica antica, complessa e oggi raramente utilizzata quale l’affresco, con la quale ha realizzato estese opere parietali (affreschi absidali nella chiesa della Marigolda a Curno, Bergamo, 2011) e installazioni di intonaci su supporto mobile, talora lavorati anche a mosaico ed encausto (Frammenti di cielo, 1998; Costellazione, 2011). Ne è sortita l’accentuata espressione di una volontà di incidere visivamente sullo spazio circostante, non a caso spesso sondato dall’artista con opere di grandi dimensioni o assorbito nella modulare proliferazione di elementi plastici e pittorici.

Uno spazio al quale i lavori giovanili degli anni Settanta, qui esposti, vorrebbero trasmettere le vibrazioni tutt’altro che sopite dell’intensa partecipazione a un’esperienza di nuda, autentica umanità.

Gian Carlo Venuto ha esposto alla Quadriennale di Roma, alla Biennale di Venezia e alla Biennale di Dakar. Ha tenuto mostre personali in Italia (con un legame più che trentennale con la Galleria del Cavallino di Venezia, diretta Da Paolo e Gabriella Cardazzo) e in gallerie ed Istituti italiani di cultura all’estero (Australia, Austria, Germania, Grecia, Inghilterra, Lituania, Messico, Scozia, Senegal, Turchia…)
Clicca per mostrare il resto

Behind the Appearances. Exhibition. Vera Lehndorff e Holger Trülzsch

map
Luogo
Galleria Regionale d’Arte contemporanea Luigi Spazzapan, Palazzo Torriani, Gradisca d’Isonzo (GO)
room
Indirizzo
Palazzo Torriani, Via Marziano Ciotti 51, Gradisca d'Isonzo
event
Date
Dal 15 luglio al 15 ottobre 2021
person
Organizzatore
Regione Friuli Venezia Giulia. ERPAC - Ente Regionale per il Patrimonio Culturale della Regione Friuli Venezia Giulia. Comune di Gradisca d’Isonzo. Fondazione Cassa di Risparmio di Gorizia.
phone
Telefono
info
Descrizione
Behind the appearances, “oltre le apparenze” è la nuova mostra che l’ERPAC - Ente Regionale Patrimonio Culturale del Friuli Venezia Giulia propone alla Galleria Regionale d’Arte contemporanea Luigi Spazzapan di Gradisca d’Isonzo.

Dedicata a un’espressività artistica che coniuga corpo umano, natura e artificio, la mostra si aprirà il 15 luglio alle ore 18 proponendo una selezione di opere, alcune inedite, di Vera Lehndorff e Holger Trülzsch, artisti che, attraverso la fotografia, pongono in primo piano la questione del riflettere oltre le apparenze, appunto, behind the appearances.

La mostra è strutturata in più sezioni corrispondenti ai tanti cicli e temi trattati dagli artisti: Nature, Performances, Oxydations, Paros, Spetse e Peterskirchen. Si tratta di un lungo lavoro che prende il via negli anni ’70, quando ogni schema rispetto alle consuetudini era stato ampiamente superato a favore di un’estetica più estesa, che non solo aveva oltrepassato il quadro, ma era entrata nella vita quotidiana, nell'ambiente, in ciò che ci circonda.

Attraverso la fotografia, i due artisti lavorano sull’atto del mostrarsi; e lo fanno con immagini del corpo di una donna in rapporto a situazioni diverse. La peculiarità di queste foto sta nel fatto che documentano un’azione rivolta al corpo, che diventa strumento di comunicazione alternativo, dipinto e manipolato per essere inserito e mimetizzato con la natura e con l’ambiente circostante.

Il fatto che Vera Lehndorff sia stata una modella tra le più celebri a livello internazionale – tutti la ricordano come la celebre Veruschka del film Blow Up di Antonioni – conduce alla riflessione sulla dualità tra posa e naturalezza, tra apparire e sparire. Una mostra le cui tematiche legate alla natura appaiono in consonanza con i tempi attuali connotati dalla crisi pandemica; una crisi a cui l’arte può fornire suggestioni per nuovi modelli interpretativi ed esistenziali.

Ecco le parole di Susan Sontag nel testo di presentazione al catalogo Veruschka. Trans-Figurazione, edito da Mondadori (1986): “La ex – Veruschka non tenta di apparire bella, al contrario. […] La persona scompare, ma non la bellezza (non più di quanto scompaia lo stato iconico di Veruschka). Essa rimane racchiusa nell’immagine come uno spettro più o meno visibile.”

L’esposizione è stata anticipata da un’anteprima di quattro filmati (Salomé, Sirius, Where the dog had been buried, Die Türe/The Door, Oxydations), che continueranno a essere fruibili anche durante la mostra. Girati in super 8 e 16 mm e facenti parte del loro lungo e articolato lavoro, illustrano le idee e la posizione dei due artisti rispetto a temi quali il naturale, l'icona, l'ambiguità dei linguaggi artistici e le nuove esperienze espressive legate al corpo che stavano via via emergendo.

La mostra è accompagnata da una pubblicazione che documenterà le opere esposte e da una preziosa testimonianza di Holger Trülzsch rispetto a temi quali natura e artificio, l'ambiguità del mezzo fotografico, l'icona, la dimensione temporale nell'arte, l'arte durante i periodi di crisi, l'atto creativo, il sistema della moda e dell'arte, gli anni ‘70 e i nuovi media.

La mostra, a cura di Lorenzo Michelli con il coordinamento di Alda Balestra Stauffenberg, è organizzata da ERPAC FVG - Ente Regionale Patrimonio Culturale del Friuli Venezia Giulia, con la partecipazione del Comune di Gradisca d'Isonzo e della Fondazione Cassa di Risparmio di Gorizia.

La visita alla mostra dovrà avvenire nel rispetto delle misure di prevenzione COVID-19 adottate da ERPAC.
Il numero massimo di ingressi è di 18 persone.

Informazioni:
Tel.: +39 0481 960816
@:galleriaspazzapan@regione.fvg.it

Giorni e orari di apertura:
Dal mercoledì alla domenica dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 15.00 alle 19.00
Chiuso lunedì e martedì

Biglietti d’ingresso:
Intero: 3,00 €
Ridotto: 2,00 € (gruppi, giovani fino a 18 anni, studenti universitari con tessera)
Gratuito:
- bambini fino a sei anni, adulti over 65;
- tesserati di accademie, soprintendenze alle Belle arti, dipendenti di musei statali o locali, soci di "Italia Nostra", membri ICOM;
- guide turistiche e interpreti turistici nell'esercizio dell'attività;
- portatori di handicap fisici e/o psichici e accompagnatori;
- Associazione "Amici dei musei di Gorizia" e "Amici della Galleria Spazzapan";
- giornalisti con tessera professionale;
- tutti la prima domenica del mese.
Scuole:
- ingresso scolaresche con accompagnatore 1,00 € (accompagnatore gratuito);
- visite guidate e laboratori didattici scolaresche 3,00 €/cad.
Clicca per mostrare il resto

Behind the Appearances. Preview/Video. Vera Lehndorff e Holger Trülzsch

map
Luogo
Galleria Regionale d’Arte contemporanea Luigi Spazzapan, Palazzo Torriani, Gradisca d’Isonzo (GO)
room
Indirizzo
Via Marziano Ciotti 51, Gradisca d'Isonzo (GO)
event
Date
Dal 28 maggio al 27 giugno 2021
person
Organizzatore
Regione Friuli Venezia Giulia. ERPAC - Ente Regionale per il Patrimonio Culturale della Regione Friuli Venezia Giulia. Comune di Gradisca d’Isonzo. Fondazione Cassa di Risparmio di Gorizia.
phone
Telefono
info
Descrizione
Da venerdì 28 maggio, alla Galleria Regionale d'Arte contemporanea “Luigi Spazzapan” di Gradisca d'Isonzo, è possibile visitare un'anteprima di "Behind the Appearances", mostra organizzata da ERPAC FVG e composta da opere fotografiche di Vera Lehndorff e Holger Trülzsch. Il lavoro dei due artisti indaga il tema del corpo che, assieme alla pittura e all'installazione, fu uno dei territori privilegiati dell'indagine artistica degli anni '70, periodo storico che la Galleria Spazzapan ha iniziato a valorizzare già dalla precedente mostra dedicata all'attività della galleria Plurima.

L’anteprima è formata da quattro videoinstallazioni di film d'arte realizzati dai due artisti: Salomé; Sirius, where the dog had been buried; Die Türe/The Door; Oxydations. Girati in Super 8 e 16 mm, i film fanno parte del lungo e articolato lavoro di Vera Lehndorff e Holger Trülzsch, che prese il via negli anni ’70 e che illustra le loro idee rispetto a temi quali il naturale, l'icona, l'ambiguità dei linguaggi artistici e le nuove esperienze espressive legate al corpo che stavano via via emergendo. Ogni schema, rispetto alle consuetudini artistiche, è un superamento a favore di un’estetica più estesa, capillare, che non solo oltrepassa il quadro, ma entra nella vita quotidiana, per agire nella realtà, nel modo di vivere il mondo.

Nella prima sala verrà proiettato il breve filmato Die Türe/The Door, girato nel 1966 in una piccola casa accanto alla residenza della madre di Vera Lehndorff. Frammenti che permettono di comprendere la meticolosità del lavoro eseguito sul corpo femminile, la ricerca della completa mimesi e fusione con il contesto circostante, soprattutto con la natura, che precede lo scatto fotografico.

Nella seconda sala è stato allestito Salomé, film in Super 8 del 1972 “molto legato ad una estetica anni sessanta, anche per la qualità della pellicola”, come ricorda lo stesso Holger Trülzsch, del quale si riporta di seguito un abstract dalla scheda del film: “È volutamente montato grossolanamente. Questo breve film è stato realizzato poco prima che il nostro carissimo amico Carmelo Bene facesse il suo Salomé, dove Vera ne ha recitato una parte. Forse il progetto di Carmelo Bene ha influenzato la nostra idea, ma non ho nemmeno pensato un secondo a poter competere con il genio di Carmelo. [...] La mia idea era quella di giocare intorno ai cliché delle apparizioni iconiche di Vera nei film e nei media: Vera dunque come icona della moda.
Volevamo fare un commento ironico su Vera come icona; abbiamo usato Vera e il narcisismo che le sta attorno. [...] Tutto questo è stato girato durante un piacevole pomeriggio estivo nella casa della famiglia”.

Nella terza sala Sirius, where the dog had been buried vede protagoniste, assieme alla camaleontica Vera, le tinte accese di vari tessuti. Si tratta di un lavoro eseguito a Prato dal 1984 al 1988. Le parole di Holger Trülzsch delineano i tratti distintivi di questo ciclo: “Il materiale del film era stato lasciato "non finito", perché non volevo essere catturato in un linguaggio cinematografico, in qualcosa di fluido. Volevo fermarmi al materiale cinematografico grezzo con tutte le sue interruzioni e fallimenti; non volevo raccontare una storia. [...] Quando siamo entrati in una di queste fabbriche siamo stati travolti dalla bellezza, dal potere dei colori e dalla dimensione monumentale delle pile di tessuto, a volte ammucchiate... blu o rosse o marroni o gialle 8 metri di altezza, 10 metri di lunghezza. Il materiale cambiava ogni settimana, quasi ogni giorno. Dovevamo essere estremamente veloci nel nostro lavoro, perfettamente preparati per iniziare alle 9 del mattino e per uscire intorno alle 5 del pomeriggio".

A conclusione, Oxydations, film in Super 8 del 1977, è quadruplicato nelle ultime due sale. Unica riproduzione con il sonoro, incarna perfettamente il senso del dolore e dell’inquietudine che i due artisti volevano trasmettere: “La serie più memorabile della coppia Lehndorff-Trülzsch esaspera la descrizione di un’intensità dolorosa: una donna vulnerabile, sfigurata, incrostata di oggetti strani” (Susan Sontag).

Il progetto complessivo è curato da Lorenzo Michelli, responsabile della programmazione culturale della Galleria Regionale d'Arte contemporanea “Luigi Spazzapan”, con il coordinamento di Alda Balestra Stauffenberg.

La visita alla mostra dovrà avvenire nel rispetto delle misure di prevenzione COVID-19 adottate da ERPAC.
Il numero massimo di ingressi è di 18 persone.

Informazioni:
Tel.: +39 0481 960816
@: galleriaspazzapan@regione.fvg.it

Giorni e orari di apertura:
Dal mercoledì alla domenica dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 15.00 alle 19.00
Chiuso lunedì e martedì

Biglietti d’ingresso:
Intero: 3,00 €
Ridotto: 2,00 € (gruppi, giovani fino a 18 anni, studenti universitari con tessera)
Gratuito:
- bambini fino a sei anni, adulti over 65;
- tesserati di accademie, soprintendenze alle Belle arti, dipendenti di musei statali o locali, soci di "Italia Nostra", membri ICOM;
- guide turistiche e interpreti turistici nell'esercizio dell'attività;
- portatori di handicap fisici e/o psichici e accompagnatori;
- Associazione "Amici dei musei di Gorizia" e "Amici della Galleria Spazzapan";
- giornalisti con tessera professionale;
- tutti la prima domenica del mese.
Scuole:
- ingresso scolaresche con accompagnatore 1,00 € (accompagnatore gratuito);
- visite guidate e laboratori didattici scolaresche 3,00 €/cad.
Clicca per mostrare il resto

Sconfinaments. Da una collezione friulana di arte contemporanea

map
Luogo
Galleria Regionale d’Arte contemporanea Luigi Spazzapan, Palazzo Torriani, Gradisca d’Isonzo (GO)
room
Indirizzo
Palazzo Torriani, Via Marziano Ciotti, Gradisca d'Isonzo (GO)
event
Date
Dal 28 aprile al 29 agosto 2021
person
Organizzatore
Regione Friuli Venezia Giulia. ERPAC - Ente Regionale per il Patrimonio Culturale della Regione Friuli Venezia Giulia. Comune di San Vito al Tagliamento.
phone
Telefono
info
Descrizione
Con la riapertura della Galleria Regionale d’Arte contemporanea Luigi Spazzapan si inaugura una nuova esposizione. Al primo piano, infatti, è stata allestita la mostra "Sconfinaments. Da una collezione friulana di arte contemporanea", organizzata dall’Ente Regionale per il Patrimonio Culturale assieme al Comune di San Vito al Tagliamento. La mostra vede coinvolte più sedi espositive, come Palazzo Altan di San Vito al Tagliamento e, appunto, la Galleria Spazzapan. Il curatore dell'iniziativa Angelo Bertani propone in Galleria “Lojze Spacal e Nicola Toffolini. Incanto/Disincanto. Paesaggi metaforici dell'antropocene”, un'abbinata di opere dei due artisti che mostrano il diverso approccio interpretativo del visibile naturale: chi, come Spacal, impegnato in una sua reinterpretazione attraverso dettagli carsici che assurgono a una sorta di dimensione archetipa; e chi, come Toffolini, in una disamina altamente tecnologica, di sapore scientifico, ma altrettanto emotiva e poetica.

Sullo stesso piano continua l’esposizione delle opere di Luigi Spazzapan appartenenti alla collezione della Galleria, riunite dal punto di vista della tecnica. Sono “Le chine di Spazzapan” che, proprio attraverso questa tecnica, riescono a esprimere la peculiare espressività del segno dinamico, guizzante ed energetico del noto artista gradiscano. Si tratta di una quindicina di opere a tema naturalistico, con un’attenzione per gli amati cavalli e per quegli uccelli che ben rappresentano la carica vitalistica di Spazzapan, cifra onnipresente in tutta la sua attività, dai furori avanguardistici a quelli informali finali.

*La visita alla mostra dovrà avvenire nel rispetto delle misure di prevenzione COVID-19 adottate da ERPAC.
Il numero massimo di ingressi è di 18 persone.


Giorni e orari di apertura:
Dal mercoledì al venerdì dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 15.00 alle 19.00
Sabato e domenica dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 15.00 alle 19.00

Informazioni e prenotazioni:
Tel.: +39 0481 960816
@: galleriaspazzapan@regione.fvg.it

Biglietti d’ingresso:
Intero: 3,00 €
Ridotto: 2,00 € (gruppi, giovani fino a 18 anni, studenti universitari con tessera)
Gratuito:
- bambini fino a sei anni, adulti over 65;
- tesserati di accademie, soprintendenze alle Belle arti, dipendenti di musei statali o locali, soci di "Italia Nostra", membri ICOM;
- guide turistiche e interpreti turistici nell'esercizio dell'attività;
- portatori di handicap fisici e/o psichici e accompagnatori;
- Associazione "Amici dei musei di Gorizia" e "Amici della Galleria Spazzapan";
- giornalisti con tessera professionale.
Clicca per mostrare il resto

La San Marco. Cent'anni di design per il caffè

map
Luogo
Galleria Regionale d’Arte contemporanea Luigi Spazzapan, Palazzo Torriani, Gradisca d’Isonzo (GO)
room
Indirizzo
Palazzo Torriani, Via Marziano Ciotti, Gradisca d'Isonzo (GO)
event
Date
Dal 28 aprile al 29 agosto 2021
person
Organizzatore
Regione Friuli Venezia Giulia. ERPAC - Ente Regionale per il Patrimonio Culturale della Regione Friuli Venezia Giulia. Comune di Gradisca d’Isonzo. Fondazione Cassa di Risparmio di Gorizia. La San Marco S.p.A.
phone
Telefono
info
Descrizione
Con la riapertura della Galleria Regionale d’Arte contemporanea Luigi Spazzapan si inaugura una nuova esposizione, “La San Marco. Cent'anni di design per il caffè”. Allestita al piano terra, la mostra rende omaggio alla prestigiosa azienda leader del settore, attraverso una selezione di macchine per il caffè che mostrano la grande attenzione per l'innovazione tecnologica e per il design di un'azienda del Friuli Venezia Giulia (attualmente con sede proprio a Gradisca d'Isonzo), il cui marchio è noto a livello nazionale.

Le macchine La San Marco, celebri per qualità e facilità di utilizzo, da sempre si sono distinte anche per essere "belle da vedere".
La mostra presenta un percorso che va dagli albori alla contemporaneità, a partire dal primissimo modello a colonna del 1920 e dal sapore liberty, evoluzione del primissimo modello ideato da Giovanni Battista e Francesco Romanut, che nei primi anni ‘20 del secolo scorso diede il via alla produzione di macchine a marchio La San Marco a Udine, e prosegue con l’inconfondibile Lollobrigida, macchina degli anni '50 dalla forma particolarmente sinuosa e oggi annoverata tra i modelli più ricercati dai collezionisti di tutto il mondo.
Il percorso espositivo propone la celebre Disco Volante, macchina dal design innovativo e avveniristico ideato dall’architetto Gino Valle. Ci sarà spazio anche per il modello 105 Prima serie, dalle forme geometriche disegnate dallo Studio Sottsass Associati, una macchina che, oltre a far scalpore per i colori acidi, rendeva il lavoro del barista più funzionale e rapido.
Oltre ai modelli storici, la mostra propone tre macchine recenti e di alta gamma: l’affascinante Leva Luxury del 2017, con scocca in vetro temperato che, grazie a un sistema di Led RGB, assume diverse colorazioni; l'imponente V6 che, essendo a doppia bancata, valorizza e rende centrale il rapporto tra macchina e barista; la recentissima D., macchina del centenario che porta, come la V6, la firma del celebre studio Bonetto design center.


*La visita alla mostra dovrà avvenire nel rispetto delle misure di prevenzione COVID-19 adottate da ERPAC.
Il numero massimo di ingressi è di 18 persone.


Giorni e orari di apertura:
Dal mercoledì al venerdì dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 15.00 alle 19.00
Sabato e domenica dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 15.00 alle 19.00

Informazioni e prenotazioni:
Tel.: +39 0481 960816
@: galleriaspazzapan@regione.fvg.it

Biglietti d’ingresso:
Intero: 3,00 €
Ridotto: 2,00 € (gruppi, giovani fino a 18 anni, studenti universitari con tessera)
Gratuito:
- bambini fino a sei anni, adulti over 65;
- tesserati di accademie, soprintendenze alle Belle arti, dipendenti di musei statali o locali, soci di "Italia Nostra", membri ICOM;
- guide turistiche e interpreti turistici nell'esercizio dell'attività;
- portatori di handicap fisici e/o psichici e accompagnatori;
- Associazione "Amici dei musei di Gorizia" e "Amici della Galleria Spazzapan";
- giornalisti con tessera professionale.
Clicca per mostrare il resto

Vienna 1900. Grafica e design

map
Luogo
Palazzo Attems Petzenstein, Gorizia
room
Indirizzo
Piazza Edmondo De Amicis, 2 - Gorizia
event
Date
Dal 10 ottobre 2020 al 9 maggio 2021
person
Organizzatore
Regione Friuli Venezia Giulia. ERPAC - Ente Regionale per il Patrimonio Culturale della Regione Friuli Venezia Giulia. Servizio Ricerca, Musei e Archivi Storici
phone
Telefono
info
Descrizione
Da domenica 18 aprile 2021 la mostra potrà essere visitata gratuitamente e a qualsiasi ora del giorno, grazie a un tour virtuale accessibile al seguente link: www.fluido360.com/virtualtour/attems/

Nuovo appuntamento con le grandi mostre di Erpac FVG – l’Ente regionale per il patrimonio culturale del Friuli Venezia Giulia. Un’esposizione che può essere considerata il terzo capitolo di un percorso dedicato alle arti viennesi a cavallo tra il XIX e il XX secolo, cominciato nel 2005 con Belle Époque Imperiale. L'arte e il design e proseguito nel 2008 con Josef Maria Auchentaller. Un secessionista ai confini dell'Impero.

In questa nuova mostra, tuttavia, i curatori Roberto Festi, Chiara Galbusera e Raffaella Sgubin hanno scelto di non trattare nello specifico la pittura, quanto il mondo affascinante della grafica e del design, forme d'arte che furono campo fecondo di sperimentazione per molti artisti della cosiddetta “Secessione viennese” e in particolare per Josef Maria Auchentaller, nato sì a Vienna (1865), ma che trascorse buona parte della vita nella “nostra” Grado, dove morì nel 1949. Un artista a cui Vienna 1900. Grafica e design assegna il compito di aprire il percorso espositivo con le sue Die tönenden Glocken (Campane a festa, 1903), opera che poi andrà ad aggiungersi in forma permanente alle altre già presenti nella “Sala Auchentaller” della Pinacoteca di Palazzo Attems Petzenstein.

Un'opera insolita rispetto al tema trattato e agli obiettivi dei curatori. Tuttavia, la grande tela ha un significato particolare per i Musei Provinciali di Gorizia, che già nel 2005 esposero alcuni dipinti inediti dell’artista nella già citata mostra Belle Epoque Imperiale. L’arte, il design. Un interesse che venne ribadito nella grande esposizione antologica del 2008, che contribuì alla felice riscoperta di questo straordinario protagonista della Secessione viennese.

Il percorso di Vienna 1900. Grafica e design si snoda nell’ala sinistra del Palazzo al piano terreno, dove - dopo le Campane a festa di Auchentaller - prosegue con una serie di opere grafiche originali (e i relativi fascicoli di stampa) realizzate per Ver Sacrum, organo ufficiale della Secessione viennese fondato nel gennaio 1898 da Gustav Klimt e Max Kurzweil. Edita per sei anni, inizialmente a cadenza mensile e in seguito quindicinale, Ver Sacrum vide la partecipazione di quasi tutti gli artisti del gruppo guidato da Klimt, i quali vi pubblicarono disegni – cornici, capilettera, illustrazioni, xilografie, fregi – che affiancavano, in un armonico insieme, articoli di critica d’arte, poesie, brani letterari. L'eccellente qualità grafica e concettuale della rivista la colloca tra le opere a stampa di assoluta innovazione tra Ottocento e Novecento. Gli originali qui esposti evidenziano la raffinata esecuzione di queste opere grafiche appositamente realizzate per il periodico secondo i principi della Flächenkunst, l'arte “piatta” o della superficie. Circa l'illustrazione libraria va segnalata, oltre ai "piccoli" capolavori di Ferdinand Andri e Carl Otto Czeschka per la collana "Gerlach's Jugendbücherei", la perizia della coppia Heinrich Lefler e Joseph Urban, che nel libro per l'infanzia raggiungono un livello estetico estremamente elevato. Un rimando ai meriti della Kunstgewerbeschule – la Scuola di Arti Applicate che fu il fulcro della formazione per generazioni di artisti – è testimoniato dal volume Weihnacht (1922), che riporta all'innovativa didattica della Scuola viennese. Curato da Franz Cizek, il libro è interamente illustrato (14 tavole di straordinaria fattura) da nove ragazzine, che in seguito non intrapresero percorsi artistici.

Ma nel percorso espositivo c’è ancora spazio per Josef Maria Auchentaller, con le sue suggestioni naturalistiche che emergono nelle prime illustrazioni per Ver Sacrum, accurati studi preparatori quasi "da erbario", oltre a una mirabile serie di bijoux realizzati per la ditta Georg Adam Scheid e le raffinate Dosen e portagioie decorati da figure femminili.

La mostra prosegue poi con dodici manifesti realizzati per pubblicizzare le ventitré mostre della Secessione organizzate tra il 1898 e il 1905. Si tratta di una campionatura emblematica e rappresentativa delle idee e del gusto viennese, un documento insostituibile per comprendere la struttura artistica del movimento. Gli esempi esposti – Ferdinand Andri, Josef Maria Auchentaller, Adolf Böhm, Gustav Klimt, Koloman Moser, Alfred Roller e Leopold Stolba – mostrano una grafica fortemente innovativa, con chiari riferimenti all'arte giapponese, di cui la scuola viennese esplorò modalità e tecniche espressive. Inoltre, sono esposte due xilografie di Katsushika Hokusai (1760-1849), da cui si possono cogliere i princìpi di essenzialità e astrazione che si imposero come linea guida della grafica viennese.

L’esposizione passa poi all’arte tessile della Wiener Moderne, connessa all'arredamento ma anche alla moda. Fu uno dei settori più produttivi e vide in prima linea la ditta J. Backhausen & Söhne di Vienna, dal cui archivio provengono le numerose opere presentate in questa sezione della mostra. Al pari di altre aziende tessili austriache, Backhausen coinvolse tra l’800 e il ‘900 i maggiori designer viennesi, quasi tutti legati al movimento secessionista e in seguito alla Wiener Werkstätte. Le opere di Josef Maria Auchentaller (del quale è conservata quasi tutta la produzione) ma anche di Else Unger, Josef Hoffmann, Koloman Moser, Ludwig Heinrich Jungnickel e Otto Prutscher mostrano un rinnovo estetico di grande valore formale. Nelle trame floreali o in quelle geometriche della selezione qui offerta, si esprimono quasi tutti i principi delle nuove istanze viennesi. Stoffe, tappeti, tessuti per arredi o rivestimenti diventano un tassello decisivo per raggiungere l'obiettivo del Gesamtkunstwerk, l'opera d'arte totale. Non è un caso che questi "bozzetti esecutivi" dialoghino con la vasta produzione di gioielli che vide attivi in questo settore aziende come Oskar Dietrich, Georg Adam Scheid e naturalmente la Wiener Werkstätte, che nel variegato entourage dove lavoravano fianco a fianco artisti e artigiani, riuniva le migliori professionalità di un fervido mondo culturale e artistico.

La mostra ritorna poi a Josef Maria Auchentaller, questa volta nella veste di designer ufficiale della Georg Adam Scheid, manifattura viennese che vantava mercati internazionali e la cui produzione, principalmente basata sulla lavorazione di argento e smalti, spaziava da pezzi unici a gioielli e bijoux, sino a svariati oggetti d'uso, come fibbie per cintura, portasigarette, tagliacarte, montature per vasi. La modernità del movimento secessionista viennese non sfuggirono alla Scheid, che trovò in Auchentaller l'interprete congeniale per una "nicchia" di produzione che ebbe un'eccellente risonanza d'immagine, oltre che un riscontro di mercato. Recente oggetto di studio, questa produzione – della quale rimane un cospicuo numero di disegni di progetto – è significativa per comprendere ciò che il gusto del pubblico richiedeva in quel momento.

Quasi a suggellare il concetto di “opera d'arte totale”, un disegno di Gustav Klimt, in prestito dal Leopold Museum di Vienna, chiude l'esposizione. Si tratta di uno studio per la ballerina del fregio Attesa (1907-1908) per il Palazzo Stoclet di Bruxelles, dove l'artista lavorò in sodalizio con Josef Hoffmann e con molti degli artisti della Wiener Werkstätte. Un’irripetibile esperienza che rappresenta la summa dei princìpi che ispirarono le arti viennesi al torno del secolo.

A corredo della mostra, è presente un catalogo a cura di Roberto Festi, Chiara Galbusera e Raffaella Sgubin, edito da Grafiche Antiga.


Giorni e orari di apertura:
Dal lunedì al venerdì dalle 10.00 alle 18.00
Sabato e domenica dalle 10.00 alle 18.00 (solo su prenotazione)
‼ Il sabato e nei giorni festivi il sevizio è assicurato a condizioni che l'ingresso sia stato prenotato on line o telefonicamente con almeno un giorno di anticipo.


Biglietti d'ingresso (valido per la visita alla mostra e alla pinacoteca):
Biglietto intero: 6€
Biglietto ridotto: 3€ (ragazzi tra i 18 e i 25 anni; gruppi di almeno 10 persone; nuclei familiari con minorenni; soci Icom; soci Coop; soci Cec).
Biglietto gratuito: insegnanti con scolaresche; accompagnatori turistici o guide; giornalisti; disabili e accompagnatori.

Per chi volesse visitare anche i musei di Borgo Castello, è possibile acquistare un unico biglietto cumulativo: intero 7€, ridotto 4€.


Per informazioni e prenotazioni:
Tel: +39 348 1304726
@: didatticamusei.erpac@regione.fvg.it


Accessibilità:

La mostra è accessibile ai disabili.
Clicca per mostrare il resto

PLURIMA. Galleria d'arte Udine/Milano 1973-2012

map
Luogo
Galleria Regionale d’Arte Contemporanea Luigi Spazzapan, Palazzo Torriani, Gradisca d’Isonzo (GO)
room
Indirizzo
Via Marziano Ciotti, Gradisca d'Isonzo (GO)
event
Date
dal 18 settembre 2020 al 14 marzo 2021
person
Organizzatore
Regione Friuli Venezia Giulia. ERPAC - Ente Regionale per il Patrimonio Culturale della Regione Friuli Venezia Giulia. Comune di Gradisca d’Isonzo. Fondazione Cassa di Risparmio di Gorizia.
phone
Telefono
info
Descrizione
La nuova stagione della Galleria regionale d’arte contemporanea Luigi Spazzapan di Gradisca d’Isonzo si apre con un’esposizione dedicata all’attività della galleria d’arte “Plurima”, attiva fra il 1973 e il 2012 a Udine e Milano.

Intitolata “PLURIMA. Galleria d’arte Udine/Milano 1973-2012” e curata da Lorenzo Michelli e Cristina Feresin, la mostra resterà aperta dal 18 settembre al 14 marzo 2021.

La Galleria Plurima fu fondata a Udine nel 1973 da Valentino Turchetto e prese il nome dai “plurimi” di Emilio Vedova; dal 1984 si affianca alla conduzione della Plurima Anna Simeoli Turchetto. Nei suoi quarant’anni di attività riuscì ad affermarsi a livello nazionale e internazionale, sviluppandosi su ben tre sedi, due a Udine (prima in vicolo Pulesi e dal 1992 in via Valvason) e una a Milano con la denominazione “Galleria Turchetto/Plurima”. La galleria d’arte organizzò più di quattrocento mostre, con la partecipazione di oltre duecento artisti che vi esposero le loro opere; decine i critici d’arte coinvolti nei progetti curatoriali e nei diversi allestimenti.

Plurima partecipò alle più importanti fiere d’arte contemporanea italiane (Bologna, Milano, Bari, Roma, Verona) e straniere (Colonia, Bruxelles), fu sede di presentazioni di libri e collaborò con molte gallerie e istituzioni legate all’arte contemporanea.
Le scelte espositive e la linea mantenuta dalla galleria furono sempre coerenti e precise, si potrebbe dire inflessibili, in accordo con un certo gusto e una chiara attitudine a un’arte legata all’astrattismo, all’informale, alla pop-art (soprattutto nella particolare declinazione che assunse in Italia), alla pittura-pittura, all’arte aniconica, sia tra gli artisti storicizzati sia tra quelli più giovani.

Grazie alla galleria Plurima giunsero in Friuli Venezia Giulia artisti quali Enrico Castellani, Rodolfo Aricò, Claude Viallat, Pino Pinelli, Dadamaino, Carmen Gloria Morales, Michael Goldberg, Ulrich Egger, Marcia Hafif, Paolo Patelli, Lucio Pozzi, per citarne alcuni; e accanto a loro, altri appartenenti al territorio, come Carlo Ciussi, Getulio Alviani, Alessandra Lazzaris, Graziano Negri, Carlo Patrone, Paolo Bazzocchi, Serse, Pope e tanti altri ancora.

Con l’esposizione che verrà inaugurata alla Galleria Spazzapan di Gradisca d’Isonzo, si ricostruirà e valorizzerà la storia della “Plurima”, mettendo in luce il rapporto tra i due galleristi e gli artisti, come anche le relazioni che essi intrattennero con il sistema artistico italiano. In quest’ottica, il percorso espositivo, attentamente strutturato da Anna Simeoli e Valentino Turchetto, proporrà una ragionata selezione di artisti che hanno fatto la storia della galleria: Getulio Alviani, Rodolfo Aricò, Enrico Castellani, Gianni Colombo, Paolo Cotani, Carlo Ciussi, Riccardo De Marchi, Dadamaino, Bruno Di Bello, Enrico Franzolini, Alberto Garutti, Michael Goldberg, Giorgio Griffa, Alessandra Lazzaris, Carmengloria Morales, Graziano Negri, Paolo Patelli, Pino Pinelli, Pope, Federico Rizzi, Thomas Schönauer, Serse, Ketty Tagliatti, Marco Tirelli, Giorgio Valvassori, Claude Viallat, Gilberto Zorio.

La mostra sarà corredata da materiale documentativo attinto dal prezioso archivio della Galleria Plurima. Verranno inoltre esposti alcuni manifesti originali legati alle mostre di Mirko Basaldella, Carlo Ciussi, Getulio Alviani e Lucio Fontana e presentata un’ampia selezione di fotografie di Riccardo Toffoletti, fotografo udinese che, con i suoi scatti, documentò con continuità l’intensa attività.

Per l’occasione sarà realizzata una pubblicazione, edita da Antiga Edizioni, con testi di Giorgio Bonomi, Cristina Feresin e Lorenzo Michelli, fotografie di Walter Criscuoli e Riccardo Toffoletti e materiale tratto dagli archivi privati dei galleristi, oltre a un contributo di Alessandro Del Puppo dedicato alle donazioni di opere d’arte (2013) e di libri (2015-2016) effettuate da Anna Simeoli e Valentino Turchetto all’Università degli Studi di Udine (Arte.uniud - Fondi speciali della Biblioteca Umanistica e della Formazione) e alla Biblioteca Statale Isontina di Gorizia.


*La visita alla mostra dovrà avvenire nel rispetto delle misure di prevenzione COVID-19 adottate da ERPAC. Il numero massimo di ingressi è di 18 persone. E' possibile prenotare l'ingresso.

Informazioni e prenotazioni:
Tel.: +39 0481 960816
@: galleriaspazzapan@regione.fvg.it


Giorni e orari di apertura:
Dal mercoledì alla domenica dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 15.00 alle 19.00
Chiuso lunedì e martedì


Biglietti d’ingresso:
Intero: 3,00 €
Ridotto: 2,00 € (gruppi, giovani fino a 18 anni, studenti universitari con tessera)
Gratuito:
- bambini fino a sei anni, adulti over 65;
- tesserati di accademie, soprintendenze alle Belle arti, dipendenti di musei statali o locali, soci di "Italia Nostra", membri ICOM;
- guide turistiche e interpreti turistici nell'esercizio dell'attività;
- portatori di handicap fisici e/o psichici e accompagnatori;
- Associazione "Amici dei musei di Gorizia" e "Amici della Galleria Spazzapan";
- giornalisti con tessera professionale;
- tutti la prima domenica del mese.
Scuole:
- ingresso scolaresche con accompagnatore 1,00 € (accompagnatore gratuito);
- visite guidate e laboratori didattici scolaresche 3,00 €/cad.
Clicca per mostrare il resto

OxE FVG

map
Luogo
Magazzino delle Idee, Corso Cavour 2, Trieste
room
Indirizzo
Magazzino delle Idee, Corso Camillo Benso Conte di Cavour 2, Trieste
event
Date
Dal 26 giugno al 16 agosto 2020
person
Organizzatore
Regione Friuli Venezia Giulia. ERPAC, Ente Regionale per il Patrimonio Culturale della Regione Friuli Venezia Giulia. Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio del Friuli Venezia Giulia.
phone
Telefono
info
Descrizione
Il Magazzino delle Idee di Trieste riapre venerdì 26 giugno con una mostra diversa dalle altre. Non dedicata a una personalità in particolare, ma al Friuli Venezia Giulia, ai suoi artisti, alle sue collezioni e naturalmente ai suoi abitanti.

Ripartire dopo il periodo di chiusura forzata e ripartire dalle proprie collezioni. È questa la strada scelta dall’Ente Regionale per il Patrimonio culturale del Friuli Venezia Giulia con la mostra, realizzata a tempo di record al Magazzino delle idee di Trieste, intitolata OxE fvg, nella quale sono esposte opere provenienti dalle collezioni dei Musei Provinciali di Gorizia e della Galleria regionale d’arte contemporanea Luigi Spazzapan di Gradisca d’Isonzo, entrambe gestite dall’Erpac. Dipinti e sculture firmati da artisti della regione e disposti lungo un arco cronologico che dal secondo dopoguerra arriva sino ai primi decenni del nuovo millennio. Leggiamo, nel testo introduttivo della mostra, che l’esposizione procede principalmente per relazioni formali, anche se non mancano riferimenti alla storia del secolo breve. Sorge allora naturale l’auspicio che un tale confronto possa, in un futuro prossimo, allargarsi abbracciando anche le altre collezioni d’arte contemporanea del Friuli Venezia Giulia.

Più di cinquanta opere degli ultimi decenni scelte dalle collezioni dell’Ente Regionale per il Patrimonio Culturale (ERPAC) danno vita a un allestimento che non procede per cronologie o temi, ma sottolinea continuità e scarti nell’opera di artisti che hanno segnato la storia dell’arte nella regione e oltre. L’astrattismo gestuale di Afro dialoga con i dipinti di Celiberti e di Mario Di Iorio, le geometrie di Getulio Alviani fanno riscontro a quelle di Ciussi e Saffaro, un rosone di sassi di Nane Zavagno si contrappone al diroccare di pietre da una montagna di Music.

Il tempo sospeso delle fotografie di Sergio Scabar, valorizzate dal buio di una nicchia, si confronta con l’alterità primordiale ed espressiva di un bucranio in marmo grigio di Stefano Comelli, mentre al carattere più intimo delle composizioni di Dora Bassi e Gianna Marini si contrappone l’esuberanza, già nelle dimensioni monumentali, dell’opera di Miela Reina.

Ma al percorso di relazioni formali qui delineato se ne può sostituire uno che procede per riferimenti alla storia congiungendo il Diario di prigionia di Celiberti all’Omaggio ai martiri della Risiera di Spacal o ancora uno di rivisitazione dell’iconografia religiosa che porta dal Cristo Rosso di Pino Mocchiut alla Sacra famiglia e all’Annunciazione Giorgio Valvassori.

Sono questi solo alcuni fra i tanti spunti di lettura offerti da una mostra che vogliamo sia un’opportunità di riscoperta di uno spazio espositivo cittadino, delle collezioni regionali e della vitalità culturale del Friuli Venezia Giulia.


Giorni e orari di apertura:
Da martedì a domenica dalle 10.00 alle 19.00
Chiuso lunedì

Igresso libero

Informazioni:
Tel.: +39 040 377 4783
@: info@magazzinodelleidee.it
Clicca per mostrare il resto

Ritorno al colore

map
Luogo
Galleria Regionale d'Arte Contemporanea Luigi Spazzapan, Palazzo Torriani, Gradisca d'Isonzo (GO)
room
Indirizzo
Via Marziano Ciotti, 51 - Gradisca d'Isonzo
event
Date
Dal 20 giugno al 30 agosto 2020
person
Organizzatore
Regione Friuli Venezia Giulia. ERPAC - Ente Regionale per il Patrimonio Culturale della Regione Friuli Venezia Giulia. Comune di Gradisca d’Isonzo. Fondazione Cassa di Risparmio di Gorizia.
phone
Telefono
info
Descrizione
Da oggi, sabato 20 giugno, alla Galleria regionale d’arte contemporanea “Luigi Spazzapan” di Gradisca d’Isonzo è visitabile la mostra “Ritorno al colore”.
Si tratta di ventuno opere di altrettanti artisti del Friuli Venezia Giulia, che assieme alla collezione permanente su Luigi Spazzapan e sulle sue opere legate al comodato Corgnati, formano un importante percorso artistico attraverso cui la Galleria riapre finalmente tutti i suoi spazi espositivi.
Piuttosto che privilegiare un ordine cronologico o tematico, si è deciso di lavorare sui cinque diversi ambienti della Galleria, alla ricerca di corrispondenze o contrasti, affinità tematiche o peculiari relazioni cromatiche tutte volte a valorizzare le opere attraverso inediti colloqui.

Per approfondire:
L’aerea scultura in bronzo "Danzatrice" di Ugo Carà, connotata dallo stile di questo maestro del ‘900, è messa in relazione con la dinamica litografia "Gabbiani" di Pizzinato che, a sua volta, si oppone al "Paesaggio del Collio" di Cesare Mocchiutti, pittore dalla connaturata capacità di creare particolari giustapposizioni coloristiche. Sull’ultima parete della sala il potente lavoro di Graziano Negri, "Bianco su giallo", giallo acido e bianco, è in rapporto con una dettagliata e minuziosa composizione geometrica di Massimo Bottecchia.

La sala attigua invece è tutta incentrata sul contrasto tra la pittura di matrice astratta e concettuale di Ciussi, Palli e Paolini, rappresentati con opere omologhe per timbro cromatico, e la potenza volumetrica della scultura "I Loti" del 1961 di Pino Mucchiut, in cui componenti organiche e realistiche si fondono a quelle simboliche.

È poi la volta del binomio Doliach e Di Iorio, con tre opere di grande formato che dimostrano come entrambi sappiano orchestrare colori e segni in composizioni assieme allusive, potenti e liberatorie.

Al centro della quarta sala, il "Portrait" di Franco Dugo ci informa di una eccezionale perizia tecnica utilizzata per tratteggiare un intenso ritratto che calamita l’attenzione. Accanto a esso non si poteva che allestire opere di forte impatto: coloristico, per Mario Padovan, con il suo "Rosso 00230/644" e segnico, con il grande ed espressivo "Il Perdon di Barbana" di Mocchiutti.

Il percorso si conclude con opere che nel blu e nero trovano assonanze e atmosfere notturne congiunte. Sono qui riuniti "Accordi azzurri su nero" di Romeo Daneo, la "Composizione" di Gianna Marini e "Persistenze" di Aldo Colò.

Giorni e orari di apertura:
Da mercoledì a domenica dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 15.00 alle 19.00
Chiuso lunedì e martedì

Biglietti d’ingresso:
Intero: 3,00 €
Ridotto: 2,00 € (gruppi, giovani fino a 18 anni, studenti universitari con tessera)
Gratuito:
- bambini fino a sei anni, adulti over 65;
- tesserati di accademie, soprintendenze alle Belle arti, dipendenti di musei statali o locali, soci di "Italia Nostra", membri ICOM;
- dipendenti regionali;
- guide turistiche e interpreti turistici nell'esercizio dell'attività;
- portatori di handicap fisici e/o psichici e accompagnatori;
- Associazione "Amici dei musei di Gorizia" e "Amici della Galleria Spazzapan";
- giornalisti con tessera professionale;
- tutti la prima domenica del mese.
Scuole:
- ingresso scolaresche con accompagnatore 1,00 € (accompagnatore gratuito);
- visite guidate e laboratori didattici scolaresche 3,00 €/cad.

Informazioni e prenotazioni:
Tel.: +39 0481 960816
@: galleriaspazzapan@regione.fvg.it
Clicca per mostrare il resto

Le sette opere di Luigi Spazzapan del comodato Corgnati

map
Luogo
Galleria Regionale d’Arte Contemporanea Luigi Spazzapan, Palazzo Torriani, Gradisca d’Isonzo (GO)
room
Indirizzo
Via Marziano Ciotti, 51 - Gradisca d'Isonzo (GO)
event
Date
Dal 11 giugno al 6 settembre 2020
person
Organizzatore
Regione Friuli Venezia Giulia. ERPAC - Ente Regionale per il Patrimonio Culturale della Regione Friuli Venezia Giulia. Comune di Gradisca d’Isonzo. Fondazione Cassa di Risparmio di Gorizia.
phone
Telefono
info
Descrizione
Tornano a essere esposte le sette opere di Luigi Spazzapan appartenenti al comodato Corgnati. Dopo il recente rinnovo del comodato da parte di Erpac FVG, i dipinti saranno allestiti dall’11 giugno al 6 settembre al pianoterra della Galleria regionale d’arte contemporanea dedicata al noto artista a Gradisca d’Isonzo.

Si tratta del “Santone nella losanga festonata” (tempera su carta intelata), in cui la nuova iconografia a cui giunge Spazzapan, quella dei santoni appunto, viene valorizzata da un pigmento rosa di eccezionale modernità. Accanto ci saranno i “Cavallini azzurri” (tempera su carta) e lo “Studio di donna con gatto”, con linee guizzanti che definiscono i soggetti, infondendo loro energia e dinamismo. Nella sala attigua, in posizione centrale alla bellissima “Vanitas – fiori con insetti” (tempera su carta) di alta drammaticità, farà da contrappunto la composizione “Dalie e zinnie in composizione”, dotata di una altrettanto forte componente espressiva. Chiuderanno questo prezioso insieme due opere: una piccola, fluttuante e ipnotica china colorata su carta intelata intitolata “Isole di colore” e “Il Paesaggio incorniciato di rosso” (olio su masonite) di esteso formato orizzontale, in cui la composizione è strutturata esclusivamente dal colore, sempre acceso e carico di esuberanza.

La sette opere, che costituiranno l’inizio del percorso permanente dedicato al maestro gradiscano, coprono un arco di tempo che va dal 1948 al 1955 e appartengono alla fase conclusiva di Spazzapan: un momento di intensa ricerca, in cui la consueta forte carica espressiva dell’artista va a sommarsi a componenti geometriche, per poi sciogliersi nell’eccezionale pittura liquida dell’ultimo periodo, quello informale, a cui Spazzapan si rivolge con la sua inesauribile curiosità nell’affrontare sempre nuovi territori.


Giorni e orari di apertura:
Da mercoledì a domenica dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 15.00 alle 19.00
Chiuso lunedì e martedì

Biglietti d’ingresso:
Intero: 3,00 €
Ridotto: 2,00 € (gruppi, giovani fino a 18 anni, studenti universitari con tessera)
Gratuito:
- bambini fino a sei anni, adulti over 65;
- tesserati di accademie, soprintendenze alle Belle arti, dipendenti di musei statali o locali, soci di "Italia Nostra", membri ICOM;
- dipendenti regionali;
- guide turistiche e interpreti turistici nell'esercizio dell'attività;
- portatori di handicap fisici e/o psichici e accompagnatori;
- Associazione "Amici dei musei di Gorizia" e "Amici della Galleria Spazzapan";
- giornalisti con tessera professionale;
- tutti la prima domenica del mese.
Scuole:
- ingresso scolaresche con accompagnatore 1,00 € (accompagnatore gratuito);
- visite guidate e laboratori didattici scolaresche 3,00 €/cad.

Informazioni e prenotazioni:
Tel.: +39 0481 960816
@: galleriaspazzapan@regione.fvg.it
Clicca per mostrare il resto

Vent’anni del Museo della Moda e delle Arti Applicate

map
Luogo
Museo della Moda e delle Arti Applicate, Gorizia
room
Indirizzo
Borgo Castello, 13 Gorizia
event
Date
Dal 3 dicembre 2019 al 2 agosto 2020
person
Organizzatore
Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia. ERPAC – Ente Regionale per il Patrimonio Culturale della Regione Friuli Venezia Giulia. Servizio Ricerca, Musei e Archivi Storici
phone
Telefono
info
Descrizione
Sono passati 20 anni dal 3 dicembre 1999, da quando per i Musei Provinciali di Gorizia si apriva un capitolo nuovo con la nascita del Museo della Moda e delle Arti Applicate. Gestito dall’Ente Regionale per il Patrimonio Culturale del Friuli Venezia Giulia, il Museo è una delle poche istituzioni italiane di questo genere.
Nel corso dei suoi vent’anni, il Museo ha realizzato mostre a tema, dedicate a protagonisti dello stile italiano nel mondo, oppure a epoche storiche e movimenti artistici esplorati negli elementi di trasversalità tra le arti. Grandi esposizioni che, assieme alle tante acquisizioni che hanno segnato la sua storia, il Museo ha inserito, almeno in parte, nella mostra “Vent’anni del Museo della Moda e delle Arti Applicate di Gorizia”. Ed è proprio in questa occasione che il Museo ha rinnovato il percorso espositivo permanente, seguendo il tema “righe, quadri, fiori”.

Sin dalla sua nascita, il Museo della Moda e delle Arti Applicate poteva contare su un patrimonio di macchinari e campioni tessili Sette e Ottocenteschi, una ricca collezione di gioielli e soprattutto una ancor più ricca collezione di abiti e accessori mitteleuropei acquistata nel 1992 da una coppia di antiquari triestini. Proprio l’acquisto della collezione Verchi aveva posto le basi per comporre i singoli tasselli in un quadro organico. Si poteva già raccontare la pagina di storia relativa alla seta, la cui produzione e tessitura furono vanto dell’asburgica Contea di Gorizia nel Settecento. Ma ora si sarebbero potute raccontare anche infinite storie di moda di epoche lontane e vicine, in un arco temporale compreso tra XVIII e XX secolo.

Dotato di una esposizione permanente (a rotazione) nelle Case Dornberg e Tasso (e dal 2014 anche Casa Formentini) a Borgo Castello, il Museo cura la conservazione, il restauro e l’incremento delle collezioni. Il patrimonio conta attualmente oltre 9.000 capi, tra abiti e accessori, con un alto grado di completezza per l’arco temporale compreso tra 1900 e 1920. L’area di riferimento è prevalentemente mitteleuropea (Trieste, Gorizia, Vienna, Praga), ma alcuni tra i pezzi più belli provengono da Parigi.


Le mostre
Il format storico
Le mostre organizzate sinora hanno abbracciato un arco temporale che va dal Settecento al Novecento. I pezzi esposti provengono dalle variegate collezioni dei Musei Provinciali di Gorizia (Museo della Moda e delle Arti Applicate, Museo della Grande Guerra, Pinacoteca, Biblioteca, Archivio Storico Provinciale), da collezioni private e prestigiose istituzioni museali europee (Fondazione Musei Civici di Venezia, Wien Museum, Kunsthistorisches Museum e Museum für Angewandte Kunst, Liechtenstein Museum, Vienna, Polo Museale Fiorentino, Museo della città di Roma e molte altre).

I protagonisti dello stile
Nel 2004 “Roberto Capucci. Creatività oltre i confini della moda” ha rappresentato, con i 110 abiti esposti, una delle più importanti mostre dedicate al maestro. La rassegna, con taglio cronologico, è stata allestita a Palazzo Attems Petzenstein (abiti, abiti scultura, sculture tessili) e Borgo Castello (produzione grafica). Tra i pezzi più importanti esposti, si ricorda la serie di sculture tessili realizzate per la Biennale di Venezia del 1995, l’edizione del Centenario, e Oceano, creato per l’Expo di Lisbona del 1998. Nel 2018 a Borgo Castello una nuova mostra ha esplorato una delle fonti di ispirazione di Capucci, il mondo floreale, ispirazione che lo accomuna al fotografo Massimo Gardone: “L’atelier dei fiori. Gli abiti di Roberto Capucci incontrano le immagini di Massimo Gardone”.

Nel 2006 è stata la volta di “Caleidoscopio Missoni”, dedicata all’opera di una famiglia di creativi che ha fatto e fa la storia del made in Italy, creando un marchio che è tuttora ambasciatore dello stile italiano nel mondo. La mostra, allestita a Palazzo Attems Petzenstein, era concepita come un fuoco d’artificio di installazioni basate sull’illusionismo ottico dei motivi grafici e i cromatismi che costituiscono la sigla distintiva di Missoni. Il fulcro della mostra era costituito dalla serie completa di arazzi creati dalla vena artistica di Ottavio Missoni, presentati con le modalità più spettacolari.

Un diverso made in Italy
È quello rappresentato dalla Sartoria Tirelli, un vero “Atelier degli Oscar”, fucina di costumi cinematografici straordinari, così determinanti nella costruzione dei personaggi da identificarsi con essi in modo inscindibile. Merito di una grande artigianalità e del genio di costumisti del calibro di Piero Tosi, Gabriella Pescucci, Ann Roth, Milena Canonero.

La mostra più recente
… e forse anche la più originale: “Occidentalismo. Modernità e arte occidentale nei kimono della collezione Manavello”. L’Orientalismo è un fenomeno ben conosciuto nella storia dell’arte, non così il fenomeno speculare. I kimono della collezione Manavello costituiscono evidenza del fatto che gli artisti giapponesi della prima metà del Novecento erano aggiornati sui contemporanei sviluppi delle arti figurative in Occidente, tanto da decorarne il capo che rappresenta l’essenza stessa della tradizione.


Giorni e orari di apertura:
Da martedì a domenica dalle 9.00 alle 18.30 (la biglietteria chiude mezz’ora prima)
Chiuso il lunedì


Biglietto d'ingresso (valido per la visita alla mostra e per tutti i musei con sede in Borgo Castello):

Biglietto intero: 6€
Biglietto ridotto: 3€ (ragazzi tra i 18 e i 25 anni; gruppi di almeno 10 persone; nuclei familiari con minorenni; soci Icom; soci Coop; soci Cec).
Biglietto gratuito: insegnanti con scolaresche; accompagnatori turistici o guide; giornalisti; disabili e accompagnatori; prima domenica del mese
Biglietto scolaresche senza visita guidata: 1€ procapite (insegnanti accompagnatori ingresso gratuito)
Biglietto scolaresche con visita guidata: 3€ procapite (insegnanti accompagnatori ingresso gratuito)

Il biglietto consente l’ingresso alla mostra, al Museo della Moda e delle Arti Applicate, al Museo della Grande Guerra e alla Collezione Archeologica.

Per chi volesse visitare anche il Palazzo Attems Petzenstein, sede della Pinacoteca è possibile acquistare un unico biglietto cumulativo: intero 7€, ridotto 4€ (ragazzi tra i 18 e i 25 anni; gruppi di almeno 10 persone; nuclei familiari con minorenni).


Accessibilità:
La mostra è parzialmente accessibile ai disabili.


Prenotazione visite guidate:
Tel: +39 348 1304726
@: didatticamusei.erpac@regione.fvg.it
Clicca per mostrare il resto

Che bellezza! Che finura! Miela Reina + Luigi Spazzapan Relazioni d’arte

map
Luogo
Galleria Regionale d’Arte Contemporanea Luigi Spazzapan, Palazzo Torriani, Gradisca d’Isonzo (GO)
room
Indirizzo
Via Marziano Ciotti, Gradisca d'Isonzo (GO)
event
Date
dal 4 ottobre 2019 al 15 marzo 2020
person
Organizzatore
Regione Friuli Venezia Giulia. ERPAC - Ente Regionale per il Patrimonio Culturale della Regione Friuli Venezia Giulia. Comune di Gradisca d’Isonzo. Fondazione Cassa di Risparmio di Gorizia.
phone
Telefono
info
Descrizione
Attenzione: la mostra è stata prorogata fino al 15 marzo.

La Galleria Spazzapan di Gradisca d’Isonzo inaugura i nuovi allestimenti delle collezioni e una mostra dedicata a due grandi pittori della regione: Luigi Spazzapan e Miela Reina, messi a confronto con il preciso intento di verificare nessi, intuizioni comuni, relazioni tra due grandi sperimentatori. Due spiriti d’avanguardia, d’avanguardia storica per Spazzapan, neoavanguardia per Miela, due inesausti ricercatori e affabulatori di storie fantastiche e quotidiane.

Con questa mostra si avvia un nuovo progetto dedicato alla valorizzazione di Luigi Spazzapan, dell’uomo, dell’artista e della collezione di opere della Galleria omonima a lui intitolata.

Si è partiti dal presupposto che uno dei modi per approfondire e far conoscere l’opera dell’artista gradiscano sia quello di metterlo a confronto con il lavoro di altri artisti.

In questo caso, per attivare questa nuova relazione, è stata scelta Miela Reina. Se Spazzapan è stato definito da Calvesi “incendiario”, uno spirito impulsivo che nel dinamismo del segno e nella totale adesione alla pittura, avendo come riferimenti l’espressionismo e il futurismo, fino ai fauves e all’informale, ha trovato la sua ragione d’essere, Miela (così veniva chiamata e amava farsi chiamare) non lo è stata da meno.

In uno spazio temporale molto ristretto – l’artista è prematuramente scomparsa nel ’72 a soli trentasei anni – è riuscita definire un linguaggio estremamente maturo, molto originale e in linea con le sperimentazioni più avanzate degli anni ’60 in Italia. Un’artista definita da Gillo Dorfles (1980) “[…] la sola artista dell’area giuliana ad aver creato – nella breve stagione che va dagli anni Sessanta ai Settanta – un’opera non solo degna di essere ricordata e studiata, ma degna di essere considerata come una solitaria e inimitabile avventura della fantasia”.

La mostra, allestita al terzo piano della Galleria, raggruppa un grande insieme di opere di Miela Reina, oltre cinquanta tra olii su tela e tavola, tempere e penne su carta. Sono presentati anche alcuni lavori tridimensionali a testimonianza del suo spingersi oltre la tela, nell’ottica di una comunicazione allargata unita al desiderio di portare l’arte nella quotidianità.

A questo importante nucleo di opere, fanno da contrappunto una ventina di opere di Spazzapan tra tempere e chine, oltre ai due celebri bronzi del ’25 che ritraggono Oscar Brunner e Veno Pilon.

Si tratta di un colloquio espositivo inedito, che sarà arricchito da un programma di eventi collaterali che si svilupperanno lungo tutto il periodo di apertura della mostra e che saranno connotati da quello spirito d’avanguardia presente nei due artisti, per la prima volta messi in relazione.


Giorni e orari di apertura:
Da mercoledì a domenica dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 15.00 alle 19.00
Chiuso lunedì e martedì


Biglietti d’ingresso*:
Intero: 3,00 €
Ridotto: 2,00 € (gruppi, giovani fino a 18 anni, studenti universitari con tessera)
Gratuito:
- bambini fino a sei anni, adulti over 65;
- tesserati di accademie, soprintendenze alle Belle arti, dipendenti di musei statali o locali, soci di "Italia Nostra", membri ICOM;
- dipendenti regionali;
- guide turistiche e interpreti turistici nell'esercizio dell'attività;
- portatori di handicap fisici e/o psichici e accompagnatori;
- Associazione "Amici dei musei di Gorizia" e "Amici della Galleria Spazzapan";
- giornalisti con tessera professionale;
- tutti la prima domenica del mese.
Scuole:
- ingresso scolaresche con accompagnatore 1,00 € (accompagnatore gratuito);
- visite guidate e laboratori didattici scolaresche 3,00 €/cad.

* L'ingresso alla mostra sarà gratuito tutte le domeniche di gennaio e febbraio 2020 in occasione dell'iniziativa Domeniche d'inverno al Museo in Friuli Venezia Giulia.


Informazioni e prenotazioni:
Tel.: +39 0481 960816
@: galleriaspazzapan@regione.fvg.it
Clicca per mostrare il resto

Sergio Scabar. Oscura camera

map
Luogo
Palazzo Attems Petzenstein
room
Indirizzo
Piazza Edmondo De Amicis
event
Date
dal 28 giugno al 13 ottobre 2019
phone
Telefono
info
Descrizione
Dal 28 giugno al 13 ottobre 2019 Palazzo Attems Petzenstein, sede dei Musei di Gorizia, ospiterà la prima mostra antologica dedicata al fotografo Sergio Scabar. Nato nel 1946 a Ronchi dei Legionari, Scabar si avvicina alla fotografia nel 1964 e comincia a esporre nel 1970. Spinto dalle sue esigenze estetiche, da un visivo pittorico nutrito di letture, di cataloghi d’arte fotografica e non, di frequentazioni di mostre e di artisti – a Parigi ha occasione di conoscere e fotografare Man Ray – Scabar inizia a indagare i limiti e le possibilità del processo foto-chimico. Si riappropria così dei metodi, della meticolosità e dei tempi del lavoro artigianale, che richiede precisione e silenzio. La macchina fotografica, che siamo abituati a ritenere un mezzo di riproduzione meccanica, diviene lo strumento imprescindibile del rito della creazione artistica, della nascita dell’immagine: dall’ideazione e dalla composizione in posa degli oggetti tratti dal quotidiano, alla stampa su carta baritata impregnata di gelatina al bromuro d’argento, rigorosamente in esemplare unico e in una gamma tonale bassa, sino alla creazione della cornice.

«Questa mostra nasce dalla volontà di ripercorrere e presentare al pubblico le tappe fondamentali dell’iter artistico di Scabar – spiega Alessandro Quinzi, conservatore dei Musei Provinciali di Gorizia – dalle poco note serie degli anni Settanta, quasi dei reportage, sino alle opere della maturità, quando Scabar focalizza lo sguardo su soggetti semplici immersi in una luce crepuscolare.» Oltre agli oggetti del quotidiano e all’ultima serie dei vegetali, saranno esposti anche i paesaggi. In essi Guido Cecere, titolare della Cattedra di Fotografia all'Accademia di Belle Arti di Venezia e cocuratore dell’esposizione, riconosce una «complessità di segni, ritmi e vibrazioni che brulicano nella descrizione di tronchi, rami, foglie, pietre, riflessi di una natura sorprendentemente ricca e autentica, dove se un tronco cade, non viene raccolto e fatto a pezzi, ma lasciato marcire nell'acqua, dove la materia si sposa con altra materia, nella spontanea e perfetta simbiosi di un ciclo vitale antico come la terra».

Giorni e orari di apertura:
Martedì, mercoledì, venerdì, sabato e domenica dalle 10.00 alle 18.00
Giovedì dalle 10.00 alle 20.00
Chiuso il lunedì

Visite guidate gratuite comprese nel biglietto di ingresso ogni giovedì ore 18.00 a cura di Musaeus Società Cooperativa

Biglietti d'ingresso (valido per la visita alla mostra e a tutta la pinacoteca):
Biglietto intero: 6€
Biglietto ridotto: 3€ (ragazzi tra i 18 e i 25 anni; gruppi di almeno 10 persone; nuclei familiari con minorenni).
Biglietto gratuito: insegnanti con scolaresche; accompagnatori turistici o guide; giornalisti; disabili e accompagnatori; tutti la prima domenica del mese.
Biglietto scolaresche senza visita guidata: 1€ procapite (insegnanti accompagnatori ingresso gratuito)
Biglietto scolaresche con visita guidata: 3€ procapite (insegnanti accompagnatori ingresso gratuito)

Il biglietto prevede l’ingresso alla pinacoteca e ad eventuali mostre in corso nella stessa sede.

Per chi volesse visitare anche i musei di Borgo Castello ed eventuali mostre, è possibile acquistare un unico biglietto cumulativo: intero 7€, ridotto 4€ (ragazzi tra i 18 e i 25 anni; gruppi di almeno 10 persone; nuclei familiari con minorenni).

Prenotazione visite guidate:
Tel: +39 348 1304726
@: didatticamusei.erpac@regione.fvg.it

Accessibilità:
La mostra è accessibile ai disabili.
Clicca per mostrare il resto

Sogni di latta… e di cartone (Cavasso Nuovo)

map
Luogo
Palazzo Polcenigo – Fanna, Cavasso Nuovo (PN)
room
Indirizzo
Piazza Plebiscito
event
Date
dal 23 giugno al 6 ottobre 2019
person
Organizzatore
Ente regionale per il patrimonio culturale del Friuli Venezia Giulia e Comune di Cavasso Nuovo
phone
Telefono
info
Descrizione
Una mostra per ripercorrere la storia d’Italia attraverso le sue tabelle pubblicitarie di latta e di cartone, dal 1900 al 1950. Dopo il successo ottenuto nei mesi scorsi a Palazzo Attems Petzenstein di Gorizia, la mostra viene riproposta a Cavasso Nuovo (PN), nelle sale di Palazzo Polcenigo – Fanna, dal 23 giugno al 6 ottobre.

Organizzata dall’Ente regionale per il patrimonio culturale del Friuli Venezia Giulia e dal Comune di Cavasso Nuovo, l’esposizione presenta 233 tabelle pubblicitarie della collezione privata di Stefano Placidi.

Ingresso gratuito

Giorni e orari di apertura
- sabato dalle 15:00 alle 18:00
- domenica dalle 10:30 alle 12:30 e dalle 15:00 alle 18:00

Informazioni
Tel: +39 0427 77014
@: info@museodellemigrazione.it

Accessibilità
La mostra è accessibile ai disabili
Clicca per mostrare il resto

Fiori in villa. Dipinti e disegni dai Musei Provinciali di Gorizia

map
Luogo
Villa Manin, Sala esposizioni, Barchessa di levante
room
Indirizzo
Piazza Manin
event
Date
dal 16 marzo al 30 giugno 2019
person
Organizzatore
ERPAC – Ente Regionale per il Patrimonio Culturale della Regione Friuli Venezia Giulia. Servizio ricerca, musei e archivi storici. Servizio catalogazione, promozione, valorizzazione e sviluppo del territorio
email
E-mail
phone
Telefono
info
Descrizione
Attenzione: la mostra è stata prorogata fino al 30 giugno.

Si inaugura sabato 16 marzo 2019 alle ore 11 la mostra “Fiori in villa. Dipinti e disegni dai Musei Provinciali di Gorizia”, promossa da ERPAC – Ente Regionale per il Patrimonio Culturale della Regione Friuli Venezia Giulia. Cornice dell’evento è la manifestazione “Nel Giardino del Doge Manin”, rassegna dedicata al miglior florovivaismo oggi sul mercato, che nelle giornate di sabato 16 e domenica 17 marzo accoglierà nella sede di Villa Manin, numerosissime iniziative e incontri dove i fiori e le piante saranno i protagonisti.

L’esposizione, a cura di Alessandro Quinzi (conservatore della Pinacoteca di Palazzo Attems Petzenstein a Gorizia), intende offrire uno spaccato numericamente esiguo, ma in ogni caso significativo, dei motivi floreali nella pittura tra Otto e Novecento attingendo alle collezioni dei Musei Provinciali di Gorizia.

Il percorso, idealmente suddivisibile in due sezioni, si apre con il Ritratto di Ignazio Furlani, capolavoro tardo di Giuseppe Tominz (1790–1866), affiancato dal Ritratto di bambina del suo allievo Giacomo Giuseppe Battig (1820–1852), da un ritratto muliebre di Domenico Acquaroli (1817–1880), che nel taglio compositivo ricalca i ritratti femminili tominziani, e da un inedito disegno ornamentale firmato da un giovanissimo Francesco Malacrea (1812–1886). La seconda metà del secolo vede l’ammiccante Oziosa di Antonio Rotta (1828–1893) alla quale è contrapposto il Ritratto di Giovanni Nepomuceno Favetti detto il Mago di Annibale Strata (1828–1894), che nel mazzolino tricolore appuntato sul bavero della giacca dichiara apertamente il proprio irredentismo.
Un interesse prettamente scientifico verso il tema dei fiori è documentato invece da due disegni e due acquerelli, opera di artisti amatoriali attivi ai primi dell’Ottocento e ai primi del Novecento. Gli anni Trenta del secolo scorso sono dominati dall’imponente dittico di Riccardo Moritz (1902–?) che ritrae la famiglia di Ranieri Mario Cossar, già direttore dei Musei Provinciali, ai quali si affiancano una Primula, un delicato ritratto di fanciulla di Franco Orlando (1893–1983) e una Natura morta di Sante Lucas (1898–1980) di una calibrata nitidezza formale. Questo dipinto introduce anche la seconda parte del percorso dove i fiori non sono più legati alla figura umana, ma diventano pretesto sufficiente per fare pittura, in un graduale passaggio dalla forma al segno. Apre la “sezione” una Natura morta di Attilio Fonda (1880–1940) nei toni blu, violetto e lilla, si prosegue poi con la Natura morta con pianta e brocca di Augusto Černigoj (1898–1985) memore della lezione cubista, con le rarefatte Mimose del veneziano Renato Borsato (1927–2013) e con la Composizione floreale di Olivia Bregant (1914–2006) resa con una pennellata corposa. Chiudono il percorso due composizioni floreali calde e vibranti a firma di Gilda Nadia Goldschmied (1894–1971).


Giorni e orari di apertura:
Dal martedì al venerdì dalle 15.00 alle 19.00
Sabato, domenica e festivi dalle 10.00 alle 19.00

Ingresso libero

Per informazioni:
ERPAC
Servizio catalogazione, promozione, valorizzazione e sviluppo del territorio
Tel: +39 0432 821211
@: info@villamanin.it
Clicca per mostrare il resto

Occidentalismo. Modernità e arte occidentale nei kimono della Collezione Manavello. 1900-1950

map
Luogo
Museo della Moda e delle Arti Applicate
room
Indirizzo
Borgo Castello
event
Date
dal 21 novembre 2018 al 5 maggio 2019
person
Organizzatore
ERPAC – Ente Regionale per il Patrimonio Culturale della Regione Friuli Venezia Giulia. Servizio Musei e Archivi Storici
phone
Telefono
phone
Telefono
info
Descrizione
Attenzione: la mostra è stata prorogata fino al 5 maggio 2019.

Il Museo della Moda e delle Arti Applicate di Gorizia del Servizio Musei e Archivi Storici di ERPAC - Ente Regionale Patrimonio Culturale della Regione Friuli Venezia Giulia, propone una mostra interamente dedicata ai kimono. Non kimono qualunque, ma quelli prodotti in Giappone tra il 1900 e gli anni Quaranta, pezzi che riflettono la volontà imperiale di occidentalizzare il Paese.

Così come, nel secolo precedente, il Giapponismo era deflagrato in tutta Europa, influenzando una parte significativa della produzione artistica, all’inizio del Novecento il gusto occidentale esplode in Giappone. E questa ventata di novità investe anche il capo-simbolo della tradizione: il kimono. Ai motivi tradizionali si affiancano disegni coloratissimi che richiamano, in modo puntuale, il Cubismo, il Futurismo e le altre correnti artistiche europee. C’è anche un singolare kimono che celebra il patto tripartito Roma-Berlino-Tokyo del 1940, dove la bandiera italiana è seminascosta dentro le cuciture mentre il Sol Levante e la svastica campeggiano ovunque.

Tanto è stato detto e scritto sull’Orientalismo e segnatamente sullo Japonisme, ovvero sull’influenza delle arti giapponesi su quelle europee tra la fine dell’Ottocento ed i primi del Novecento, ma poco si sa ancora dell’inverso rapporto, ovvero di quel fenomeno complesso e sfaccettato che portò talune arti giapponesi ad assimilare forme e contenuti di matrice schiettamente occidentale: avvenne con la pittura, che interpretò originalmente la lezione prospettica, ed avvenne con i kimono che, più di ogni altra forma d’arte, furono influenzati dal mutamento della società giapponese del tempo trasferendone fedelmente gli effetti sul tessuto, utilizzato alla stregua di una superficie pittorica.

Tra i pochissimi musei dedicati alla moda presenti sul territorio nazionale, il Museo della Moda di Gorizia è ora anche il primo museo italiano a indagare un particolarissimo settore dell’arte, offrendo al pubblico uno spaccato inedito e sorprendente di storia culturale.
Il periodo è uno dei più complessi e travagliati della storia giapponese, ovvero quello del passaggio da stato feudale a temuta superpotenza, culminato con il secondo conflitto mondiale.
Da un punto di vista socio-culturale, il Paese del Sol Levante visse questo lasso di tempo (fine Ottocento/anni Quaranta del Novecento) con un atteggiamento conflittuale, in bilico fra il brivido delle novità provenienti da Oltreoceano ed il rassicurante attaccamento alla tradizione.

Nell’immaginario collettivo occidentale il kimono rappresenta l’icona stessa del Giappone nella sua veste suadente di raffinatezza ed esotismo. Ma pochi sanno che una cospicua parte dei kimono prodotti entro la prima metà del Novecento, cioè i kimono Meisen, sfugge decisamente a questa categoria, adottando fantasie suggerite dai movimenti d’Avanguardia (si va dalla Secessione viennese alla Scuola di Glasgow, dal Futurismo al Cubismo, dal Divisionismo all’Espressionismo astratto di Jackson Pollock), ispirate a contemporanei fatti di storia oppure ancora alle conquiste tecnologiche, in un eccitante e quanto mai sorprendente caleidoscopio di colori, fantasie, tecniche di decorazione e di tessitura, anche queste ispirate alla produzione tessile occidentale.

La mostra presenta 40 pezzi, tra kimono e haori (sovrakimono), una selezione particolarmente significativa del contesto illustrato, per far conoscere al pubblico un settore della produzione tessile giapponese fino ad oggi poco esplorato. I capi in mostra sono vesti raffinate, destinate ad un ceto medio-alto, non confezionate per l’esportazione. Potevano essere apprezzate da persone di una certa cultura o anche semplicemente curiose o desiderose di apparire al passo con i tempi. Avevano certo tutte una visione: il loro Paese alla pari con le grandi nazioni del mondo, capace di assimilare le loro conoscenze, i loro costumi ma con l’orgoglio della propria diversità.

I 40 esemplari esposti, insieme a obi, stampe, illustrazioni e riviste, provengono da una importante collezione italiana, la Collezione Manavello. Tale collezione nel suo complesso è ben più numerosa, includendo capi da uomo, donna e bambino, sia tradizionali che non, oggetti e suppellettili attinenti all’abito e al suo contesto, quali calzature e accessori per capelli, oggetti per la cerimonia del tè, bambole e documentazione cartacea.


Giorni e orari di apertura:
Dal martedì alla domenica dalle 9.00 alle 19.00.
Chiuso il lunedì.

Biglietto d'ingresso (valido per la visita alla mostra e per tutti i musei con sede in Borgo Castello):
Biglietto intero: 6€
Biglietto ridotto: 3€ (ragazzi tra i 18 e i 25 anni; gruppi di almeno 10 persone; nuclei familiari con minorenni).
Biglietto gratuito: insegnanti con scolaresche; accompagnatori turistici o guide; giornalisti; disabili e accompagnatori; tutti la prima domenica del mese.
Biglietto scolaresche senza visita guidata: 1€ procapite (insegnanti accompagnatori ingresso gratuito)
Biglietto scolaresche con visita guidata: 3€ procapite (insegnanti accompagnatori ingresso gratuito)

Il biglietto consente l’ingresso alla mostra, al Museo della Moda e delle Arti Applicate, al Museo della Grande Guerra e alla Collezione Archeologica.

Per chi volesse visitare anche il Palazzo Attems Petzenstein, sede della Pinacoteca, ed eventuali sue mostre, è possibile acquistare un unico biglietto cumulativo: intero 7€, ridotto 4€ (ragazzi tra i 18 e i 25 anni; gruppi di almeno 10 persone; nuclei familiari con minorenni).

Accessibilità:
La mostra è accessibile ai disabili.

Prenotazione visite guidate:
Tel: +39 348 1304726
@: didatticamusei.erpac@regione.fvg.it
Clicca per mostrare il resto

Sogni di latta… e di cartone. Tabelle pubblicitarie italiane 1900-1950

map
Luogo
Palazzo Attems Petzenstein
room
Indirizzo
Piazza Edmondo De Amicis, 2 - Gorizia (GO)
event
Date
dal 27 settembre 2018 al 28 febbraio 2019
person
Organizzatore
ERPAC – Ente Regionale per il Patrimonio Culturale della Regione Friuli Venezia Giulia. Servizio Musei e Archivi storici
phone
Telefono
info
Descrizione
Attenzione: la mostra è stata prorogata fino al 28 febbraio 2019.

In mostra si potranno vedere circa 400 esemplari di tabelle pubblicitarie in latta e cartone appartenenti ad una straordinaria collezione privata udinese totalmente inedita: quella di Stefano Placidi, costruita in 35 anni di attività collezionistica. La rassegna, a cura di Piero Delbello e Raffaella Sgubin, accompagna il visitatore lungo un percorso di 50 anni di storia del Novecento allestito in 12 sale del piano terra di Palazzo Attems Petzenstein e organizzato per settori merceologici.

In un percorso che si snoda fra commercio e industria, le tabelle esposte seguono per molti tratti la bellezza femminile, giusta immagine per profumerie e drogherie, con i volti esemplari di una perfetta donna Déco, come per Hormona prodotti di bellezza (1934), oppure per Imédia tintura per capelli dell’Oreal (1934), o ancora per i prodotti di casa con la “dama bianca” del detersivo Persil (1929). Declinati al femminile appaiono spesso anche gli alimentari, pasta, olio e pomodoro: là, procaci, primeggiano le donne mediterranee, come quella per l’Olio Radino (1950) di Gino Boccasile, l’inventore della “Signorina Grandi Firme”. Via via prendono corpo anche i messaggi “liquidi”: dai liquori forti, con una superba coppia Liberty uscita dalla mani di Marcello Dudovich, il re dei cartellonisti, per il cognac Louis Tailleurs (1901/1902), perfetta scena nelle atmosfere da Belle Époque, al volto di donna sognante e seducente per gli spumanti Contratto di Mario Gros (1939), al sorriso de “la ragazza dell’Aperol” (1950 ca.) di Nano Campeggi, sino al famoso “cameriere” per la Birra Dreher (1925 ca.) del fumettista Giovanni Scolari.

E se la donna, anche materna, custode dei pargoli e della casa – emblematiche l’aria alla Dudovich del Sapone Palmolive (1935), con la madre sprizzante d’orgoglio per il biondo figlio nudo nella purezza di una profumata pulizia, o la sinuosa, stilizzata donnina in atmosfera Déco della Rayon Tappezzerie di Luciano Bonacini (1934) – riesce spesso ad accaparrarsi le scene, la figura maschile non manca di forza e di spazio soprattutto nei prodotti giusti per il genere. Ecco l’uomo per il cappello Borsalino (anni ‘40) sublimarsi, in una grafica alla Walter Molino, con l’impeto che caratterizzerà le copertine di riviste mondane come “Grand-Hotel”, oppure quello che esce dalle mani di Plinio Codognato per il cappello Panizza (1925 ca.) addirittura trasfigurare se stesso in una moltiplicazione di volti per un copricapo solo, unico per qualunque testa: Panizza, appunto. Insomma: dalle realistiche descrizioni paesistiche ottocentesche delle latte litografate – significativa la tabella per il Burro di Milano della ditta Ferrari (fine ‘800 - primi ‘900) con una scena di scarico merci in ambito portuale ancora da piroscafi a vela e motore – alle innovazioni in giochi di inserimenti fotografici su basi grafiche, come nella Pasta Dentifricia Gi.vi.emme (1941) di Erberto Carboni, passa davanti ai nostri occhi un cinquantennio e più di vita italiana. Cambiano i modi, i costumi e le simpatie ma si continua, furbescamente, a donar gioia con la pubblicità perché “a dir le mie virtù basta un sorriso” (Pasta dentifricia Kaliklor, anni ’20).

Al termine del percorso espositivo della mostra temporanea si consiglia una visita alla pinacoteca allestita al piano nobile, che custodisce opere di artisti insigni e versatili che sono stati anche cartellonisti, come Hosef Maria Auchentaller, Gino de Finetti e Tullio Crali.


Visite guidate gratuite ogni sabato e domenica ore 16.00.


Giorni e orari di apertura:
Dal martedì alla domenica dalle 10:00 alle 18:00.
Chiuso il lunedì.

Biglietti d'ingresso (valido per la visita alla mostra e a tutta la pinacoteca):
Biglietto intero: 6€
Biglietto ridotto: 3€ (ragazzi tra i 18 e i 25 anni; gruppi di almeno 10 persone; nuclei familiari con minorenni).
Biglietto gratuito: insegnanti con scolaresche; accompagnatori turistici o guide; giornalisti; disabili e accompagnatori; tutti la prima domenica del mese.
Biglietto scolaresche senza visita guidata: 1€ procapite (insegnanti accompagnatori ingresso gratuito)
Biglietto scolaresche con visita guidata: 3€ procapite (insegnanti accompagnatori ingresso gratuito)

Il biglietto prevede l’ingresso alla pinacoteca e ad eventuali mostre in corso nella stessa sede.

Per chi volesse visitare anche i musei di Borgo Castello ed eventuali mostre, è possibile acquistare un unico biglietto cumulativo: intero 7€, ridotto 4€ (ragazzi tra i 18 e i 25 anni; gruppi di almeno 10 persone; nuclei familiari con minorenni).

Prenotazione visite guidate:
Tel: +39 348 1304726
@: didatticamusei.erpac@regione.fvg.it

Accessibilità:
La mostra è accessibile ai disabili.
Clicca per mostrare il resto

L’atelier dei fiori. Gli abiti di Roberto Capucci incontrano le immagini di Massimo Gardone

map
Luogo
Museo della Moda e delle Arti Applicate
room
Indirizzo
Borgo Castello
event
Date
dal 14 settembre 2018 al 5 maggio 2019
person
Organizzatore
ERPAC – Ente Regionale per il Patrimonio Culturale della Regione Friuli Venezia Giulia. Servizio Musei e Archivi storici. Servizio Promozione, Valorizzazione e Sviluppo del territorio
phone
Telefono
phone
Telefono
info
Descrizione
Attenzione: la mostra è stata prorogata fino al 5 maggio.

Si inaugura il 13 settembre alle ore 18 la mostra L’atelier dei fiori, con la partecipazione straordinaria del maestro Roberto Capucci, uno dei padri fondatori della moda italiana e figura di straordinario rilievo nel panorama artistico e culturale. L’evento, dopo l’esordio a Villa Manin (marzo - maggio 2018) è la seconda tappa di un percorso itinerante sotto la regia dell’Ente Regionale per il Patrimonio Culturale della Regione Friuli Venezia Giulia in collaborazione con la Fondazione Roberto Capucci. Se a Villa Manin la cornice era quella floreale della manifestazione “Il giardino del Doge” e degli spazi espositivi appena inaugurati, a Gorizia la cornice è quella del Museo della Moda e delle Arti Applicate.

L’infinità delle forme e dei colori del mondo vegetale affascina l’uomo dall’inizio dei tempi, rappresentando al contempo una fonte di ispirazione artistica molto frequentata e particolarmente vocata a stabilire collegamenti trasversali e interazioni tra le arti.

Dal regno di Flora Roberto Capucci ha tratto sovente ispirazione, a volte esplicita fin dal nome delle sue creazioni, come Bocciolo di rosa, Calla, Tulipano o Bouganville, e perseguita con evidenti affinità di forma. Altre volte il fiore si posa sulla superficie del vestito, costellando l’intero capo (Primavera, ispirato a Botticelli) oppure una parte, come il corpino di un poetico abito da sposa, o magari dei dettagli, come scollo e maniche del sontuoso abito da sera viola appartenuto a Valentina Cortese.

Massimo Gardone si accosta al mondo floreale con l’obiettivo fotografico e una sensibilità raffinatissima. Delle corolle evidenzia la natura eterea, accentuata dal grafismo delle impercettibili nervature che le percorrono. Gardone del fiore cattura l’essenza, distilla la bellezza nella sua forma più pura.

La mostra nasce dall’incontro tra i fiori eterei di Massimo Gardone e quelli materici di Roberto Capucci, che si sostanziano in serici velluti, rasi e taffetas. Un incontro casuale di due sensibilità artistiche molto affini, di due linguaggi diversi che trovano nel confronto una inattesa armonia.

Giorni e orari di apertura:
Dal martedì alla domenica dalle 9:00 alle 19:00.
Chiuso il lunedì.

Biglietto d'ingresso (valido per la visita alla mostra e per tutti i musei con sede in Borgo Castello):
Biglietto intero: 6€
Biglietto ridotto: 3€ (ragazzi tra i 18 e i 25 anni; gruppi di almeno 10 persone; nuclei familiari con minorenni).
Biglietto gratuito: insegnanti con scolaresche; accompagnatori turistici o guide; giornalisti; disabili e accompagnatori; tutti la prima domenica del mese.
Biglietto scolaresche senza visita guidata: 1€ procapite (insegnanti accompagnatori ingresso gratuito)
Biglietto scolaresche con visita guidata: 3€ procapite (insegnanti accompagnatori ingresso gratuito)

Il biglietto consente l’ingresso alla mostra, al Museo della moda, al Museo della Grande Guerra e alla Collezione Archeologica.

Per chi volesse visitare anche il Palazzo Attems Petzenstein, sede della Pinacoteca, ed eventuali sue mostre, è possibile acquistare un unico biglietto cumulativo: intero 7€, ridotto 4€ (ragazzi tra i 18 e i 25 anni; gruppi di almeno 10 persone; nuclei familiari con minorenni).

Prenotazione visite guidate:
Tel: +39 348 1304726
@: didatticamusei.erpac@regione.fvg.it

Accessibilità:
La mostra è accessibile ai disabili.
Clicca per mostrare il resto

Gli alberi di San Martino del Carso

map
Luogo
Museo della Grande Guerra
room
Indirizzo
Borgo Castello
event
Date
dal 30 giugno al 23 settembre 2018
person
Organizzatore
ERPAC - Servizio Musei e Archivi Storici
phone
Telefono
phone
Telefono
info
Descrizione
Sono stati separati per oltre cent’anni e ora che finalmente si sono ritrovati ritornano insieme nelle loro terre d’origine, dove tutto ebbe inizio. Sono i due alberi simbolo di quello che fu il primo conflitto mondiale nelle martoriate terre di San Martino del Carso, l’Albero Isolato di Valloncello, che ispirò i celebri versi di Giuseppe Ungaretti, e l’Albero Storto, che diede nome a un’importante e pericolosa trincea che si trovava nel Bosco Cappuccio, sulla strada che da Sdraussina porta a San Martino del Carso. Grazie a un’operazione del Gruppo speleologico carsico di San Martino e ad alcune preziose collaborazioni internazionali i due alberi simbolo di sofferenza e di resistenza, che all’epoca furono tagliati dalle truppe ungheresi e trasportati in madrepatria con gli onori dovuti alle reliquie, sono stati rintracciati e recentemente riuniti in una mostra itinerante, intitolata “Gli Alberi di San Martino del Carso”.

Dopo una prima tappa al museo della Fortezza di Oradea, in Transilvania, e una seconda al museo nazionale di storia militare di Budapest, l’esposizione torna ora in patria e verrà ospitata, grazie alla collaborazione con il Servizio Musei e Archivi storici dell’ERPAC – Ente regionale per il patrimonio culturale del Friuli Venezia Giulia, nelle sale espositive del Museo della Grande Guerra di Gorizia (Borgo Castello 13) dal 30 giugno al 16 settembre 2018, con inaugurazione venerdì 29 giugno alle 18.

I due alberi simbolo della lotta sul fronte di San Martino del Carso - finora custoditi al Mòra Fenec Muzeum di Szeged (Albero Isolato) e al Muzeul Banatului di Timișoara (Alberto Storto) -, sono entrambi tronchi di gelso, testimoni silenti di un paesaggio sconvolto giorno dopo giorno dai colpi d’artiglieria, che non risparmiavano né l’uomo né la natura circostante. Furono simboli condivisi dai soldati italiani e ungheresi che si affrontarono su quello che lo stesso Ungaretti avrebbe definito molti anni dopo un “Carso di terrore”. Sia l’Albero Isolato, che sorgeva nei pressi dell’antica chiesa di San Martino, sia l’Albero Storto, in tempo di pace erano stati piante generose, che non fornivano soltanto dolci frutti, ma anche, alle famiglie contadine, la possibilità di integrare i magri redditi con la gelsibachicoltura domestica. Dell’Albero Isolato scrisse anche l’Arciduca Giuseppe, comandante del VII Corpo d’armata: “Vicino la chiesa, ridotta ad un rudere, sulla quota 197 sorge l’albero morente dei soldati del 46°. Si trova non lontano dietro la linea e viene usato come orientamento per i contrattacchi. Numerosi proiettili italiani e nostri lo hanno trapassato, parecchie granate hanno lacerato il misero tronco ormai in fin di vita. […] Un sentimento doloroso mi assale ogni volta che vedo questo albero mutilato, ritto in mezzo al desolato cumulo di rovine e frammenti di pietra. Una stretta gelida scende nel cuore con una domanda angosciosa: “Forse sei il simbolo della nostra sorte, tu povero alberello?””

L’esposizione dei due alberi simbolo è accompagnata da pannelli didattici relativi alla Grande Guerra, ma anche da una nota gentile, una serie di cartoline scritte da Doberdò, e altre località di guerra, da un tenente ungherese, László Szüts, alla sua fidanzata e poi moglie Maria Várad, tra aprile 1917 e settembre 1918. La particolarità che differenzia questi biglietti dalla grande mole di corrispondenza intercorsa all’epoca è il fatto che sono corredati da mazzolini di fiori essiccati, colti accanto alle trincee o in mezzo a paesi diroccati. Ottimamente conservati, molti di questi fiori hanno addirittura preservato le cromie originali. Testimoni di una storia d’amore a lieto fine, nonostante la guerra e l’epidemia di Spagnola, questi fiori sono una testimonianza toccante della resistenza della natura alla barbarie umana, oltre che della resistenza umana alla violenza indicibile della guerra.
Clicca per mostrare il resto

Sergio Altieri. Il colore appassionato. Opere 1949/2018

map
Luogo
Musei Provinciali di Gorizia, Palazzo Attems Petzenstein
room
Indirizzo
Piazza Edmondo De Amicis
event
Date
20 aprile - 19 agosto 2018
person
Organizzatore
Erpac in collaborazione con Cassa Rurale FVG
phone
Telefono
phone
Telefono
info
Descrizione
Con “Il colore appassionato” Sergio Altieri varca per la prima volta da protagonista assoluto la soglia di Palazzo Attems Petzenstein. Inaugurata venerdì 20 aprile, la mostra – che si configura come la più ampia antologica del pittore caprivese mai realizzata a Gorizia - è stata organizzata dall’Ente Regionale per il Patrimonio Culturale (ERPaC) - Musei Provinciali di Gorizia, in collaborazione con la Cassa Rurale FVG nell’ambito del “Progetto Arte” , iniziativa che già negli anni passati ha portato autori di spicco nelle sale della Pinacoteca. L'esposizione, curata dal critico Giancarlo Pauletto, propone al pubblico opere che ripercorrono l'intera carriera del Maestro, dagli esordi sulla scia degli insegnamenti del cormonese Gigi Castellan fino alle sue più recenti realizzazioni. Circa settante le tele che condurranno per mano lo spettatore in un viaggio attraverso i cicli più celebri della sua produzione fra cui spiccano “Case sulla collina”, le ville venete, i “Castelli di Fratta”, le immaginifiche vedute di Venezia, le celebri bambine e gli amanti sull'erba. Attingendo al florido collezionismo privato dell'artista si potranno vedere esposte opere finora inedite che manifestano l'iniziale inclinazione espressionista, il realismo degli anni Cinquanta, le influenze informali dei Sessanta senza perdere mai di vista elementi lirici costanti quali la propensione narrativa, l'amore per la propria terra, la visione sostanzialmente ottimistica dell'esistenza e il colorismo veneto che costituisce la matrice più profonda dell'arte di Altieri. Protagonista di biennali internazionali e di esposizioni di livello nazionale sin dagli anni Cinquanta, Sergio Altieri nasce a Capriva nel 1930 (dove ha tuttora il proprio studio). Sempre in contatto con le vicende artistiche del territorio, si avvicina ben presto al gruppo dei neorealisti friulani (che annovera tra gli altri Anzil, Zigaina, Tavagnacco) e, negli anni Settanta, è tra i fondatori del gruppo internazionale “2XGO”.
Clicca per mostrare il resto

La Rivoluzione russa. Da Djagilev all’Astrattismo (1898-1922)

map
Luogo
Musei Provinciali di Gorizia, Palazzo Attems Petzenstein
room
Indirizzo
Piazza Edmondo De Amicis
event
Date
21 dicembre - 25 marzo 2018
person
Organizzatore
ERPAC - Servizio Musei ed Archivi Storici
Centro Studi sulle Arti della Russia (CSAR) - Università Ca' Foscari Venezia
phone
Telefono
phone
Telefono
info
Descrizione
Non una ma almeno sei rivoluzioni hanno trasformato la Russia accompagnandola nel processo di formazione dell'URSS. “La Rivoluzione russa. L'arte da Djagilev all'astrattismo. 1898 – 1922” propone infatti la tesi che siano stati molteplici i momenti di rottura in grado di avvicinare e manifestare contemporaneamente le diversità fra l'Europa e l'impero zarista anche all'indomani della sua caduta. La mostra, ideata da Giuseppe Barbieri e Silvia Burini (docenti del Centro Studi sulle Arti della Russia facente riferimento all'Università di Ca' Foscari) si articola nelle tredici sale del piano nobile di Palazzo Attems Petzenstein. Il percorso è introdotto dalla scenografica proiezione di un filmato curato dallo studio CamerAnebbia di Milano. Grazie anche alla colonna sonora che spazia da Skrjabin a Mosolov passando per l' “Uccello di fuoco” di Stravinskij, si viene catapultati in atmosfere senza tempo attraverso un fitto scorrere di immagini tridimensionali che fanno rimbalzare davanti agli occhi dello spettatore i volti degli zar e di Rasputin, i dipinti di Kandinskij e Rodčenko, la assemblee dei soviet e le parate di Lenin. Il percorso comincia quindi dal 1898 con l'esperienza della rivista “Il mondo dell'arte”, patrocinata dal collezionista e patron delle arti Sergej Djagilev alla cui esperienza di impresario dei Balletti Russi è dedicata la seconda sala. Seguono le sezioni dedicate al Simbolismo e al Neoprimitivismo, rappresentati rispettivamente dalla Rosa azzurra e dal gruppo del Fante di Quadri di cui ha fatto parte per un breve periodo anche Kandinskij, indiscusso protagonista della sala relativa al 1910 con un dipinto che segna una fase interlocutoria dell'autore, ancora in bilico fra figurazione e astrazione. Le Amazzoni scite, artiste che lottarono per affermare un tipo di pittura nuova, dominano la sala dedicata al 1913, dominata dal loro impulso per una pittura che pur facendo riferimento tanto al cubismo picassiano quanto al futurismo, continuava tuttavia a riconoscere l'importanza delle tradizioni locali. Tradizioni che si riverberano anche nella produzione di vassoi di ferro, tazzine, piatti e portacipria che passano agilmente dalla raffigurazione della cerimonia del tè alla sua sostituzione con soggetti di propaganda rivoluzionaria. Manifesti inneggianti la conclusione del regime zarista e l'avanzata dei soviet campeggiano nelle sezioni successive dove attraverso la mordace penna di artisti compiacenti come Vladimir Majakovskij si è condotti fino al nuovo regime, dove il Costruttivismo è andato di pari passo con l'affermarsi di un astrattismo dalle molteplici declinazioni. A metà del percorso di visita, un'ulteriore occasione di approfondimento è offerta dai touch screen consultabili nel salone: articolati in sezioni speculari a quelle della mostra, con l'ausilio della multimedialità i touch screen permettono un approccio trasversale ai temi afforntati dalla mostra spaziando dall'arte alla storia, dal cinema al teatro.
Clicca per mostrare il resto

Pausig Venuto. Danubius umbratilis

map
Luogo
Musei Provinciali di Gorizia, Palazzo Attems Petzenstein
room
Indirizzo
Piazza Edmondo De Amicis
event
Date
8 settembre – 15 ottobre 2017
phone
Telefono
phone
Telefono
info
Descrizione
Il fiume può essere confine. Il fiume può essere tangenza. Il fiume può essere anche storia. Il racconto dei popoli che hanno abitato sulle sue sponde e che per vari motivi sono entrati in contatto o hanno viceversa tentato di preservare le loro tipicità. È questo il sottotesto, estremamente attuale, di “Danubius Umbratilis” la mostra organizzata da Erpac e ospitata nelle sale al pianterreno di Palazzo Attems. L'esposizione ispirata alla raccolta di racconti "Danubio" di Claudio Magris, propone un confronto fra le parole dello scrittore e la loro diversa interpretazione da parte di due artisti. Da una parte le carte intelate realizzate a tecnica mista da Gian Carlo Venuto manifestano la pacatezza e la razionalità della civiltà latina mentre con i suoi riferimenti tratti dall’art deco, dal fauvismo e dall’arte giapponese Sergio Pausig compone lussureggianti composizioni vegetali che propongono un vitalismo allusivo alla “barbarie”. Interrogarsi sul senso del confine, sull'innocenza o la follia di muri e valli, sulla necessità o ineluttabilità di un dialogo fra civiltà sono i quesiti che si pone Magris, le cui parole fanno da sfondo al lavoro dei due artisti, sviluppato attraverso calcografie, disegni, dipinti. Le immagini propongono un serrato confronto fra l'urgere della storia e una memoria sepolta, con sullo sfondo le rovine di Carnuntum, centro in cui l'imperatore Marco Aurelio ha scritto più di 1800 anni fa il secondo libro dei suoi "Colloqui". Nelle opere di Venuto (artista attivo a Gorizzo, frazione di Camino al Tagliamento, e Milano, dove insegna Decorazione all'Accademia di Brera) si possono riconoscere citazioni dagli affreschi pompeiani, dalle pitture catacombali e un recupero raffinato delle sinopie. L'inconscio e la barbarie, evocativamente sintetizzate nel reiterarsi di un albero della vita talmente rigoglioso da trascendere i bordi del dipinto trovano invece espressione nelle carte di Venuto, pittore goriziano che vive tra Venezia e Palermo, dove è titolare della Cattedra di Decorazione all'Accademia di Belle Arti, coordinatore del Corso di Progettazione della moda.
Clicca per mostrare il resto

Notomie. Disegni inediti di Mario Di Iorio

map
Luogo
Musei Provinciali di Gorizia, Palazzo Attems Petzenstein
room
Indirizzo
Piazza Edmondo De Amicis
event
Date
21 luglio – 15 ottobre 2017
phone
Telefono
phone
Telefono
info
Descrizione
“Notomie. Disegni inediti di Mario di Iorio” propone una visuale insolita, quasi personale dell'artista goriziano. Nella mostra, organizzata dall'Erpac e ospitata a Palazzo Attems Petzenstein, non vengono infatti esposte le grandi ed energiche tele ben note al pubblico, ma i disegni realizzati nelle ore di studio all'Accademia di Venezia sotto la guida del professor Alberto Lolli che, nel 2015, ha depositato questo corpus di ottantacinque disegni presso i Musei Provinciali di Gorizia. Si tratta degli schizzi tratteggiati da Di Iorio fra il 1982 e il 1986 negli anni in cui seguiva da studente le lezioni dello stesso Lolli, allora giovane docente di Anatomia artistica presso l'ateneo veneziano e futuro riferimento nello studio della disciplina anche grazie alla pubblicazione di testi dedicati alla didattica della rappresentazione artistica del corpo umano. Da Lolli venivano le esortazioni a imparare a rispettare le regole positive della rappresentazione per poi osare trasgredirle, compiendo scelte talvolta azzardate ma comunque autonome, capaci di rivelare la personalità e le inclinazioni del singolo studente soprattutto in riferimento alla prospettiva e alle proporzioni. I diciotto fogli, impaginati e ordinati già al termine del percorso accademico, rivelano i momenti salienti della ricerca formativa e il sentire autonomo di Mario Di Iorio, capace di decostruire composizioni bilanciate per dar vita a ricostruzioni visionarie di notevole impatto, talvolta capaci di trascendere dal livello di studio per raggiungere quello di opera d'arte conclusa. Nato a Tarvisio (UD) nel 1958, scomparso tragicamente a Gorizia nel luglio 1999, Mario Di Iorio frequenta dapprima l'Istituto d'Arte di Gorizia sotto la guida di Cesare Mocchiutti e successivamente l'Accademia di Belle Arti di Venezia dove ha come maestro Emilio Vedova. Terminati gli studi diventa assistente di Anatomia presso la cattedra di Alberto Lolli sempre a Venezia e, successivamente, assistente di Pittura presso la cattedra di Mario Scirpa all'Accademia di Belle Arti di Brera.
Clicca per mostrare il resto

Ex Universa Philosophia

map
Luogo
Musei Provinciali di Gorizia, Palazzo Attems Petzenstein
room
Indirizzo
Piazza Edmondo De Amicis
event
Date
21 luglio – 3 settembre 2017
phone
Telefono
phone
Telefono
info
Descrizione
La mostra ripropone, a distanza di 25 anni, l’esposizione di analogo titolo organizzata dai Musei Provinciali, curata da Maddalena Malni Pascoletti e dedicata alle Thesenblätter. Si tratta di un particolare tipo di incisioni, anche di formato monumentale, comprendenti una parte figurata dedicata a temi storico-genealogici, religiosi o più raramente scientifici. Negli spazi lasciati in bianco dalla figura viene riportata una parte scritta dedicata alla tesi discussa da un candidato presso un liceo o un'università nel corso del XVII e XVIII secolo. La collezione dei Musei Provinciali consta di venti Thesenblätter (termine tedesco di cui non esiste un perfetto corrispondente italiano), una discussa presso l'Università di Graz mentre le altre diciannove sono state pubblicate in occasione di dispute filosofiche presso il collegio gesuitico di Gorizia fra il 1695 e il 1756. A tali incisioni, già note ed esposte, è stata affiancata in questa occasione un’inedita tesi con San Gennaro del 1773. Così come l'80% delle incisioni finora note e pubblicate provenienti da altre scuole e università, anche i fogli di tesi goriziani sono stati stampati ad Augusta e fra i temi prevalenti spiccano l'Assunzione, l'Immacolata Concezione, episodi del Vecchio Testamento, scene della Passione di Cristo ed episodi tratti dagli Atti degli Apostoli.
Clicca per mostrare il resto

Enzo Valentinuz. Carso non solo pietre

map
Luogo
Musei Provinciali di Gorizia, Borgo Castello
room
Indirizzo
Borgo Castello
event
Date
8 aprile – 11 giugno 2017
phone
Telefono
info
Descrizione
Ricordare la Grande Guerra evocandola con i materiali che ha lasciato sul terreno: schegge di pietra, frammenti di filo spinato, ma soprattutto memorie, trasformate nella speranza che quanto successo non si ripeta. Sono questi i presupposti alla base di “Carso: non solo pietre”, la personale di Enzo Valentinuz ospitata nelle sale espositive dei Musei Provinciali di Borgo Castello come omaggio a uno degli eventi che hanno maggiormente segnato l'età contemporanea. La mostra, realizzata da Erpac in collaborazione con l'associazione culturale Lapis e curata dal critico Diego Collovini, propone alcune delle creazioni più recenti del Maestro che da diverso tempo, dopo aver sperimentato la tecnica del graffito su intonaco, ha accolto le pietre come materiale artistico di grande significato simbolico. Pazientemente raccolte nel corso di solitarie escursioni, le schegge del Carso vengono usate per costruire dei percorsi della memoria che evocano i muretti a secco dell'altopiano triestino, ma possono anche fingere i caduti martoriati dallo scoppio delle granate o alludere agli aquiloni dei bambini il cui volo è stato spezzato dal rumore delle mitragliatrici. Altre volte il significato assunto da queste pietre si alleggerisce soffermandosi sulla riflessione indotta da oggetti apparentemente neutri come le finestre, la cui chiusura o apertura diviene metafora dell'atteggiamento individuale nei confronti del mondo e degli altri. Ma il pensiero può anche divenire più personale e condurre indietro nel tempo: agli anni della scuola in particolare, quando il desiderio maggiore era bearsi del possesso di una scatola di colori comprendente tutto l'arcobaleno. Originario di Romans d'Isonzo, dove vive e opera, allievo di Cesare Mocchiutti all'Istituto Statale d'Arte di Gorizia e successivamente studente dell'Accademia di Belle Arti di Venezia, con questa mostra Valentinuz conferma la propria capacità di ascoltare le storie che il territorio non cessa di narraree che possono assumere un significato di portata universale.
Clicca per mostrare il resto

Guerra e Moda. L'alba della donna moderna

map
Luogo
Musei Provinciali di Gorizia, Borgo Castello
room
Indirizzo
Borgo Castello
event
Date
30 giugno 2016 - 8 marzo 2017
phone
Telefono
info
Descrizione
Un percorso negli anni a cavallo fra Ottocento e Novecento per comprenderne le trasformazioni sociali, culturali e persino politiche attraverso i mutamenti di stile. “Guerra e moda. L'alba della donna moderna” propone infatti un'attenta analisi delle modificazioni intervenute nel modo di vestire e di concepire l'universo femminile in un momento di grandi rivolgimenti storici che hanno coinvolto l'intero scacchiere mondiale. Curata da Raffaella Sgubin in collaborazione con la Kunstbibliothek Staatliche Museen zu Berlin. La mostra si propone come un'affascinante percorso nella storia attraverso gli abiti e gli accessori femminili, sintomatici - nel loro avvicendamento – delle condizioni economiche, sociali e dei rapporti internazionali fra i vari Paesi. Innegabile infatti il doppio filo che lega il movimento delle suffragette all'affermarsi di uno stile più mascolino e pratico rispetto al complicato abbigliamento delle donne benestanti di fine Ottocento, la cui sottomissione è eloquentemente sintetizzata dalla costrizione del corsetto. Impossibile poi non tenere conto delle difficoltà materiali imposte dallo scoppio della Grande Guerra che impone abiti ancor più pratici per le donne impegnate in ruoli di soccorso come le infermiere e le crocerossine, mentre fanno la loro prima comparsa le tute da lavoro femminili per le operaie impiegate nelle industrie di munizioni. Negli anni Venti, prima dei totalitarismi che imporranno un ripristino dei ruoli femminili tradizionali, le donne manifestano un'inedita consapevolezza delle proprie capacità adottando linee di abbigliamento più morbide e tagli di capelli finora inusitati. Per approfondire e sviluppare questi aspetti, a margine della mostra si è tenuto un breve ciclo di conferenze affidate a esperte del settore: “Trasformazioni dell'occupazione femminile italiana tra fine Ottocento e Grande Guerra” curata da Ariella Verrocchio (direttrice scientifica dell'Istituto Livio Saranz); “La guerra, le donne, la moda. Tessuti e riviste” tenuta da Margherita Rosina ed Enrica Morini, storiche del tessile e della moda; “Donne in guerra e voci di donne nella grande guerra” condotta da Marta Verginella, storica e docente di Storia dell'Ottocento e Teoria della Storia all'Università di Lubiana.
Clicca per mostrare il resto

Hans Steiner_Rio\Il segno ritrovato

map
Luogo
Palazzo Attems Petzenstein
room
Indirizzo
Piazza Edmondo De Amicis
event
Date
9 settembre – 13 novembre 2016
person
Organizzatore
Ethos Associazione Culturale in collaborazione con Erpac
phone
Telefono
phone
Telefono
info
Descrizione
Realizzata e promossa dall'Associazione Culturale Ethos in collaborazione con Erpac, "Hans Steiner_Rio\Il segno ritrovato" è la prima antologica di un artista a buon diritto considerato ambasciatore dei due mondi. Nato a Graz nel 1910, Steiner ha infatti tracorso parte dell'adolescenza fra Gorizia e Grado da cui, nel 1930, si è trasferito in Brasile. Qui ha avuto l'opportunità di sviluppare appieno le proprie doti dedicandosi prevalentemente all'incisione e alla pittura sotto la guida dell'artista fiorentino Carlos Oswald. Proprio attraverso l'incisione ha approfondito – a partire dagli anni Cinquanta – lo studio e la conoscenza delle popolazioni indigene dell'Amazzonia, divenute uno dei soggetti privilegiati delle sue opere sia nei loro modi di vita sia indagando il loro habitat naturale. Dopo vari rientri in Europa legati a specifiche occasioni espositive, dal 1970 si è stabilito definitivamente a Gorizia continuando a lavorare fino alla scomparsa, avvenuta quattro anni più tardi. La mostra di Palazzo Attems ripercorre la vicenda artistica del Maestro attraverso centinaia di lastre, oltre trecento incisioni (fra cui numerose prove di stampa) e persino un suo quaderno autografo messi a disposizione dalla collezione privata di Laura Muzzo e ordinati da un comitato scientifico composto da Giancarlo Pauletto, Paulo Leonel Gomes Vergolino (maggior esperto brasiliano di Hans Steiner), Alessandro Quinzi e Franco Dugo. Attraverso varie tecniche incisorie, le opere di Steiner (che deve l'appellativo "Rio" proprio alla sua lunga permanenza brasiliana) testimoniano un lucido sguardo sulla realtà in cui l'artista mostra di essere immerso senza preconcetti, tributando analoga attenzione alla cultura europea "civilizzata" e a quella "primitiva" dell'Amazzonia senza mai perdere l'efficacia del segno.
Clicca per mostrare il resto